=LA CEMENTERIA DEI RIMORSI E DEI MORTI prima parte= di Nicola Magrone Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 15 Giugno 2011 15:59

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[foto Giovanni Buttiglione/sudcritica]

Il 15 giugno scorso abbiamo pubblicato la prima parte di questa inchiesta. La "nuova" amministrazione comunale di Modugno non ha detto una parola, nella peggiore tradizione degli ultimi dieci anni. Riproponiamo quella prima parte annunciando la pubblicazione imminente della seconda parte. Qualcuno uscirà dal guscio impenetrabile dell''omertà?

PRIMA PARTE

Il 12 maggio 2011, nel corso di un comizio elettorale per Italia Giusta secondo la Costituzione, segnalai che a Modugno nessuno si andava preoccupando dell’immensa area fino a poco tempo fa occupata dalla cementeria della Italcementi. Un’area enorme, capace di ospitare l’insediamento di una vera e propria “Modugno 2 (ricordate la famosa “Milano 2? di più, ancora di più) letteralmente aggredita da residui devastanti di amianto. Quella cementeria - mi permisi di dire - non aveva solo dato lavoro ad intere generazioni di famiglie ma aveva portato loro lutti e sofferenze testimoniate ancora oggi. Mi permisi ancora di ricordare che pochi giorni prima era morto il dottor Pinuccio Loiacono, medico anestesista di indiscutibili qualità morali e professionali, il quale moltissime volte mi aveva confidato il suo convincimento sulla causa della sua terribile malattia: l’amianto della cementeria e mi aveva mostrato una serie di denunce alla magistratura delle quali non aveva saputo più niente. Osai infine dichiarare - nel mio comizio - che quell’area doveva definitivamente essere bonificata e destinata alla realizzazione di un parco urbano da intestare proprio al dottor Loiacono. Avevo pensato e sperato che almeno uno dei candidati sindaci, interrompendo per un attimo i banchetti e le elemosine elettorali, interloquisse in qualche modo su questa proposta. Ed invece, il silenzio assoluto di tutti e tre i vecchi arnesi della politica locale; asserragliati in Comune da decenni, essi continuarono i loro banchetti. Tutti eletti, naturalmente, tranne me nonostante il voto di tremila cittadini (su questo imbroglio non mi va qui di intrattenermi perché, qui, parlo di cittadini morti e traditi da amministrazioni affaristiche che ormai da decenni vanno assassinando il paese).

Prima del comizio, avevo discretamente chiesto al figlio del dottor Loiacono (giovane professionista che aveva seguito con totale dedizione il calvario del padre) di poter parlare pubblicamente della cementeria e di suo padre. Lui mi disse che Pinuccio, suo padre, sarebbe stato confortato da questa mia iniziativa; ed io ne parlai.

Non ho saputo più niente, mi hanno detto e ho letto che il sindaco nuovo (Pd) è uno che sta al Comune da più di dieci anni, che è stato anche assessore all’urbanistica, che è culturalmente e politicamente l’erede di quello “uscente” (una sorta di Attila inferocito contro ogni parvenza di trasparenza); che il candidato sindaco dell’Udc sta in consiglio comunale da molto prima e che  quello del centrodestra (ma fino a pochi mesi prima “stava”lui pure nell’Udc dove aveva accolto con tutti gli onori il sindaco in carica “migrato” dal Pd all’Udc) era stato allontanato dall’Udc e per questo si era “posizionato” a destra insistendo nella sua candidatura anche con il Pdl dato ormai per scomparso.

 

Ho cominciato a chiedermi: ma questo sguaiato caravanserraglio di amministratori di professione in gara tra loro perché non mi onora anche solo di una pallida e pavida risposta sul problema della cementeria? Come mai nessun giornalista fa loro anche una sola domanda tra un banchetto e l’altro, un’elemosina e l’altra?

I tremila cittadini che mi hanno votato hanno perso le elezioni e non sono rappresentati in consiglio dove pure c’è di tutto, indagati e imputati compresi. Chi porrà il problema della cementeria? Chi si ricorderà di Pinuccio Loiacono e degli altri che hanno pagato con la vita non solo l’aggressione dell’amianto ma anche e soprattutto la solitudine umana e sociale della loro insistita denuncia?

Ho pensato di sfogliare qualche carta. Darò conto appena possibile della mia solitaria ricerca se riuscirò a portarla a termine.

Mi preme tuttavia anticipare alcune situazioni che la lettura di poche carte sparse mi ha consentito di acquisire. Queste.

