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Scritto da Redazione   
Lunedì 07 Marzo 2011 22:00

UNIVERSIT

L'Università di Bari in un mare di retorica non riesce a nascondere il suo volto feudale

 

di  pecora_nera pecora nera
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Ancor meno mi credete se vi dico che il più gran bene per un uomo è fare ogni giorno ragionamenti intorno alla virtù e ad altro su cui mi avete sentito parlare ed esaminare me e gli altri; e se dico ancora che una vita senza esame non merita di essere vissuta (Platone, Apologia di Socrate).

IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE

IL REGOLAMENTO PER GLI INCARICHI INDIVIDUALI

Tra il 2009 e il 2010, travolta dagli scandali - per esami venduti, per la gestione familistica dei posti di docenza ai vari livelli, per brogli ai test di ammissione nelle facoltà a numero chiuso - e annichilita da un deficit per decine di milioni di euro (che frattanto ha prodotto solo aumenti di tasse agli studenti), l’Università di Bari decide di darsi un codice di autoregolamentazione che già chi lo redigeva ritenne “minato dall’interno”  [http://www.popoliecostituzioni.it/forum/viewtopic.php?f=10&t=14&start=10] 

Per continuare nell’opera, dopo il codice di autoregolamentazione, nel marzo 2010 viene addirittura stilato un ‘Regolamento per il conferimento di incarichi individuali con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa’.  Regolamento che, in ossequio ai criteri di trasparenza (la trasparenza, innanzitutto!), prevede che “1. L’incarico è conferito previa selezione pubblica per soli titoli o per titoli e colloquio (…)”.

A dicembre del 2010 l’Università di Bari stabilisce che è giunto il momento di dare una ritoccatina alla propria immagine e quindi di riorganizzare la “comunicazione”. Nel rispetto del proprio Regolamento di pochi mesi prima, indice perciò un concorsoper l’assegnazione di un incarico con contratto di consulenza della durata di 12 mesi, eventualmente rinnovabili, per lo svolgimento di attività relative al servizio di comunicazione istituzionale dell’Ufficio Stampa dell’Università degli Studi di Bari”. “Le prestazioni oggetto della consulenza – dice il bando - sono le seguenti: assicurare un adeguato rapporto istituzionale con gli organi di informazione locali e nazionali in relazione sia alle attività primarie svolte dall’Università nei settori della ricerca, della didattica, della formazione e dell’innovazione, sia alle funzioni di servizio e orientamento nei confronti del territorio e dei soggetti, istituzionali e non, in esso presenti”. Retribuzione netta 18.000 euro l’anno. Un lavoretto facile facile per chiunque abbia a che fare con la comunicazione e gli uffici stampa: una pletora ormai i giornalisti che di questo si occupano; frotte.

 IL BANDO DI CONCORSO. I REQUISITI

Da subito, il bando, emesso il 15 dicembre 2010, provoca polemiche: tra i requisiti previsti c’e’ infatti “l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti da almeno venticinque anni”. Proprio così, non e’ un refuso: per partecipare al concorso occorre l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti da almeno venticinque anni. Così si sfrondano le frotte…

Fatti due conti, il requisito infatti significa che, nella migliore delle ipotesi, il giornalista che può partecipare al concorso deve avere dai 45-50 anni in su. Età nella quale – mediamente – si trovano pochi giornalisti propensi a un incarico in un ufficio stampa di università a 1.500 euro netti al mese. Molti invece quelli giovani ai quali 1.500 euro al mese farebbero ben comodo (e per giovani, tra coloro che cercano lavoro alle nostre latitudini, oggi s’intende anche chi ha fino a 40 anni).

Protesta dunque l’associazione della stampa, in nome dell’occupazione giovanile. Il rettore, (‘sincero democratico’ da una vita, lunga militanza nella Cgil, altrettanto lunga in Pci-Pds-Ds e così via…) decide di modificare il bando “in via di autotutela”.

Il nuovo bando, emesso il 27 dicembre 2010, riapre i termini del concorso e, “ritenuta l’opportunità di favorire ulteriormente l’attuazione del principio della libera e ampia concorrenza, così come affermato da una consolidata giurisprudenza’’, prevede tra gli altri requisiti l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, senza indicazioni temporali: finalmente il trionfo della “libera concorrenza”!.

