=FRANCESCO ROSI, IL REGISTA DEL CORAGGIO CIVILE E DELL'IMPEGNO MORALE= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 12 Gennaio 2015 17:09

Del suo grande cinema ricordiamo il metodo: critica sociale sorretta da rigore documentaristico. Qualcosa che qui a Sudcritica troviamo ancora di decisiva importanza

 

di  Nicola Sacco

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La passione civile, l’impegno sociale, la scelta frequente di soggetti cinematografici rappresentativi dei mali e dei guasti di una nazione, la raccolta del materiale documentario, la ricerca e l’approfondimento delle fonti, il passo (o la mano) di chi insoddisfatto, contrariato dai troppi misteri sorti intorno a eventi drammatici della storia di un popolo, persegue con ostinazione la ricostruzione e l’accertamento dei fatti. E infine gli esiti di questo metodo, di questo procedere. Esiti che sono stati chiamati “politici”. E in effetti lo sono nell’accezione più alta. Lavori originati e animati dal desiderio di verità, laddove proprio della verità qualcuno di molto potente, agendo nella realtà e non sul grande schermo, si era incaricato di far perdere le tracce.

 

Tutto questo, il regista morto il 10 gennaio 2015 all’età di 92 anni, ha saputo tenere insieme nelle più significative delle sue opere, segnando in Italia (negli anni sessanta del secolo scorso) la nascita del cinema d’inchiesta. Francesco Rosi, dopo essere stato il fondatore del genere ne è rimasto insuperato maestro , ben oltre i confini nazionali. Insomma, studiato e considerato punto di riferimento finanche dai grandi cineasti Usa, è entrato nella storia del cinema.

 

La settima arte, per come il genio di Rosi l’ha intesa, ha potuto esplorare e, dunque, conoscere questa nuova possibilità, questa nuovarosi1 estensione nel cosiddetto genere d’impegno sociale/politico. Per la prima volta con Rosi si è avuto il coraggio di portare delle tesi dentro le sceneggiature. Cosa generalmente avversata nel mondo dell’espressione artistica, e soprattutto nel cinema, ambiente in cui prevale, non senza validissime ragioni, la convinzione che un film ‘a tesi’ (ma questo lo si sente dire anche in letteratura a proposito dei romanzi ‘a tesi’) non possa “funzionare”.

Tuttavia con Rosi, la rivoluzione del cinematografo (come egli era abituato a chiamarlo) è consistita tutta nel coraggio dell’impegno morale. Anche questo un concetto ribadito più volte nel corso della sua carriera, tanto che l’assunzione di un tale impegno, Rosi sosteneva, andava continuamente rinnovata con lo spettatore. Un coraggio che non è stato semplicemente quello di portare la tesi politica dentro al film – sarebbe stato alquanto ingenuo - bensì quello di portare nel cinema tutto il lavoro di ricerca documentale (di cui si è detto), generoso e rigoroso insieme, a sostegno di quella tesi. Ne è risultato un cinema ‘politico’, l’aggettivo ben lontano dal suonare come una diminutio, talmente solido e potente da guadagnarsi fama mondiale - perché di livello mondiale sono stati i riconoscimenti e i successi di pellicole come Salvatore Giuliano (Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino nel 1962), Le mani sulla città (Leone d’Oro alla Mostra di Venezia nel 1963), Il caso Mattei (Palma d’Oro al Festival del Cinema di Cannes).

 

E poi quel titolo, Le mani sulla città, così incisivo da entrare di prepotenza nel linguaggio comune. Le mani sulla città è rimasta, infatti, l’espressione più immediata, evocativamente più appropriata, cui far ricorso ogni qual volta si sia alle prese con la descrizione dei sempre proliferanti scandali edilizi, della perdurante aggressione del ‘cemento’, della sciagurata devastazione del territorio, sapendo che tutto ciò è consentito e alimentato dalla corruzione della politica.

 

Ricordare Francesco Rosi per Sudcritica significa soprattutto rendere omaggio a un lavoro i cui tratti salienti sono proprio quelli qui delineati: il coraggio della denuncia unito alla forza del documento. In Rosi, tutti possono vederlo all’opera, il malaffare. Tutti possono identificare i fenomeni corruttivi, giungere con buona approssimazione ad accertare responsabilità, connivenze, complicità, omertà. Tutti, sono aiutati nella comprensione e nella lettura della realtà, basata su una meticolosa attività di ricerca documentaria.

 

le mani sulla citta2

 

 

Infine una spigolatura.

 

“A me basta che i palazzi siano costruiti dove e come vuole la legge e non dove e come volete voi”

 

 

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Ultimo aggiornamento Giovedì 15 Gennaio 2015 15:53
 
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