 

1. Il 1° marzo del 2004, cinquecento cittadini di Modugno (Bari) - tra i quali e in testa ai quali il dr. Giuseppe Loiacono - chiedevano al Sindaco di Modugno Giuseppe Rana (e informavano della loro richiesta lo Spesal della Ausl Ba/4, il Presidente della Provincia di Bari e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari) di essere “venuti a conoscenza della presenza di materiale contenente amianto nello stabilimento ‘Italcementi spa’ di Modugno nonché di una ordinanza del Sindaco del 25 gennaio 2003 (n. 004401)“ con la quale si ordinava alla Italcementi spa, proprietaria dello stabile adibito a cementeria, “la messa in sicurezza di emergenza, bonifica del sito e ripristino ambientale, secondo l’art. 17 del D.Lgs 5/2/1997 n. 22.

 

I cinquecento cittadini evocavano anche una successiva ordinanza del Sindaco (12 febbraio 2003 n. 7901) “indirizzata alla Procura della Repubblica di Bari, al Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Puglia (Presidente della Regione Puglia), alla Provincia di Bari-servizio controllo ambiente, allo Spesal, alla Ausl Ba4, all’Arpa di Bari, al Pmp Ausl Ba$-settore chimico ambientale tossicologico, alla Compagnia Carabinieri di Modugno, al Dirigente dell’VIII settore del Comune di Modugno”.

Che cosa chiedevano, dunque, i cittadini al Sindaco di Modugno con la loro nota del 1 marzo 2004? Queste semplici richieste ed informazioni: 1.di prendere visione dei piani di lavoro della Italcementi spa e di eventuali relative autorizzazioni”; 2.di sapere se, dopo che la conferenza dei servizi del 4 giugno 2003 aveva giudicato del tutto insufficiente quanto trasmesso dalla Italcementi spa, si fosse provveduto ad avviare un procedimento in danno della società, con quale esito”; 3.di sapere se fosse stata accertata la pericolosità del cemento-amianto, determinandone la percentuale e accertando la presenza di fibre aerodisperse e di materiali inquinanti nei capannoni”; 4.di accertare la presenza di residui della lavorazione nell’area del sito e nella cava”; 5.se fossero stati disposti appositi transennamenti e  apposita cartellonistica a difesa di soggetti esposti”.

Alla Procura della Repubblica di Bari, i cittadini chiedevano di “accertare eventuali responsabilità”.

 

2. Dalle carte raccolte dai cittadini di Modugno, e per loro, dal dr. Giuseppe Loiacono,  e allegate all’istanza del 1 marzo 2004, appaiono di significativo rilievo le seguenti, le quali – benché frammentarie ed incomplete – consentono di osservare uno scenario aotico, contraddittorio e alla fine per niente rassicurante sotto il profilo della tutela della salute pubblica e dell’ambiente:

 

 

 

A. Informativa del Servizio controllo ambiente della Provincia di Bari alla Procura della Repubblica di Bari del 29 novembre 2002, dalla quale si rileva, tra l’altro, quanto segue:

 

