=LA SOCIETA' ORIZZONTALE DELLA COSTITUZIONE= Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 02 Agosto 2013 23:58

 di Prisco Piscitelli  

(Libero Ricercatore, Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo)

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Riflessioni sulla Costituzione a partire dall’articolo 1, liberamente tratte o ispirate dal libro di Gherardo Colombi ed Elena Passerini “Imparare la Libertà”

 

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma che cos’è il lavoro ? 

Come sostengono Gherardo Colombo ed Elena Passerini nel loro libro “Imparare la Libertà”, il concetto di lavoro a cui fa riferimento la Costituzione elevandolo a fondamento della Repubblica e della democrazia italiana “è molto più di una semplice pratica retribuita da un committente e non è meramente legato al concetto di far soldi”, giacchè anche il ladro fa soldi ma non “lavora” nello spirito dell’articolo 1 della Costituzione. Mentre invece “lavorano” le donne in “travaglio” (non a caso è proprio questa la parola usata in francese e spagnolo per indicare il nostro concetto di “lavoro”), così come “lavorano” i genitori che educano responsabilmente i propri figli ad essere cittadini della Repubblica nel rispetto della propria e altrui libertà.

È merito degli autori del suddetto testo far notare come il diritto/dovere per i figli dell’Italia a ricevere questa educazione ad essere cittadini liberi e rispettosi delle libertà altrui è esplicitamente sancito nell’articolo 30 della Costituzione, dove la Repubblica diviene “committente” del lavoro educativo dei genitori.Nell’interpretazione degli autori, il punto essenziale per identificare il “lavoro” a cui si richiama la Costituzione nell’articolo 1 non è dunque la retribuzione. “Lavorare” è qualcosa di molto più che una semplice produzione di “reddito” in denaro (una retribuzione pagata da terzi per l’investimento del proprio tempo, energie e abilità). “Lavorare” significa anche avere una percezione del tempo, delle possibilità di contribuire a migliorare la società italiana; è lavoro il costruire relazioni tra pari, esercitare la libertà di associarsi che è fondamento della vita delle democrazie (in Italia quanto negli Stati Uniti dove tutti si associano per definizione). “Lavorano”, dunque, per “continuare a fondare sul lavoro la Repubblica Italiana” cioè rendere la Repubblica una concreta esperienza di vita, tutti i cittadini che si associano (“senza autorizzazione e per fini non vietati al singolo dalla legge penale” come recita l’articolo 18 della Costituzione) per rendere effettiva l’uguaglianza tra i cittadinisenza distinzione di sesso, di razza, di opinione o di religione” (eccetera, come recita l’articolo 3 della Costituzione). “Lavorano” i cittadini che si associano per contribuire a fare in modo che la Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto l’uguaglianza dei cittadini, “impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (sempre dall’articolo 3 della Costituzione).

La Costituzione immaginava una società NON PIRAMIDALE, una società ORIZZONTALE basata sulla capacità dei cittadini italiani di vivere e fare esperienza continua di un modello cooperativo che ha nell’associazionismo tra pari, libero, responsabile e senza gerarchie interne (cosa difficile ma possibile), lo strumento per potersi esprimere. Un fatto rivoluzionario! L’Italia è dunque una Repubblica democratica fondata sul lavoro” in quanto e fintanto che i suoi cittadini “lavorano” cioè si impegnano perché l’Italia sia effettivamente una Repubblica e una democrazia. Affinché questa possa attuarsi, è necessario infatti che gli italiani  agiscano per compiere (cioè per rendere compiuta) la democrazia, la società orizzontale delineata dalla Costituzione . In caso contrario, la nostra Repubblica si trasforma automaticamente in una oligarchia, in una società piramidale, verticistica e gerarchica dove i cittadini diventano “sudditi” (come il titolo di un famoso libro di Massimo Fini che vale la pena di leggere) senza nemmeno rendersene conto: una società in cui i figli faranno sempre e soltanto lo stesso mestiere dei padri, una società senza mobilità sociale, una società dove solo ad alcuni privilegiati è garantita la possibilità di esprimere in pieno le proprie potenzialità a meno che non si voglia emigrare.

Dobbiamo quindi educarci, acquisire consapevolezza e crescere come cittadini democratici, adulti, autonomi, capaci di “lavorare” nel senso dell’articolo 4 della Costituzione, cioè “di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” ma anche nel senso dell’articolo 41 in cui si dichiara che “l’iniziativa economica privata è libera” ma che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”. Ecco quindi che il cittadino è chiamato a “lavorare” per verificare che la produzione del reddito non avvenga a danno dell’ambiente e della salute o per sfruttamento di altri esseri umani: una giustificazione costituzionale all’impegno civico dei tanti cittadini che si spendono per la salvaguardia ambientale! Ecco quindi che il cittadino è chiamato a NON RESTARE INDIFFERENTE davanti alle varie tratte umane di migranti che giungono sulle nostre coste, né tanto meno davanti alle donne che popolano i nostri marciapiedi svendendo la propria dignità di persone o davanti ai bambini schiavizzati in pubbliche strade, ai quali viene rubato il futuro. E tutto questo accade ogni giorno, incredibilmente, sul territorio della Repubblica Italiana, malgrado le tutele teoriche della nostra meravigliosa Costituzione soltanto perché noi cittadini italiani non viviamo attivamente, liberamente e responsabilmente nella direzione indicataci dalla Costituzione. Insomma: È ANCHE COLPA NOSTRA. L’anestesia sociale è anticostituzionale anche se nessun tribunale potrà mai condannarci per questo! Non possiamo vivere da cittadini anestetizzati!

Cos’è una Costituzione se non il progetto bellissimo della società in cui vorremmo vivere? Ma come si fa ad “obbligare” i cittadini a vivere quel modello di società, per quanto meraviglioso esso sia? Non è possibile e sarebbe in contrasto con gli stessi principi di libertà garantiti proprio dalla Costituzione. Entra dunque in gioco la nostra responsabilità come persone e come cittadini italiani, il nostro impegno ad “incarnare” la Costituzione, a “realizzare pienamente” la Repubblica Italiana fondata sul lavoro, sul nostro “lavoro” quotidiano, quello necessario per rendere effettivi i grandi ideali della Costituzione. È un dovere che ciascuno di noi dovrebbe sentire intimamente, per sé e per i propri figli, che vivranno le loro vite nella società italiana che noi saremo capaci di consegnare loro. Ma non possiamo fare “questo lavoro” DA SOLI. È necessario che ci uniamo l’un l’altro per accettare l’altissima sfida che la Costituzione pone ogni giorno a tutti noi italiani per diventare all’altezza di esserne cittadini. Perché la Costituzione diventi effettiva è necessario che i cittadini vivano la Costituzione. L’essenza della democrazia sta in questo: per raggiungere risultati come la libertà e la responsabilità di tutti bisogna spegnere la televisione e muoversi, incontrarsi, parlarsi, confrontarsi, agire… E allora muoviamoci, incontramioci, parliamoci, confrontiamoci. E soprattutto facciamolo subito, prima di dimenticarci di quello che abbiamo provato leggendo questo articolo, prima di ritornare nella nostra abituale e quotidiana anestesia sociale, iniettata nelle nostre menti dai mezzi di comunicazione e da chi li controlla.

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Ultimo aggiornamento Sabato 03 Agosto 2013 08:12
 
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