=L'ALTRA MATEMATICA DELL'ISTAT= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 03 Marzo 2012 21:46

Sulla "qualità delle quantità" cade il mito dell'Istatstatistica

ognuno si arrangi

 

di Michele Silvestri

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A scuola e nella vita ci insegnano che la matematica non è un’opinione. Il numero è un dato che parla da sé, senza didascalie: la quantità da esso espressa si relaziona con gli altri elementi dell’universo matematico secondo regole, principi e teoremi chiariti durante secoli di studi, enunciazioni e dimostrazioni. Avevamo tutti capito tutto. Avevamo. In questi ultimi tempi l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica - fra i massimi esponenti italiani nella nobilitazione del numero col suo matematico rigore -, ci dice che un’altra matematica è possibile, i numeri della quale hanno valore diverso a seconda della qualità delle quantità che vorrebbero rappresentare. L’insostenibile bizantinismo del mistificare.

L’ISTAT E GLI STIPENDI ITALIANI - A fine febbraio l’Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione Europea, ha reso noti i dati relativi agli stipendi medi nei Paesi del Vecchio Continente nel 2009. Secondo l’Eurostat, lo stipendio medio dei lavoratori italiani è al dodicesimo posto nella classifica dell’area euro. In cifre, lo stipendio medio per chi lavora nelle aziende italiane con almeno dieci dipendenti è pari a 23.406 euro e cioè meno della metà di quanto si guadagna in Lussemburgo (48.914) e poco più della metà di quanto guadagnano olandesi (44.412) e tedeschi (41.100). La crisi c’entra poco: in media si guadagna di più anche dove questa si è fatta sentire in maniera più evidente (Irlanda, Spagna e Cipro). L’Italia è superata in classifica perfino dalla Grecia (che, tuttavia, con gli ultimi tagli agli stipendi perderà molte posizioni nelle prossime rilevazioni). Fra i Paesi che si affacciano sul mediterraneo, rispetto all’Italia, nel 2009 gli stipendi medi erano più bassi soltanto in Portogallo. In tema di aumento reale delle retribuzioni (misurato con il potere d’acquisto) dal 2005 al 2009, invece, l’Italia è ultima senza appello con il suo + 3,3%. Lontanissimi tutti gli altri Paesi con l’euro: Germania (+ 6,2%), Francia (+ 10,0%), Belgio (+ 11,0%), Olanda (+ 14,7%), Lussemburgo (+ 16,1%), Portogallo (+ 22%) e Spagna (+ 29,4%). Quando poi dal lordo si passa al netto, la situazione italiana è davvero a rischio di comparazione, tanto che anche il ministro del welfare, Elsa Fornero, ha commentato: “In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato”.

Il giorno dopo la pubblicazione dei dati Eurostat irrompe nel dibattito pubblico l’Istat, l’Istituto nazionale (italiano) di statistica. Secondo l’Istat, confrontando salari, stipendi e costo del lavoro all’interno dell’Unione Europea, il “posizionamento dell’Italia risulta in linea con la media europea” e comunque migliore di Spagna e Grecia. “La pubblicazione dell’Eurostat - argomenta l’Istat in un comunicato diramato da Palazzo Chigi - è un Pocketbook dal titolo ‘Labour market statistics’. All’interno della pubblicazione fra le tante informazioni sul mercato del lavoro, nella tavola 7.1 intitolata ‘Average gross annual earnings by sex, business economy, 2005 and 2009’, le retribuzioni lorde annuali per l’Italia indicate per il 2009 risultano essere pari a 23.406 euro, ponendo il nostro Paese nella graduatoria al di sotto della Grecia (29.160 euro) e della Spagna (26.316 euro). In realtà, nella tabella c’è la nota 2 posta sopra il 2009 che segnala, purtroppo in modo poco chiaro, che il dato relativo all’Italia si riferisce al 2006 e non al 2009. Di conseguenza i dati pubblicati non sono comparabili”. “Per realizzare un confronto corretto - prosegue l’Istat - si può considerare la stessa pubblicazione Eurostat alla sezione Labour costs (tabelle 8.1, 8.2 e 8.3)”. Allo scopo, l’Istituto nazionale di statistica allega una tabella “contenente i dati estratti in data odierna (27/02/2012, ndr) dalla banca dati Eurostat” che “consente di confrontare correttamente le retribuzioni e il costo del lavoro all’interno dell’Unione Europea: da tale confronto, il posizionamento relativo dell’Italia risulta in linea con la media europea, e il valore assoluto nazionale supera ampiamente quello della Spagna e ancor più il valore della Grecia”.

L’ISTAT E LA POLITICA ITALIANA - Nei primi giorni di gennaio la Commissione Giovannini, l’organismo guidato dal presidente Istat Enrico Giovannini e composto da quattro accademici, aveva concluso il suo lavoro di comparazione dei costi dei parlamentari in sette Paesi: Italia, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Austria e Belgio. La Commissione, incaricata dal governo Berlusconi (incarico poi confermato da Monti), nella sua relazione finale di 37 pagine sostanzialmente confermava: che l’indennità mensile lorda dei parlamentari italiani è la più alta d’Europa e che la “libera circolazione ferroviaria, autostradale, marittima e aerea”, consentita dalla tessera in dotazione ad ogni deputato e senatore, non ha corrispettivi nel resto d’Europa. Tuttavia, a conclusione della sua fotografia alla “giungla” retributiva dei parlamentari europei, la stessa Commissione per il livellamento retributivo scriveva: “Nonostante l’impegno profuso la commissione non è in condizione di effettuare il calcolo delle medie”; e dunque le risulta “impossibile” decidere chi guadagna di più e chi meno fra i parlamentari dell’Unione Europea.

Ultimo aggiornamento Giovedì 19 Aprile 2012 12:40
 
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