=FRIDA KAHLO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 18 Maggio 2014 10:51
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Frida Kahlo e il suo stile, che è forza della visione, capacità di tradurre pensieri, sentimenti e passioni in un linguaggio unico, personalissimo modo di prendere a piene mani dall'iconografia popolare messicana.
di  Francesca di Ciaula
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Davanti ai dipinti di Frida Kahlo, in questo periodo esposti alle Scuderie del Quirinale, avverti a tutta prima un leggero senso di disagio, mentre cerchi comprendere, quasi ad entrare in una personalissima visione di un mondo e stile di vita, visivamente reso con potenti mezzi della mente e dell'immaginazione.
La mostra di Roma vuole ricondurre l'opera di Frida Kahlo alla avanguardie europee della prima metà del Novecento, al surrealismo e al realismo magico e ciò aiuta chi guarda a connettere un ambiente culturalmente e geograficamente lontano, il Messico, alle coordinate culturali di casa nostra. Allo stesso tempo l'esposizione di opere di Diego Rivera, marito di Frida e pittore affermato e di artisti messicani contemporanei all'artista, più avvicina alla conoscenza dei movimenti culturali e artistici messicani del tempo e a quell'arte popolare cui questi attinsero e che tanta parte ha anche nell'opera di Frida Kahlo. Insomma Frida Kahlo contestualizzata in un ambiente artistico in cui era già conosciuta e apprezzata per quel suo stile, che è forza della visione, capacità di tradurre pensieri, sentimenti e passioni in un linguaggio unico, personalissimo modo di prendere a piene mani dall'iconografia popolare messicana. 
 
Emerge nelle composizioni pittoriche di quest'artista - che dopo la sua morte fu riconsiderata un' importante figura di riferimento di indipendenza di pensiero e ricerca artistica coniugata al femminile - forte e sicura la figura umana, riproposizione di una bellezza non incline a nessun modello, ma che nasce da una sofferta ricerca interiore. Colori e segni netti, campi decisi a segnare la luce che colpisce i visi di sbieco e le figure in posa quasi statuaria, i dipinti di Frida Kahlo hanno questo potere di sorprenderti per le visioni chiare eppure non così propriamente realistiche. Perchè quel suo realismo che sembra irrompere prepotente dai dipinti, così carico di colore e potenza di segno, riconduce decisamente a significati altri, fortemente ancorati alla vita dell'artista.
Quando poi giungi davanti allo schermo dove scorrono le immagini delle 170 pagine e più del diario personale di Frida, devi soffermarti davanti alla potenza del segno grafico e del colore. E in quella terra di mezzo dell'immediatezza del tratto grafico, in un quaderno stracolmo di parole e immagini, è la registrazione di visioni e immagini oniriche e percezioni e sensazioni registrate in quel suo linguaggio che l'ha resa unica. Questo ti sembra intuire: una donna straordinariamente capace di accogliere le percezioni corporee e sensoriali e visualizzarle, reificarle nel tratto grafico e nel segno-scrittura che lo accompagna.
Colpisce la serie infinita di ritratti e auto rappresentazioni, potente capacità di essere a sé presente e di sapersi raccontare. I colori ekahlo l'abbondanza dei vestiti che avvolgono il corpo quasi a nasconderlo e allo stesso tempo a renderlo visibile, quel suo corpo martoriato eppur sempre presente, mai relegato o rimosso, sono elementi costanti nella lunga serie di autoritratti. Non appartenevano a Frida di certo le strade del nascondimento, bensì era proprio di sé il raccontarsi fino al narcisismo. “Dire” di sé, mostrarsi fu la strategia migliore per vivere, nonostante le sofferenze per il suo corpo malato. Forse fu proprio quel suo mostrarsi, quel voler essere presente a tutti i costi, sia attraverso l'esuberanza del suo abbigliamento abbondantemente abbellito di trine, nastri e fiori, questa voglia di bellezza e passione ricercata in vita negli incontri con artisti ed intellettuali del suo tempo (importante fu l'amicizia che la legò a Trockij) e nelle relazioni amorose etero e omosessuali, a diventare la sua medicina usata in maniera massiccia per vivere anche accanto a un uomo, marito libertino, da lei sposato due volte. Contrapporre i colori, la bellezza e la passione per la vita alla malattia che la afflisse fin da bambina fu la sua strategia e costante meccanismo di difesa. Traspare dall'intera opera di Frida Kahlo tristezza e solitudine nel vivere il rapporto a cui mai si sottrasse col proprio corpo e le sofferenze dovute alla spina bifida, aggravate da una difficile operazione dovuta ad un terribile incidente su un tram.
Quest'ombra oscura di malattia, di interventi invasivi sul suo corpo, fino alla mutilazione di un piede, ritorna costante nell'immaginario che Frida travasa in figure e composizioni. È il racconto di una perdita ed al tempo stesso della voglia di vivere appieno. Così Eros e Tanatos si rincorrono e contrappongono nella sua opera. Il lutto che finì per segnare gli ultimi anni di vita a seguito della separazione dal marito Diego Rivera, si affaccia nei forti contrasti e i toni scuri nelle ultime opere, dove il ritratto o rappresentazione di sé scompare del tutto. Il buio e i segni della malattia finiscono con l'annidarsi in nature morte, elementi vegetali, in cui la freschezza e la vitalità del colore vengono paurosamente negati nei neri dei semi, che si stagliano netti sul colore della polpa viva. Fu questo il modo da lei prescelto nelle sue ultime opere per raccontare il proprio dolore, i mali fisici e quelli dell'animo. Frida è cerbiatto ferito, è nelle nature morte cariche di rosso vivo e dei colori scuri della terra, è in un cielo denso di nuvole pesanti ad offuscare l'orizzonte, è nei neri dei frutti squarciati. Questi i suoi ultimi soggetti nel racconto che continuò con dolore a fare di sé.
La sua morte nel 1954 a soli quarantasette anni, contribuì a delineare la figura di una donna ribelle e tenace, capace di andare oltre mode e costumi del tempo, nonostante la sua mai affermata indipendenza dal marito e famiglia. Eppure ad osservare le opere di Frida Kahlo hai l'impressione di passare con cautela, affascinata dall'esuberanza di colori e figure, davanti al racconto di una vita intensamente vissuta e afferrata.
Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 31 agosto 2014
20 marzo - 31 agosto 2014
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