All’interno dell’opificio industriale esiste una cava inattiva per l’estrazione del materiale calcare. Al limite della cava in direzione del cancello d’ingresso, è situato un impianto di frantumazione in muratura il cui perimetro esterno si sviluppa a forma di grigliato per consentire l’aerazione dei locali. Le lastre sistemate orizzontalmente sono di materiale cemento-amianto”; “Nello stesso impianto, è alloggiato un nastro trasportatore che parte dall’impianto di frantumazione e arriva in cementeria. Il nastro trasportatore è ricoperto e tamponato anche lateralmente da lastre ondulate in cemento-amianto. In sito esistono anche condotte pluviali dello stesso materiale (cemento-amianto)”; “Reparto di macinazione: si compone di ventole di aspirazione sistemate sul suolo con quattro grosse condotte collegate alla base che in elevazione raggiungono all’incirca 16 mt sino ad arrivare al piano superiore, dove sono alloggiati i filtri di depolverazione tutti rivestiti di amianto isolante del tipo floccato, ovvero usurato friabile nel tempo che, peraltro, si sgretola con la sola pressione delle mani”; “Il rivestimento che contiene amianto ha uno spessore medio di cm 5 circa ed è degradato nella maggior parte della sua lunghezza; in molti punti risulta sbriciolato, comunque debolmente legato, quindi potenzialmente in grado di rilasciare fibre libere a causa del cattivo stato di conservazione. Attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre”; “Nel reparto forni è concentrata la maggior parte di amianto coibentato, ovvero rivestimenti isolanti di tubi, condotti e cicloni di abbattimento, tutti rivestiti di amianto. Il reparto è in cattivo stato di conservazione generale; alcune tubazioni sono smontate ed adagiate sul suolo e sono fortemente sfibrate. Le utbazioni, che sono di diverso diametro, in media hanno uno spessore di 5 cm di amianto circa. Inoltre, parte del perimetro esterno del capannone è realizzato con lastre sagomate di cemento-amianto. Da verificare se il terrazzo è rivestito con guaina impermeabile del tipo catrame-amianto; attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre”; “Reparto di macinazione di materie prime: si compone di piano terra, primo e secondo piano.Nel reparto esistono molini per la macinazione e ventole di aspirazione con collegamento di grosse tubazioni che in elevazione raggiungono 20 mt circa. Le stesse si collegano ad un elettrofiltro in metallo sistemato secondo il piano. Il rivestimento è del tipo isolante floccato in cattivo stato di conservazione, in molti tratti resa friabile. All’interno del predetto reparto sono sistemate al èoanp terra 10 vasche in cemento amianto in discreto stato di conservazione. Attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre”;Sala caldaie: si compone di tubazioni e serbatoio di contenimento tutti rivestiti con materiale in amianto. Il rivestimento è friabile nelle parti degradabili”; “E’ da verificare se alle pareti interne dei vari capannoni visitati sono stati applicati nel tempo intonaci con impasti spruzzati a base di amianto”; “Tutti i capannoni visitati sono igienicamente inaccessibili. A parte le macerie esistenti all’interno e le tubazioni smontate, che sono rivestite di amianto sgretolato, altro rischio rilevato è quello delle polveri diffuse e i pavimenti che sono saturi di polveri di cemento (e forse non solo cemento). Considerato che l’amianto floccato esistente nello stabilimento non è uniforme né tantomeno intatto, elevato appare il rischio di rilascio di fibre anche negli ambienti esterni (all’esterno lavorano al momento una decina di operai) a causa di correnti d’aria o flussi d’aria in grado di sollevare la polvere di cemento dal suolo”; “La localizzazione dei rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato nella realtà delle cose appare ben più grave di quanto si presenta a prima vista”; “l’amianto sotto forma di floccato-friabile e/o debolmente legato e/o compatto-usurato a rischio di usura è proprio tanto e che in generale è pari a svariate e svariate tonnellate”; “ai sensi del DM 5 settembre 1994 l’azienda è inserita nell’elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del TU delle leggi sanitarie - Amianto: industria insalubre di 1° classe di cui al punto 9 dell’elenco B come prodotti e materiale che lo contengono sia nella produzione che nell’impiego”.

 

B. Ordinanza del Sindaco di Modugno del 25 gennaio 2003 con la quale, in considerazione di quanto segnalato nell’informativa di cui alla precedente lettera A, ordinava “alla Italcementi spa le operazioni di messa in sicurezza di emergenza e l’adozione di adeguate misure di sicurezza e sorveglianza entro e non oltre quindici giorni dalla notifica dell’ordinanza stessa nonché di provvedere entro trenta giorni dalla stessa notifica alle operazioni di bonifica e ripristino ambientale dell’intera area secondo le modalità previste dall’art. 17 del D.Lgs n. 22 del 3.2.1997 e dall’art. 4 del D.M. n. 471 del 25.10.1999”; con l’avvertimento che in caso di inadempimento si sarebbe provveduto d’ufficio “con maggiori spese da imputarsi al committente; fatte salve le sanzioni amministrative e penali”.

C. Relazione tecnica 10 febbraio 2003 del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari: “Le analisi effettuate sui campioni prelevati nello stabilimento Italcementi di Modugno hanno mostrato la presenza di amianto in tutti i materiali, tranne che nella guaina bituminosa presente sul tetto dei capannoni. Si evidenzia pertanto la diffusa presenza di notevolissime quantità di amianto, per gran parte in matrice friabile ed in avanzato stato di degrado qual è quello degli intonaci contenenti amianto utilizzati allo scopo di isolamento termico nelle tubazioni, tramogge, impianti in temperatura del cementificio. Nello stabilimento sono presenti, pure, elevate quantità di cemento-amianto, usato come protezione dei nastri trasportatori, pluviali, vasche, frangisole delle finestrature; anch’esso risulta, per la maggior parte, in condizioni di avanzato e diffuso degrado, sia a causa della vetustà del materiale, che di danni meccanici connessi alle lavorazioni. E’ quindi necessaria un’accurata e sollecita opera di bonifica da effettuarsi secondo le procedure previste dalla normativa in materia, che consista nella rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti di impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possano essere stati contaminati. La situazione in oggetto può configurarsi come sito potenzialmente inquinato ai sensi dei DM 471/1999 e D.Lgs. 22/1997”.

