=QUELLA PICCOLA CASA ROSSA.= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 17 Novembre 2012 00:02

[Giovanna Crispo]

E’ trascorso un anno dall’inaugurazione della nuova sede della redazione di Sudcritica, e penso sia il caso di descriverla a quei lettori che non ne conoscano le caratteristiche e l’originaria destinazione d’uso, per cui non possono certo immaginare che si tratti di un luogo suggestivo.

Si tratta dell’abitazione, oramai in disuso, del personale addetto alla direzione di una vecchia stazione delle ferrovie Appulo-Lucane nella frazione di Mellitto del comune di Toritto.

Salendo le scale di chianca si prova già una gradevole sensazione data l’armonia del tutto.

Gli ambienti presentano quella luminosità tipica delle costruzioni della prima metà del novecento e potrebbero esaltare la fantasia di quegli architetti postmodernisti che abbandonando le tendenze utopiche si confrontano solo con il patrimonio architettonico esistente.

Attualmente, sono utilizzati oltre che per la sede della rivista anche, e soprattutto, come archivio di tutte le pubblicazioni prodotte dalla Cooperativa editrice “Dall’Interno” operativa sin dal lontano 1979.

Anche leggere il contenuto di tante locandine incorniciate con discreto gusto, memoria di eventi che hanno cadenzato la storia della Fondazione Popoli & Costituzioni e della rivista, contribuisce a creare negli ambienti un atmosfera quasi magica e rassicurante per la certezza che esiste qualcuno che, nonostante il tempo e la si può dir nulla remunerazione dell’impresa, continua a custodire il nostro patrimonio culturale.

Il paesaggio circostante è quello tipicamente agricolo di una bassa Murgia, per fortuna ancora frequentata da agricoltori benché sempre meno numerosi, disseminato di casolari e trulli in pietra a secco in abbandono.

 A volte penso a come sarebbe bello se tante di queste abitazioni dismesse venissero rivissute, in particolare quelle realizzate a seguito della Riforma Fondiaria, quelle dell’Anas (case cantoniere) e quelle delle ferrovie (i caselli) che punteggiano le nostre campagne come fantasmi di un qualcosa di cui non abbiamo più memoria.

Chi è nato nella seconda metà del novecento, infatti, stenta a comprendere o a rammentare le ragioni che portarono alla loro costruzione, specialmente di quelle più recenti, ovvero di quelle realizzate dall’Ente Riforma Fondiaria.

Utilizzando il “senno del poi”, appare certamente strano che lo Stato non sia riuscito a prevedere l’esplodere, di lì a vent’anni, di un boom economico che portò anche gli agricoltori a meccanizzarsi e a non aver più bisogno di un alloggio per lavorare terreni troppo lontani dai centri abitati per poterli raggiungere a piedi o con la trazione animale e, quel che è più grave, ad abbandonare anche quella poca terra loro concessa, a seguito della caduta dei prezzi agricoli, conseguente alla riduzione dei dazi doganali ed alla maggiore concorrenza internazionale, che marginalizzò subito i territori più difficili, dando vita effimera all’intero intervento strutturale che si proponeva, invece, la valorizzazione dei territori meno intensamente sfruttati per creare posti di lavoro.

Tuttavia, per comprendere la gravità del problema, come si poneva nell’immediato, basterà pensare che la maggior parte dei contadini del nord barese doveva avviarsi al lavoro all’una di notte, per iniziare l’attività vera e propria all’alba, e non poteva certo tornare a casa dopo il tramonto.

Non a caso “Zappataur a ‘na bott”, che significa contadino dell’una di notte (un colpo dell’orologio comunale), è l’epiteto ancora usato a Corato per indicare le persone più ignoranti e più indigenti.

Lo stesso problema logistico ha determinato la costruzione delle case cantoniere di proprietà demaniale che dovevano ospitare le famiglie del personale addetto alla manutenzione delle strade statali, tutte in stile rigorosamente coloniale (ho sempre cercato di immaginare come potessero essere nel loro interno e non vi nascondo che da bambina ho desiderato di abitarci), calde per quel rosso pompeiano che le contraddistingue e, soprattutto, per la Palma delle Canarie che le affianca tutt’oggi, nonostante la dismissione della maggior parte di esse, da quando si è ritenuto più conveniente affidare la manutenzione di molte strade agli’enti locali.

Maggior fascino destano i caselli ferroviari della prima metà del XIX secolo, adibiti all’alloggio del personale addetto alla custodia dei passaggi a livello e alla manutenzione e controllo della linea la cui ragion d’essere è venuta meno con l’introduzione del telegrafo e dei segnali elettrici e meccanici.

Chissà come sarebbero diventate queste costruzioni se la grande Gae Aulenti, da pochi giorni scomparsa, una delle eccellenze italiane nel campo del design e dell’architettura internazionale, se ne fosse occupata.

Non posso, perciò, nascondere la mia tristezza quando vedo tutto questo patrimonio edilizio in stato di abbandono e privo di una qualsiasi tutela normativa o di finanziamenti che ne rilancino l’uso.

In particolare, ritengo che sia la legge regionale sull’agriturismo a dover essere profondamente riformata, nella parte in cui non riconosce particolari priorità ed agevolazioni nell’utilizzazione degli immobili già esistenti e lascia ai Comuni ed alle Province ogni delimitazione territoriale dell’attività, per cui si può fare agriturismo anche nelle periferie urbane, sino ad aprire le porte a tutti gli abusi possibili ed immaginabili, come il caso limite dei fabbricati rurali che cambiano tipo d’impiego in corso di costruzione, senza essere stati strumentali all’esercizio dell’azienda agricola neppure per un giorno, tanto che il divieto di costruire ex novo, per scopi agrituristici, stabilito dalla Legge nazionale, è divenuto patetico.

Ritornando alla sede della nostra redazione ritengo che nel suo piccolo, Sudcritica contribuisce al recupero di almeno una delle tante piccole case rosse che rivive grazie ai soci della Fondazione, ai collaboratori della rivista e a quanti sono vicini ad Italia Giusta secondo la Costituzione e questo potrebbe bastare per esserne fieri.

Ultimo aggiornamento Sabato 17 Novembre 2012 00:21
 
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