LA MAFIA DEL NORD Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 17 Marzo 2011 13:11

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di Fabio Traversa
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La presenza di Roberto Saviano a Bari (alla libreria Feltrinelli) si colloca in un momento in cui quanto detto dallo scrittore qualche mese fa ha trovato una “legittimazione” (se mai ce ne fosse bisogno) in dichiarazioni ed episodi concreti che rendono l’Italia drammaticamente “unita”. Anche se qualcuno preferirebbe attuare – pure in questo caso – una sorta di “secessione”.

A novembre, sia dagli schermi di Vieniviaconme (su Rai3) sia dalle pagine di Repubblica, Saviano aveva tuonato: “È il Nord il centro degli investimenti mafiosi, casalesi come calabresi come siciliani. Un Nord troppo aperto a prenderne i capitali e a divenire cassaforte sicura delle mafie. Un Nord dove le mafie cercano di interloquire con chi comanda in politica. Un Nord che si crede immune e non invaso quando invece è sempre più spesso complice e connivente. Le mafie puntano a divorare le risorse ed è molto più facile farlo nelle capitali regionali che non a Roma: possono fare pesare il loro controllo del territorio, la loro violenza, i loro voti e i loro soldi. il federalismo potrebbe finire con l'essere un regalo e far diventare Campania, Calabria e Sicilia davvero 'cose nostre', un nome che non è stato scelto a caso”.

Frasi che suscitarono molto scalpore e inevitabili polemiche politiche e sui giornali vicini al centrodestra anche per l’accostamento di alcuni esponenti della Lega al fenomeno della ‘ndrangheta in Lombardia. Il Giornale mise a disposizione un indirizzo mail e numeri per fax ed sms invitando i lettori a scrivere chiaramente il proprio nome e cognome per dire al “signor Gomorra” che “Sondrio non è Casoria, Como non è torre Annunziata e Brescia non è Corleone” mentre Libero sparò in prima pagina il titolo “Il dilettante dell’Antimafia Saviano ha rotto i maroni”. Intanto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, chiese e ottenne un irrituale (visto il format) diritto di replica nel programma condotto da Fabio Fazio.

Ebbene, lunedì 11 marzo ci sono stati 35 arresti nei confronti di altrettanti affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia, indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, minacce, smaltimento illecito di rifiuti e spaccio di sostanze stupefacenti. In più sono emerse frequentazioni con politici locali. Qualche giorno fa, “invece”, si è scoperto che uno dei gruppi storici della 'ndrangheta reggina puntava all'Expo: dopo avere acquisito il controllo assoluto delle attività criminali della zona sud di Milano la cosca aveva intuito gli affari miliardari che poteva ricavare dall'Esposizione universale del 2015 e aveva puntato agli appalti.

Non a caso il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha detto l’11 marzo: "L'infiltrazione delle cosche avanza al Nord. Le denunce per associazione a delinquere di stampo mafioso si sono concentrate tra il 2004 e il 2009 per quattro quinti nelle province di Milano, Bergamo e Brescia”.

Ma la situazione non è diversa al Sud: “Nel nostro Mezzogiorno le organizzazioni di stampo mafioso spiccano per longevità storica, radicamento territoriale, capillarità. Regioni come la Puglia e la Basilicata, a causa del contagio della criminalità organizzata, nell’arco di trent'anni è come se avessero registrato una perdita di Pil di 20 punti percentuali a causa di minori investimenti privati”. E tutto questo, analizzato nell’ottica del dopo crisi, potrebbe pesare sulla ripresa dell’economia nazionale. Per fortuna, però, ci sono personaggi come Saviano, che denuncia tutto questo da tempo, mette a rischio costantemente la propria vita e deve anche fronteggiare la “macchina del fango” che più volte ha sferrato attacchi di ogni tipo. Ma milioni di italiani sono dalla sua parte. E ora possono dirgli “grazie” anche di persona a margine degli affollatissimi “tour” nelle librerie di tutta Italia.

Ultimo aggiornamento Giovedì 17 Marzo 2011 13:43
 
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