LE REGOLE PER LA SELEZIONE

Però, colpo di scena: alla fine, il testo di quel che occorre per partecipare in modo adeguato alla selezione risulta decifrabile (e ben decifrato) solo da chi il bando l’ha fatto, da chi lo ha interpretato (la commissione) e da chi è iscritto “all’Ordine dei giornalisti da almeno venticinque anni”. Ecco il testo, perché chi non ci crede si ricreda: 


Gli aspiranti dovranno presentare, in allegato alla domanda di partecipazione, il curriculum vitae nonché la documentazione relativa ai titoli ritenuti utili ai fini della presente selezione fra quelli indicati nel successivo comma. I medesimi titoli possono essere presentati in originale o in autocertificazione o con dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, ai sensi del D.P.R. 28.12.2000, n. 445. Le suddette autocertificazioni o dichiarazioni sostitutive di notorietà, potranno essere redatte secondo gli allegati B e C. Le pubblicazioni scientifiche, in unica copia, potranno essere prodotte in originale o in fotocopia. In quest’ultimo caso il candidato dovrà produrre una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà (allegato C)”.


Titoli, titoli… saranno attestazioni dell’attività svolta, certificazioni, si può ragionare… anche perché “possono essere presentati in originale o in autocertificazione o con dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà”, quindi non saranno fotocopie di tutti gli articoli scritti… Gli allegati B e C… Mah, non ci sono allegati al bando, almeno nella versione online…

Il “successivo comma” cui si riferisce il bando dice così:


Ai titoli è attribuito un punteggio massimo di punti 50, ripartiti nelle categorie di seguito elencate:

1) ulteriori titoli accademici rispetto a quello richiesto per la partecipazione alla presente selezione: fino ad un massimo di punti 5;

2) comprovate e documentate esperienze nel settore attinente le attività oggetto del contratto: fino ad un massimo di punti 30;

3) pubblicazioni scientifiche attinenti le attività oggetto del contratto:

fino ad un massimo di punti 12;

4) altri titoli [?] attinenti le attività oggetto del contratto: fino ad un massimo di punti 3.

Alla domanda, oltre al curriculum vitae, dovrà essere allegato un elenco, in duplice copia, dei titoli presentati”.

 

Quindi le “comprovate e documentate esperienze” del punto 2 per i punteggi (quello che dà bel 30 punti sui 50 massimo previsti) sono titoli, quindi anche queste esperienze possono essere autocertificate etc etc…  Bene bene, una bazzecola partecipare a questo concorso…

Com’e’ come non e’, solo uno dei 50 partecipanti al concorso capisce bene che cosa deve produrre, e risulta vincitore: è un giornalista pubblicista di 78 anni, iscritto all’Ordine dei giornalisti da (ben) 45 anni, pensionato Inpdap, ex dirigente regionale, ex vicesindaco di Bari etc etc. A lui vanno 42 punti, alla seconda classificata solo 18. Un abisso…

 I GIORNALISTI: “AVETE IGNORATO IL DRAMMA DEI GIOVANI”

Protesta ancora l’Associazione della stampa: il presidente diffonde una “lettera aperta al rettore” nella quale, premesso che “non sono qui in discussione né la regolarità formale della selezione né i titoli e le qualità del vincitore, al quale ribadiamo la nostra stima, né i criteri seguiti dalla commissione esaminatrice”, rileva “che il risultato di quella selezione rispecchia esattamente l’indirizzo della prima stesura del bando: il vincitore ha più di 25 anni di iscrizione all’Ordine dei giornalisti. Il neoconsulente dell’Ufficio Stampa dell’Università di Bari è un giornalista pubblicista di 78 anni, che ha svolto ad alti livelli la professione di dirigente pubblico, oltre ad essere stato anche amministratore pubblico, dedicandosi, ma non in via esclusiva, all’attività giornalistica. Prendiamo atto che l’Università di Bari ha ritenuto di individuare i requisiti di alta professionalità, richiesti nel bando, in un giornalista pubblicista, che nella propria vita ha esercitato principalmente un’altra attività.

Al presidente di Assostampa preme il dato “politico”, anche perché l’Università di Bari promuove con l’Ordine dei giornalisti della Puglia un master di giornalismo riservato a giovani laureati che per accedere pagano ben 8.000 euro. Si chiede l’Associazione della stampa: “Può un’istituzione che forma i giovani, anche alla professione giornalistica (il master dell’Ordine dei giornalisti della Puglia è universitario), mandare a quegli stessi studenti (per non parlare degli inoccupati e dei disoccupati) che prepara alle sfide della professione e del mercato un messaggio come questo? Può affermare, in sostanza, che è giusto e sacrosanto studiare (pagando anche profumatamente l’iscrizione al master), ma quanto all’accesso al mondo del lavoro potrà avere la precedenza un pensionato, ossia chi i propri problemi, occupazionali ed esistenziali, li ha risolti egregiamente da tempo?”.

