=LE IMPRUDENZE RETORICHE DI FAZIO E SAVIANO= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 19 Maggio 2012 11:47

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I pregiudizi più forti di un atomo

 

del Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi

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Alla cortese attenzione di Fabio Fazio Roberto Saviano Luciana Littizzetto

Redazione La 7

 

Cari Fabio, Roberto, Luciana e gentili membri della redazione, noi dei Comitato rappresentiamo la sinergia a livello nazionale tra famiglie, professionisti, esponenti della comunità scientifica e associazioni che si occupano di sordità.

Abbiamo visto in streaming (essendo priva di sottotitoli la trasmissione non era per noi accessibile!) parte dell’ultima puntata del programma “Quello che non ho” andata in onda il 16 maggio scorso su La7.

Ci riferiamo in particolare al balletto del gruppo “The Silent Beat” e soprattutto a quanto detto da Fabio Fazio per introdurlo “Ci sono vari modi per comunicare, per parlare, chi non può usare le parole perché non le può sentire comunica attraverso un altro linguaggio, quello dei segni così il corpo si trasforma in parola e finalmente danza…”

Poche parole che per noi pesano come un macigno… l’ennesima prova che, come diceva Albert Einsten, “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.

Ci è dispiaciuto veder spacciare come "fenomeni" dei ragazzi sordi che ballano; erano sicuramente bravi, ma avrebbero avuto lo stesso spazio se non erano sordi?

Ci è dispiaciuto che nessuno abbia specificato che qualsiasi persona sorda "sente" almeno le vibrazioni e le note basse, noi sappiamo benissimo che una persona sorda può "ballare a tempo" anche senza protesi/impianto cocleare, o altro!

Ci hanno fatto male le parole di Fabio che in meno di un minuto ci ha stigmatizzato tutti come sordi=muti, sordi=segnanti, un’equazione che alimenta il pre-giudizio negativo e che in un colpo solo riesce ad annullare tutti i progressi, gli sforzi etc. fatti dalla medicina, dalla scienza e soprattutto dai bambini, dagli uomini e dalle donne sorde in questi ultimi quarant’anni:

- “Ci sono vari modi per comunicare, per parlare…”

NO, ci sono tanti linguaggi (motorio, corporeo, gestuale, mimico, ecc,) per comunicare ma uno solo per parlare, la LINGUA.

- “…chi non può usare le parole perché non le può sentire comunica attraverso un altro linguaggio, quello dei segni…”

NO, oggi i sordi anche quelli nati sordi profondi bilaterali con le protesi possono sentire, con gli impianti cocleari possono parzialmente udire e comunque , tutti - se abilitati nella

maniera corretta - possono parlare la LINGUA ORALE

- “…così il corpo si trasforma in parola e finalmente danza"

NO, il corpo non si trasforma in parola, ma in strumento di comunicazione e quindi può

danzare, mimare, gestire, ecc… il corpo può comunicare, non può parlare.

La sordità è un deficit che, attualmente, con la diagnosi precoce, la protesizzazione o l’impianto cocleare e ri-abilitazione alla parola può essere superato.

Naturalmente, non udendo, le persone sorde hanno comunque necessità di ricorrere alla lettura labiale, che è indispensabile per comprendere il messaggio linguistico; è pertanto essenziale l’utilizzo della LINGUA SCRITTA come mezzo principale per garantire il libero accesso all’informazione ed in particolare all’intrattenimento televisivo, fonte privilegiata di notizie, cultura e quindi strumento sociale e di crescita personale.

Noi non vogliamo un paese dove la gente “ascolta con gli occhi” ma un paese che ci garantisca il diritto alla salute, l’informazione tempestiva sull’eventuale deficit uditivo, il giusto sostegno alle famiglie, l’attivazione di azioni e percorsi verso l’uguaglianza, l’ottimizzazione degli interventi e degli investimenti, una vera politica di inclusione sociale che porti le persone con disabilità uditiva ad apprendere la lingua orale, ad essere cittadini fra i cittadini; vogliamo un paese che ci garantisca un protocollo d'intervento unico a livello nazionale che partendo dalle indicazioni dei medici, fornisca linee guida alle Regioni, al Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le istituzioni territoriali impegnate nel soddisfacimento dei diritti costituzionali; vogliamo un paese che garantisca l'accesso ai programmi televisivi a TUTTE le persone sorde, nessuna esclusa, con un sistema di sottotitolazione che è opzionale per la maggior parte della popolazione, ma

indispensabile per una piccola fascia di essa.

È solo la lingua che ci fa uguali(don L. Milani), come dimostrato da tutte le persone audiolese che parlano e sono quindi invisibili e integrate nella società di tutti.