D. Ordinanza dell’11 febbraio 2003 del Sindaco di Modugno Giuseppe Rana, a seguito della relazione del giorno prima del P.M.P. della Ausl 4 di Bari: “[…] è risultato che nello stabilimento denominato Italcementi sono presenti elevate quantità di materiali in cemento amianto usato come protezione dei nastri trasportatori, costituenti dei pluviali, vasche e frangisole delle finestrature; […] detti materiali risultano per la maggior parte in condizioni di avanzato e diffuso degrado sia a causa della vetustà del materiale che di danni meccanici connessi alle lavorazioni colà svolte in passato; tenuto conto della possibile liberazione in atmosfera di fibre d’amianto e conseguente rischio per la salubrità ambientale e la salute pubblica; [è] necessario un urgente intervento di bonifica da effettuarsi secondo le procedure previste dalla normativa in materia nonché la messa in sicurezza dell’intero insediamento”; [e pertanto], ad integrazione del proprio provvedimento del gennaio 2003 [v. alla precedente lett. B], su proposta del Servizio Igiene e Sanità pubblica Ausl Ba4, ordina alla spa Italcementi […] di provvedere con urgenza e comunque entro 60 giorni a far data dalla notifica del presente provvedimento alla bonifica dei materiali contenenti amianto presenti nell’insediamento di che trattasi che consista nella rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti di impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possono essere stati contaminati, esibendo preventivamente allo Spesal Ausl Ba4 apposito piano di lavoro ai sensi degli artt. 33 e 34 del D.Lgs n. 277/1999; con diffida che, non ottemperando entro il termine concesso, si provvederà a norma di legge con applicazione di sanzioni penali e deferimento all’Autorità Giudiziaria”.

E. A dispetto delle due ordinanze del Sindaco di Modugno, frettolose e gracilmente motivate nonostante una serie di accertamenti incontrovertibili sulla situazione dell’area Italcementi, quest’ultima replicava al Sindaco, il 24 febbraio 2003: “Le operazioni di messa in sicurezza di emergenza e le adeguate misure di sicurezza e sorveglianza sono state oggetto degli interventi di bonifica effettuati tramite Ditta specializzata nel dicembre 2002 [v. però, l’allarmata relazione tecnica del PMP dell’11 febbraio 2003, e cioè successiva alle dichiarate misure adottate dalla Italcementi]. Da notare che la nota della Italcementi del 24 febbraio 2003 è “assistita” da una relazione scheletrica del Dipartimento di Medicina interna e medicina pubblica - sezione medicina del lavoro datata 12 febbraio 2003 (il giorno dopo l’ordinanza del Sindaco di Modugno come da precedente lett. D) che in due paginette dichiarava: “In tutti i campionamenti non sono state riscontrate fibre di amianto. Pertanto, alla luce dei risultati ottenuti si può escludere la presenza di fibre di amianto nell’area circostante il capannone interessato”. Insomma, il Dipartimento universitario di Bari, su incarico di Italcementi, certificava il 12 febbraio 2003 l’assoluta regolarità della situazione che invece la Relazione tecnica 10 febbraio 2003 (appena due giorni prima) del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari, istituto pubblico, aveva così descritta (v. alla precedente lett. C): “Si evidenzia pertanto la diffusa presenza di notevolissime quantità di amianto, per gran parte in matrice friabile ed in avanzato stato di degrado qual è quello degli intonaci contenenti amianto utilizzati allo scopo di isolamento termico nelle tubazioni, tramogge, impianti in temperatura del cementificio. Nello stabilimento sono presenti, pure, elevate quantità di cemento-amianto, usato come protezione dei nastri trasportatori, pluviali, vasche, frangisole delle finestrature; anch’esso risulta, per la maggior parte, in condizioni di avanzato e diffuso degrado, sia a causa della vetustà del materiale, che di danni meccanici connessi alle lavorazioni. E’ quindi necessaria un’accurata e sollecita opera di bonifica da effettuarsi secondo le procedure previste dalla normativa in materia, che consista nella rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti di impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possano essere stati contaminati. La situazione in oggetto può configurarsi come sito potenzialmente inquinato ai sensi dei DM 471/1999 e D.Lgs. 22/1997”.

3. Naturalmente, la Italcementi si premurò di impugnare le due ordinanze del Sindaco di Modugno e la stessa informativa relazione tecnica 10 febbraio 2003 del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari. Contenzioso che si sarebbe protratto addirittura fino al 12 maggio 2011 con l’esito che vedremo. 