Si ha, insomma, netta la sensazione che il presidente di Assostampa si sia sentito preso in giro da quel secondo bando di concorso che pareva un ripensamento riguardo ad una scelta già fatta dal rettore su chi dovesse essere il suo ‘Uomo-comunicazione’ (ebbene sì, si chiamano così, in gergo…). Egli così conclude la sua lettera: “La selezione pubblica, da lei voluta per ragioni di trasparenza (anche di questo le abbiamo dato atto pubblicamente), richiederebbe a nostro avviso una maggiore attenzione alle condizioni del mercato del lavoro. Sarebbe un segnale decisamente più utile di tanti convegni sulla fuga dei cervelli ed eviterebbe a molti di pensare che le selezioni pubbliche sono soltanto una perdita di tempo e di denaro.

IL RETTORE: MICA CERCAVAMO UN GIORNALISTA”

Ma non è finita qui. Alle osservazioni del Presidente dell’Associazione della stampa, il rettore Petrocelli sorprendentemente risponde chiarendo che l’Università “non cercava un giornalista ma una figura in grado di riorganizzare la comunicazione istituzionale”; sì? E tuttavia l’Università cercava, bando alla mano, “una figura” (per mutuare la parola del rettore) che vantasse l’iscrizione all’ordine dei giornalisti antica di almeno venticinque anni! Non solo lo cercava, il giornalista, ma lo voleva anche stagionato.

Onde, la replica del presidente dell’Associazione della stampa:

Le dichiarazioni del rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli, sul conferimento di un incarico di consulenza per l’Ufficio Stampa ad un giornalista pubblicista di 78 anni, dirigente pubblico in pensione, ci costringono a ritornare su una vicenda che, a nostro giudizio, assume contorni sempre più grotteschi. E’ singolare che il rettore affermi che l’Università non cercava un giornalista. Possibile che non abbia letto il bando di selezione pubblica, che per come era stato messo a punto non poteva che spianare la strada ad un pensionato di lungo corso? Per come sono andate le cose, è una fortuna per il vincitore che nessun novantenne abbia ritenuto di partecipare. E ancora: se l’Università non era alla ricerca di un giornalista, perché ha chiamato a far parte della commissione il presidente dell’Ordine dei giornalisti? Stupisce, inoltre, che il rettore tenda a sminuire l’entità del compenso di 18mila che sarà riconosciuto al vincitore. La cifra sarà irrisoria per chi percepisce ben altri emolumenti, ma non certo per i tanti giornalisti disoccupati e per gli studenti che frequentano il master universitario in giornalismo con la speranza di un’occupazione. Perché il professor Petrocelli non prova a spiegare la propria scelta anche ai giovani ricercatori, per i quali i fondi a disposizione sono sempre più esigui? Al collega 78enne vincitore della selezione, che ha dichiarato di considerare questo nuovo incarico un sacrificio, chiediamo di chiarire chi lo abbia costretto a sacrificarsi: per evitare questo calvario sarebbe stato sufficiente non partecipare alla selezione. Ciò che per lui è un sacrificio, per molti altri, giovani e meno giovani, può diventare un’opportunità.”  [Raffaele Lorusso Presidente Assostampa Puglia]

GLI STUDENTI: “NON E’ UN PAESE PER GIOVANI”

Gli studenti, questa volta, applicati su di un caso concreto, intervengono per parte loro con un “educato” documento:

E' notizia di questi giorni ll'affidamento di una consulenza di un anno per la gestione e l'organizzazione dell'ufficio stampa dell'Università, al dott. Egidio Pani, pensionato 78enne.
Lungi dal mettere in discussione la regolarità della procedure selettive e le competenze del vincitore del concorso, da giovani e da rappresentanti degli studenti, riteniamo inopportuna l'assunzione (anche solo per una consulenza) di un ottuagenario, in particolar modo in un contesto di disoccupazione cronica generazionale. I dati odierni, rilasciati da Almalaurea nel suo consueto rapporto sulla condizione occupazionale dei neolaureati, sono a dir poco allarmanti e disegnano un futuro sempre più fosco per le nuove generazioni, chiamate costantemente a pagare per errori e responsabilità del passato. Un futuro giorno dopo giorno rubato.Negli scorsi mesi ci siamo mobilitati per la difesa dell'Università pubblica, coniugando la necessità di un sistema di formazione di qualità e pubblico con la lotta alla precarietà. Una battaglia che è diventata generazionale. Di una generazione alla quale hanno rubato il futuro e sente la necessità di ribellarsi ad un sistema che non assicura ai giovani prospettive e spazi per emergere.
[…]
Se si pensava di migliorare la comunicazione in questo modo, si è solamente generato un effetto boomerang che non rende merito e non valorizza quelle stesse competenze che l'Università quotidianamente ci offre e/o ci dovrebbe offrire.
[Link Bari - sindacato studentesco] 

