=L'IMPLOSIONE DELLA SINISTRA= Stampa
Scritto da Redazione   
Martedì 07 Agosto 2012 17:22

SINISTRADice Marco Revelli (il Manifesto, 7 agosto 2012):

“[…] mi è parsa del tutto dissennata, e in fondo suicida, la decisione di Nichi Vendola di riunirsi a coorte con il Pd. E di legare le proprie sorti ai risultati di consultazioni primarie in cui, bene che vada, potrà contendere il secondo posto a un qualche Renzi,e dopo le quali si troverà vincolato al programma del vincitore: lo stesso che ha approvato la riforma Fornero con art. 18 incluso (su cui non mi pare che Vendola fosse d’accordo), la riorganizzazione del sistema pensionistico con esodati annessi, la modifica dell’art. 81 della Costituzione, con la messa fuori legge delle politiche keynesiane, la spending review … ecc.ecc. E che per queste ragioni non potrà che farsi garante della continuità di quelle politiche”.

 

E ancora:

Fuori dal cerchio magico in cui sono incentrate tutte le ipotesi di governo del dopo-elezioni - Pdl e Udc, Pd e Sel - […] c’è un popolo esteso, in potenziale espansione, che in quelle sigle, in quelle facce non ci crede più. E che probabilmente non ci sta a rassegnarsi all’alternativa tra morire subito di default o entrare in una lunga agonia sociale in cui la fine del tunnel non solo non si vede ma viene via via allontanata dalle misure di ‘risanamento’ subite”.

Ha ragione, Revelli;  anche se egli manifesta un’eccessiva fiducia nella possibilità per qualcuno di proporre “un altro stile di far politica, che restituisca dignità e parola ai cittadini e ai territori”; e un generoso affidamento ad una “immaginata galassia (uno spazio immenso) che sappia riconoscersi e condensarsi intorno a pochi, semplici punti da non negoziare, senza gli esercizi bizantini del vecchio Arcobaleno, senza bilancini e intergruppi, senza estenuanti mediazioni. Semplicemente per un atto di riconoscimento del reale’”.

Ecco, su questo vorremmo dire la nostra, in breve e semplicemente.

Per molti motivi, abbiamo avuto modo di conoscere più da vicino, appunto, il “reale in Puglia”, il “reale in Basilicata”, il “reale in Molise”.

Lì, Vendola ha realizzato abbondantemente l’immersione negli “esercizi bizantini” che Revelli detesta a ragione e la ginnastica degli equilibri azzardati tra “bilancini e intergruppi” tenuti insieme in forza di “estenuanti mediazioni”.

Lì, ed in Molise in misura devastante, Di Pietro, e addirittura la cosiddetta Federazione della sinistra per non dire dell’immancabile Pd, sono al carro di un superstite di Forza Italia, rappresentato come la bandiera del nuovo mondo che governerà la regione in caso di imminenti elezioni regionali. Lì, in Molise, si sta consumando sotto gli occhi di tutti un arrembaggio francamente selvaggio a quel che resta del bene comune. Consigli di amministrazione di enti economici di decisiva importanza (dalla Finmolise al Consorzio industriale di Termoli, allo zuccherificio del Molise, alla Molise dati ecc. ecc.) vengono riempiti di mandatari del Pdl, del Pd, dell’Idv, di Sel e via con i gregari.

Lì, il “popolo sparito” - per dirla con di Ilvo Diamanti - e cioè il cerchio magico dei partiti che stanno sbranando il Paese e la Regione, non è affatto sparito; è “sparito” forse nelle parole non nei fatti: Sel è contro le politiche di Monti ma in Molise sta con gli altri, con il Pd che inneggia a Monti, Idv si oppone a Monti ma fa suo il candidato presidente del centrosinistra per il Molise appena uscito dal mondo propriamente berlusconiano, la Federazione della sinistra non parla e segue il carro.

In questo scenario c’è l’Italia di oggi: inviperita in un intreccio di interessi  che stringe gli uni agli altri, logorroica, retorica, truffaldina, appropriatrice indebita di ricchezze, litigiosa sulla scena, omologata nelle azioni, immemore della sua stessa storia, della Costituzione manco a parlarne.

Ecco: la Costituzione. Non dovrebbe essere questa - almeno per la sinistra che voglia mantenere un minimo di identità e di presentabilità – il  punto da non negoziare, senza gli esercizi bizantini del vecchio Arcobaleno, senza bilancini e intergruppi, senza estenuanti mediazioni e senza ammiccamenti, come auspica Revelli?

Dovrebbe essere, questo ritorno consapevole alla Costituzione, un passo obbligato per la sinistra in un momento di sgretolamento della società e dello Stato; dovrebbe. La gara, invece, è tra chi dà l’ultima picconata alla Carta per spartirsi le spoglie di un Paese ormai vinto.

Noi pensiamo che c’è spazio per resistere.

Sudcritica

Ultimo aggiornamento Domenica 15 Dicembre 2013 18:50
 
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