=Borgo Taccone. Storia piccola del Sud= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 01 Ottobre 2014 15:20

taccone7

Borgo Taccone è questo luogo dell'assenza, una storia mancata di insediamenti rurali. Ti aggiri per le strade ampie, tra le case dalle pareti scrostate, le imposte sconnesse o rattoppate, eppure non riesci ad individuare la parola fine a questa storia. Il borgo intero sembra piuttosto un racconto interrotto.

di  Francesca Di Ciaula
____________________

A Borgo Taccone ci son capitata per caso, per una combinazione delle cose e non ci sarei arrivata se non avessitaccone5 rincorso la recitazione di Ulderico Pesce, che avrebbe dovuto portare un suo bellissimo lavoro su Rocco Scotellaro all'interno di un evento voluto dai Comuni di Irsina e Gravina con la partecipazione delle ferrovie FAL.

Poi Ulderico Pesce non è arrivato per un imprevisto. Ulderico Pesce attore lucano e il suo lungo racconto della civiltá contadina qui a Sud, delle lotte per la terra, della miseria nera, delle speranze e delusioni dei contadini e di quella figura cosi centrale in questa storia, Rocco Scotellaro sindaco di Tricarico e poeta, morto a soli trent'anni.

Così nell'inseguire questo evento mi son trovata catapultata a borgo Taccone, piccolo borgo fantasma, un gruppo di casette fatiscenti intorno ad una chiesa neppure tanto piccola. Un tempo qui funzionavano anche una scuola e un ufficio postale. taccone3Fatta eccezione per quattro o cinque famiglie, da questo piccolo borgo sono andati tutti via.

Tutto qui parla di una storia contadina, la riforma agraria del dopoguerra con i frazionamenti dei latifondi e l'assegnazione delle terre e poi la fuga verso altre terre a Nord di questo Sud, che oggi fa fatica a coniugare il presente con il suo passato. L'assegnazione delle terre fu a volte accompagnata dalla realizzazione di infrastrutture importanti e borgo Taccone fu una di quelle. Nacque da un progetto, poi depositato all'Università di Venezia. Una sperimentazione di allora e oggi una realtà guardata con interesse da studiosi, artisti e persino dalla gente del luogo.

Adesso che lentamente la natura si sta riprendendo i suoi spazi, Borgo Taccone è oggetto di sguardi e iniziative anche da parte dei paesi limitrofi. Così tra Irsina e Gravina è nato questo progetto, che ha reso il piccolo borgo che muore, un' occasione di incontro, contesto per riflettere su quel rapporto così spesso trascurato tra territorio e insediamenti urbani, per raccontare la storia dei luoghi e di questo Sud dell' interno, così facile da dimenticare, quando le storie di emigrazione sono l'epilogo di storie di convivenza e di civiltà contadina.taccone4

Sabato 20 settembre c'era la gente di Irsina, anche quelli che il borgo se lo ricordano vivo o nel mentre si svuotava. Ricordano tutti il piccolo bar che ha chiuso più di cinque anni fa. Qualcuno aveva qui qualche parente come la vigilessa che mi sta mi raccontando qualcosa di questo posto. "Forse anche noi di Irsina un caffè in più saremmo potuti venire qui a prenderlo" mi dice con un senso di rammarico.

Adesso sta parlando un assessore di Irsina. Si sta scusando a nome di Ulderico Pesce e racconta della buona riuscita della mattinata nell'attraversare il territorio tra i due Comuni con un treno d'epoca. Con lei ci sono un'artista e un urbanista del Politecnico di Milano. taccone1Parleranno anche loro, di come nel loro lavoro si sono imbattuti in questo luogo e non sono riusciti più ad abbandonarlo.

Borgo Taccone è questo luogo dell'assenza, una storia mancata di insediamenti rurali. Ti aggiri per le strade ampie, tra le case dalle pareti scrostate, le imposte sconnesse o rattoppate, eppure non riesci ad individuare la parola fine a questa storia.

Sarà per la signora anziana seduta al balcone incredula per tanto movimento o per quella facciata di abitazione appena ridipinta, le macchine e attrezzi agricoli in quella rimessa dall'altra parte della strada o piuttosto per il deposito di granaglie, la campagna coltivata intorno, il borgo intero sembra piuttosto un racconto interrotto.taccone6

Persino il lavoro di tinteggiatura di quella porta sembra sia stato interrotto a metà, in attesa di trovare una scala per dipingere la parte superiore. Qui pare che tutto ti stia raccontando una storia recente. Una storia che qui hanno voglia di far propria ascoltando questo luogo, ripercorrendo le strade solitarie di queste terre in un caldissimo giorno di fine estate. Terra giallo bruciato e i covoni sparsi qua e là per i campi, la "terra gialla e rapata" lavorata dai contadini senza terra nei versi di Rocco Scotellaro, il suo pensiero più grande. Riascoltare la sua storia avrebbe fatto bene al cuore di tutti.

[le foto di Taccone sono di F.Di Ciaula]

.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 01 Ottobre 2014 21:53
 
Condividi