IL MITO DELLA DEMOCRAZIA REALIZZATA IN PUGLIA

Questo, dunque, accade in Puglia, la regione che ostenta traguardi inediti di democrazia, di trasparenza, di etica pubblica e via encomiando. Questo e non solo questo, accade. Ma questo, intanto, è penosamente troppo.

pecora_nera

  

 

 

 Aggiornamento
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Alla dichiarazione del Rettore Petrocelli secondo il quale il vincitore del concorso avrebbe rinunciato al compenso previsto, risponde il Presidente dell’Associazione della stampa Raffaele lorusso:

 

La decisione del neoconsulente per l’ufficio stampa dell’Università di Bari, il 78enne Egidio Pani, di rinunciare al compenso di 18mila euro annui previsto nel bando, pur apprezzabile, non cambia la situazione, ma la aggrava. In questo modo, infatti, l’Università di Bari manda al mondo del lavoro un messaggio devastante. Quello, cioè, che la professione giornalistica non vale niente e che non c’è bisogno di stipulare regolari contratti di lavoro perché c’è comunque chi è disposto a prestare gratuitamente la propria opera. In un contesto economico e produttivo in cui il sindacato dei giornalisti, a livello nazionale e locale, deve contrastare quotidianamente tanti editori ed avventurieri che, pur di massimizzare i profitti, riconoscono ai giornalisti, soprattutto ai più giovani, retribuzioni da fame, è grave, oltre che avvilente, apprendere che c’è chi, pur di occupare un posto, rinuncia a qualsiasi forma di compenso. La professione giornalistica, come tutte le altre, ha regole e contratti che non possono essere aggirati, imboccando scorciatoie che spesso non servono neanche a salvare la faccia.

Ineffabile, infine (ma non è detto che la polemica non si protragga), l’interventoo da “paciere” del Presidente della Regione Puglia Onofrio Introna (a che titolo non si sa):

Una soluzione che tenga conto delle prerogative della professionalità giornalistica e dell’autonomia di scelta del rettore Corrado Petrocelli, ma anche della disponibilità di Egidio Pani a prestare gratuitamente la sua consulenza: è una “conclusione a lieto fine del ‘caso Università di Bari’” quella auspicata dal presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna, che avanza una proposta all’autorità accademica. Si tratta di avvalersi per un verso della collaborazione volontaria di un qualificato  esperto di strutture giornalistiche istituzionali come Pani – che ha coordinato l’ufficio stampa della Giunta regionale, contemporaneamente all’incarico di Capo di Gabinetto durante la presidenza Distaso – e per un altro di assumere il secondo classificato nella selezione per titoli, dando un seguito al bando per l’ufficio comunicazione dell’Università di Bari.
Nel suggerire una soluzione, il presidente Introna esprime allo stesso tempo “apprezzamento per la sensibilità e professionalità di Pani e la chiarezza e trasparenza del rettore Petrocelli. Il primo rinuncia al compenso ma non a prestare la sua opera a titolo gratuito per la creazione di una struttura delicata, il secondo potrà contare sull’apporto di un consulente di provata competenza, senza pregiudicare prestazioni giornalistiche retribuite, secondo le esigenze messe a bando dall’Università”.
Per il presidente del Consiglio regionale, “sarebbe ‘bello’ concludere a lieto fine, dando al candidato immediatamente seguente nella graduatoria la possibilità di assumere l’incarico a tempo determinato e il regolare stipendio e di poter fare tesoro dell’esperienza di un collega di grande qualità .

Non si hanno parole. Trattano l’affare come cosa loro, dispongono a piacimento di posti di lavoro veri e simulati, dirottano danaro, manco stessero interessandosi di questioni private.  Naturalmente, la speranza è che non se ne rendano nemmeno conto. Insomma, un guaio ma un guaio minore: basterebbe svegliarli.

Sudcritica


 

 

 

 

                                                                           

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento Martedì 15 Marzo 2011 22:42
 
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