=LA COSCIENZA E IL POTERE. TONINO BELLO E NICOLA MAGRONE, UNA DISCUSSIONE SU SE STESSI= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 11 Marzo 2013 13:21

La coscienza e il potereLa_coscienza_e_il_potere_PICCOLA

Conversazione di Nicola Magrone, Guglielmo Minervini e Clara Zagaria

di Antonio Bello

 
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Le edizioni La Meridiana, su concessione gratuita della fondazione onlus Popoli & Costituzioni pubblica una conversazone con don Tonino Bello del 1992 apparsa sulla rivista Sudcritica nel 1994.

 

«…le lotte più feroci le fanno tante persone di potere non per raggiungere il potere ma per conservarlo. La conservazione del potere provoca più sangue di quanto non comporti la conquista del potere. Bisogna costantemente avere una capacità critica per sapersi estraniare dalla struttura…»

Dopo venti anni risuonano ancora profetiche e soprattutto attualissime le parole racchiuse nella novità delle edizioni la meridiana La coscienza e il potere. Conversazione di Nicola Magrone, Guglielmo Minervini e Clara Zagaria con Antonio Bello (collana paginealtre, pp. 48, Euro 8,00).

Il volume è la trascrizione della conversazione avvenuta nel marzo 1992 in episcopio un anno prima della morte del vescovo di Molfetta, una conversazione con argomento tra loro concordato: Ignazio Silone. Il vescovo e il magistrato Magrone (che aveva pubblicato questa conversazione nel febbraio 1994 sulla rivista “Sudcritica”) si confrontano sul rapporto tra il potere e la ‘struttura’, sul rigore a cui la coscienza non può sottrarsi, e si confrontano a partire da alcune sollecitazioni dello scrittore abruzzese. È a partire dai nodi della riflessione siloniana che, incalzato dalle domande dei suoi interlocutori, don Tonino Bello giunge ad affrontare argomenti di stringente attualità per l’epoca -e per il giorno d’oggi - nodi centrali verso cui il cristiano (e in particolare il politico cristiano) non può arretrare: il ruolo e il servizio, la libertà e l’obbedienza, il dogma e la fede, la conservazione e il cambiamento, la verità e la carità. In sintesi, la coscienza e il potere.


Il teologo don Tonino non si sottrae al confronto. Conosce il Magistero della Chiesa ma non è avulso dalla realtà. La tensione costante tra coscienza e potere era presente continuamente nella riflessione e nell’impegno missionario di Pastore e nella sua contingenza quotidiana di uomo. Sapeva bene che la coscienza è «il Tribunale dove c’è una legge dall’esterno che viene a fare sintesi con la mia libertà». E che il credente si trova nella posizione di ascolto dell’altro (il Vescovo, la Chiesa, il compagno di partito, altri ancora) per giungere ad un equilibrio. Egli stesso afferma che «perché un’idea possa camminare deve entrare nella struttura. Però a un certo momento deve anche trascendere la struttura e uscirne, altrimenti si assolutizza la struttura».

Come uomo della Chiesa, don Tonino Bello indica l’ulteriorità come leva del cambiamento: «io devo fare una sintesi tra la coscienza della persona e il dettato che mi viene dall’alto. Devo tagliarlo su misura, devo personalizzarlo, devo dialettizzarlo secondo il suo linguaggio, devo temperarlo e soprattutto devo dire che anche questa legge che viene dalla Chiesa è una legge di tensione, è qualcosa che indica valori, che stanno dietro la formulazione della legge». Don Tonino, cioè, si misura con il suo ruolo di uomo di potere all’interno di una Istituzione che mostra tutta la sua fallibilità tutelata grazie a dogmi di infallibilità.

Il libro esce in libreria il 18 marzo, nel giorno del compleanno di don Tonino. Un regalo di estrema attualità per tutti i lettori, fortemente voluto dalle edizioni la meridiana. Pubblicarla ora come risposta, come chiave di lettura per gli eventi della nostra cronaca. La crisi attuale delle istituzioni è giunta al nodo della stessa discussione: coscienza e potere. Per sciogliere questo nodo bisognerà accettare di rimettere in discussione ogni cosa. Don Tonino esita nel rispondere, ma non evita la risposta. Perché di fronte a questo nodo non c’era una risposta scritta, e non c’è anche oggi. È soltanto la domanda inquieta e scomoda a renderlo superabile nella discussione con se stessi. Questo il vescovo di Molfetta lo aveva colto più di vent’anni fa. Noi ce ne stiamo accorgendo oggi. [edizioni la meridiana]

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Affido al testo che pubblichiamo il mio affetto e la mia solitaria e mai celebrata ammirazione per don Tonino uomo; se volete, per quanto a me è possibile (ma a quelli come me che non vagano per sagrestie e per segreterie, forse è “più possibile”), per don Tonino vescovo. Può darsi che nei molti ‘eredi’ di don Tonino si risvegli l’orgoglio della libertà e della dignità del pensiero e dell’azione, e che essi si sentano e si facciano, nell’inverecondo gioco delle parti e delle apparenze, meno ‘eredi’, magari per pudore."
 

[dall’Introduzione di Nicola Magrone alla prima edizione apparsa sulla rivista Sudcritica del febbraio1994]

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Ultimo aggiornamento Lunedì 11 Marzo 2013 13:58
 
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