4. In questo contesto, amplissimamente documentato da appositi accertamenti da parte di organismi pubblici a questo compito specificatamente preposti, l’iniziativa dei cinquecento cittadini di Modugno, tra loro e in testa a loro Giuseppe Loiacono, di chiedere adeguate spiegazioni al Sindaco di Modugno e puntuali accertamenti alla Procura della Repubblica di Bari.

 

Che cosa sia successo dopo, è cosa difficilissima da accertare. Proverò a farlo nella seconda parte di questa inchiesta documentaria. Fermo restando che la cementeria di Modugno è ancora lì, mostro sostanzialmente inesplorato e che una muta di imprenditori vi scalpita attorno con obiettivi famelici. Fermo altrettanto che il 12 maggio 2011, nel corso di un mio comizio elettorale, posi in solitudine il problema della cementeria e soprattutto della destinazione della sua area. Tutti tacquero e tacciono. Brutto segno, del quale cercherò le ragioni, per quanto potrò. Resta infine fermo che  per me lì ci dovrà andare una parco pubblico, il parco Pinuccio Loiacono. E che questo pensa anche e soprattutto Italia Giusta secondo la Costituzione non solo ma anche - e questo conta - il Consiglio di Stato.

Questa prima parte può fermarsi qui; dove, cioè, è lecito concludere che, di là dalle approssimative ordinanze del Sindaco di Modugno e delle rassicurazioni date dalla Italcementi, il sito della cementerai resta, a distanza di 67 anni dal suo insediamento e di 12 anni dalla sua chiusura, una bomba ecologica che incombe sul territorio di Modugno e non solo di Modugno. Il tutto, nella indifferenza generale delle amministrazioni locali succedutesi e delle autorità preposte al controllo. Nel frattempo, il dr. Loiacono (e con lui tanti altri) ci ha lasciati portandosi con sé il cruccio disperante di non aver avuto una risposta alle sue domande sulle ragioni vere che lo andavano portando alla tomba.

 

Nel frattempo - si intende - il frenetico agitarsi di proprietari-imprenditori intorno alla carcassa dell’Italcementi, progetti alla mano e luminose prospettive di insediamenti urbanistici di devastante importanza (nella fantasia popolare, una sorta di “Milano 2). Come si vedrà a momenti.

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NOTA La seconda parte di questa inchiesta documentaria verrà pubblicata a ottobre 2011. Le ragioni di tempi così dilatati stanno: a) nella difficoltà che si va incontrando nell’acquisizione di atti e documenti e finanche di semplici testimonianze ed informazioni, b) nella urgenza di porre sin da ora all’attenzione dell’opinione pubblica  e, per quel che vale, della nuova Amministrazione comunale di Modugno non ancora insediata (copia conforme della precedente) la drammatica vicenda.

Deve tuttavia assicurarsi il lettore che di tutte le difficoltà, gli ostruzionismi, di tutte le tracce di connivenza tra poteri pubblici e interessi privati, daremo puntualmente conto perché si sappiano.

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AGGIORNAMENTI ALLA PRIMA PARTE

 

*  Agostino Di Ciaula mi ha inviato il seguente messaggio, del quale lo ringrazio:

"

"Ho letto con grande piacere ed interesse l'articolo "LA CEMENTERIA DEI RIMORSI E DEI MORTI" e condivido in pieno la necessità di continuare a parlare di questo problema, anche perchè purtroppo la cementeria non è la sola fonte di amianto alla quale i modugnesi sono esposti.

Mi sono occupato per anni di questo argomento e ho avuto anche occasione di parlare di questo con Pinuccio Loiacono, che mi ha mostrato tutta la documentazione da lui raccolta.

In previsione della seconda parte dell'inchiesta pubblicata su "Sudcritica" spero di fare cosa utile allegando un estratto (in pdf) del mio "Profilo di salute della città di Modugno" ed un aggiornamento (in doc) sulla situazione epidemiologica del tumore maligno della pleura nei residenti a Modugno negli anni 2000-2005 (ultimi dati in mio possesso).

L'idea di creare lì un parco cittadino è sicuramente entusiasmante, ma bisognerebbe mettere in conto una bonifica integrale anche della cava, nella quale sembra ci sia addirittura più amianto che nella stessa cementeria.

Ci sarebbe inoltre da risolvere la questione del nuovo tracciato ferroviario, che se non ricordo male dovrebbe attraversare in pieno la cava, secondo me con enormi problemi logistici.

Un caro saluto"

Agostino Di Ciaula

 

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Ultimo aggiornamento Sabato 24 Settembre 2011 22:44
 
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