Nella speranza che ci vogliate aiutare a spezzare il pre-giudizio, vi salutiamo molto cordialmente


 

Quello che so

 

di Giovanni Buttiglione

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Incuriosito dalla pubblicità effettuata per “quello che (non) ho” con Fabio Fazio e Roberto Saviano,  mercoledì 16 maggio 2012 ho voluto guardare la trasmissione e ho ascoltato il monologo dello “scrittore napoletano”. Sono rimasto sorpreso dalla mediocrità e dalla vacuità del racconto di Saviano, che si è prodigato ad elencare date, nomi, citazioni, commenti ed altro, a sostegno della validità della verità acquisita che l’amianto fa male e che la giustizia italiana bene ha fatto a punire i vertici aziendali, colpevoli della dolosa disinformazione riguardante la pericolosità delle cancerose fibre lavorate negli stabilimenti Fibronit e delle sue tragiche conseguenze, suffragata inoltre dalla stucchevole spiegazione della derivazione, provenienza e significato della parola “eternit”.

L’inutile ricerca, derivante dalla palese sterile conoscenza del linguaggio  dello scrittore/giornalista/conduttore/autore, con parole che mal s’adattavano a descrivere il vissuto dei protagonisti della tragedia Fibronit,  alimentava la sensazione, imbarazzante, di sentire una persona qualunque cimentarsi nell’emulazione di veri scrittori.

Già un secolo fa Verga col “verismo”,  raccontava fatti omologhi e sentimenti uguali in tutto il mondo a tutte le longitudini, ricostruendo avvenimenti e descrivendo gli stati d’animo suscitati dalla morte di bambini sfruttati nelle miniere di zolfo in Sicilia, complici le durissime condizioni di vita di poveri pescatori e contadini all’inizio del novecento, cercando e trovando le parole giuste per fotografare la visione di un mondo con tutte le sue sofferenze che ci ha permesso di “rivedere e rivivere quel tempo”. Non è, forse, il tormento interiore che li pervade a spingere gli artisti  ad una naturale solitudine, motivo per il quale i veri scrittori  (Pasolini ad esempio) sono rari?

Diversamente, gli scribacchini, hanno sempre bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione e presto abbandonano i loro velleitari propositi desistendo e optando per lavori meno logoranti, magari facendo i conduttori televisivi.

Quello che (non)ho, è una risposta al perché Saviano si atteggia a grande scrittore e Fazio a grande giornalista, senza che alcuno di essi abbia mai denunciato o scritto o svelato qualcosa di inedito,  pur usando a loro uso e consumo la ribalta degli studi televisivi  della RAI e LA7?

Saviano insieme a Fazio, per dire cose sapute e risapute, hanno  scelto la comodissima via della spettacolarizzazione dell’ovvio per ammantare di pathos una storia non loro e pertanto nemmeno originale che, utilizzata con sapiente regia per calamitare in studio e a casa l’attenzione del pubblico, è servita immediatamente dopo la fine del “racconto studiato”  a vendere pubblicità a caro prezzo, necessaria a pagare gli stratosferici costi per ingaggi  e allestimento palco. Quello che (non) ho, ma che vorrei,  è la rendicontazione del costo totale dell’operazione mediatica di LA 7 per il palco,  gli ingaggi di Saviano e Fazio, gli introiti della pubblicità e, nel confronto costi-ricavi, il guadagno realizzato sul racconto delle morti per la lavorazione dell’amianto  dai soggetti su citati e dalla emittente televisiva.

Non ci vuole molto a fare audience attualizzando il dramma “Eternit” con sedicenti giornalisti e/o scrittori autori di falsi scoop sembianti rivelare all’opinione pubblica le segrete verità della tragedia nascosta e terribile delle morti associate alla lavorazione dell’amianto, dopo venti o trent’anni.  Chi non ha un parente morto di tumore in Italia che vuole trovare un caprio espiatorio che esorcizzi il dolore per l’assurda e improvvisa morte di  una persona cara, anche giovanissima? Quello che (non) ho è la risposta alla domanda, perché  Saviano e Fazio non attualizzano il recentissimo passato e si adoperano nello scovare la verità sulle sette-ottocento morti bianche sul lavoro in edilizia ogni anno da vent’anni in Italia? Forse che la scomparsa di centinaia di extracomunitari e di qualche decina di italiani morti sul lavoro in edilizia e in fabbrica, non provocano dolore nei loro cari?

Oggi  la semplicissima rendicontazione alla Travaglio delle sentenze di tribunale, su illeciti e reati scoperti dalle forze dell’ordine presentata e pubblicizzata gratuitamente in televisione da tizio o caio con la servile complicità di tutti coloro che hanno accesso ai media, venduta a costi esosissimi, viene spacciata come opera, dopodiché,  si afferma che, è nata una stella. (S) cadente.

Saviano elenca fatti descritti in atti giudiziari come un notaio, suscita sentimenti di dolore e poco dopo ti vende pubblicità. Fazio lo guida. La tv del futuro.

 

Ultimo aggiornamento Sabato 19 Maggio 2012 12:55
 
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