=I LUOGHI E L'ANIMA= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 23 Ottobre 2013 18:38

olfatto

Modugno è una città che sopporta diversi miasmi industriali.

Rendere irriconoscibili gli odori di un luogo significa cancellare la mappe mentali di una comunità, questo distrugge l'identità della comunità stessa.

 

 

 

di Gianfranco Pagnelli

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In geografia si usa l’espressione paesaggio olfattivo per descrivere quelle componenti sensibili del paesaggio che caratterizzano i luoghi e, talvolta, li connotano ancor più dell’aspetto visivo. Gli autori li usano per la loro forza evocativa, che aggiunge significato alla narrazione.

Come non citare “La Recherche”, la monumentale opera di Marcel Proust (1871-1922), oppure “L’odore dell’India” scritto da Pier Paolo Pasolini che è il  resoconto di un viaggio: opere dove gli odori e i sapori sono gli elementi della memoria che durano meglio nel tempo, i pilastri ai quali attaccarsi per ricordare.

Anche Modugno ha i suoi odori, ma da tempo per le vie spira, sottovento, un odore fetido tanto forte che si ha paura che possa spruzzare gli abiti.

In verità, Modugno è una città che sopporta diversi miasmi industriali.

Su questo argomento si  può discutere su tutto; sulla legittimità o sulla non legittimità, sull'osservanza o meno dei protocolli di salute pubblica, ma non si può pensare nemmeno per un istante di cancellare le vie, i luoghi, le strade, rendendoli irriconoscibili senza i propri odori e la propria storia; insomma non si possono cancellare la mappe mentali di una comunità perché questo distrugge l'identità della comunità stessa.

Il riconoscimento del proprio paesaggio è la condizione imprescindibile per poter immaginare il futuro.

Quando, raramente, sui media si parla di paesaggio, se ne parla quasi sempre o in modo sensazionalistico o come se si dovesse discutere del  paesaggio unicamente in termini conservativi e riferendosi a un non meglio definito concetto di bello.

Tale vizio comunicativo è di fatto una semplificazione della questione nel suo complesso.

Già la Convenzione europea sul paesaggio del Consiglio d'Europa (19 luglio 2000) riportava: «“Il Paesaggio” …designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. » (Capitolo 1, art. 1 lettera a).

Qui si delinea una forte corrispondenza biunivoca tra  uomini e territorio.

Attraverso un linguaggio fatto di segni antropici che, interpretati ed elaborati dalla percezione, assumono un valore simbolico, funzionale e sistemico, il paesaggio ci parla di quello che è e di quello che era, delle sue trasformazioni ( i processi), dei soggetti (gli attori) che l’hanno modellato o trasformato o vi si riconoscono.

I “luoghi originari” dell’individuo sono Territori amniotici, dice Jung in “Anima e terra”, scritto del 1927 (inpaul-gauguin, da dove veniamo chi siamo dove andiamo Opere,Torino 1998, vol. X/I).

Per Jung quella terra, quel luogo in particolare forgia il carattere, l'indole e perfino le fattezze dell’uomo che vi nasce o sceglie di abitarvi.

I luoghi in cui si è vissuto a lungo hanno un valore fondante per la personalità dell’individuo e una forza che lo accompagna, anche inconsciamente, per il resto della vita.

Brani di un paesaggio, esprimono gli elementi costitutivi di uno spazio organizzato politico e sociale e sono i quadri di riferimento sui quali costruire la nostra immagine di paese”.

Allestire il paesaggio significa preparare lo scenario in cui esprimere la propria essenza.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 23 Ottobre 2013 20:23
 
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