RUBY. VA BENE TUTTO. MA NON CI AVRE(s)TE FESTANTI AI PIEDI DEL PATIBOLO Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 16 Febbraio 2011 18:20

 di Nicola Magrone
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La vicenda di Berlusconi, che essendo privata non interessa nessuno ma che avendo come interprete il presidente del Consiglio interessa tutti, sulla quale tutti fanno una premessa d’obbligo: io non sono bacchettone e non guardo da nessuna serratura e via chiudendo gli occhi e sfogliando atti di un processo, sta portando ruvidamente all’estremismo tendenzialmente sanguinario, per ora verbale.


Le parole, le più pesanti e tragicamente evocative, si sprecano.
Tra i tanti, martedi scorso 15 febbraio, introducendo il programma Ballarò, Crozza, - sempre più ostentatamente convinto di essere un uomo di spettacolo dotato di intelligenza molto superiore alla media dei cretini – si è avventurato senza paura di perdersi in territori a lui ignoti nel cogliere nel 6 aprile prossimo (giorno fissato per il processo a Berlusconi, Ruby parte offesa) un buon auspicio per una condanna di Berlusconi magari il 25 aprile; una coincidenza di date perfetta - ha annotato il comico - per celebrare come si deve la Liberazione. Altri, e non pochi, vanno evocando Piazzale Loreto e il penzolare dalle corde di corpi martoriati.

Ecco: va bene tutto ma non va bene affatto la facilità irresponsabile con la quale si adombrano scenari intensissimi e drammatici, dalla Resistenza, alla Liberazione a Piazzale Loreto, per esaltare la voglia di cogliere al volo l’evidente debolezza dell’avversario. Va bene tutto, che un presidente del Consiglio debba imporre dei limiti anche alla sua libertà privata e personale, che la donna ha diritto a non essere comprata come merce, ecc. ecc. via via riscoprendo principi sacrosanti a patto di non prenderli troppo sul serio nelle cose quotidiane della vita (li rivendicò Olympe De Gouges nel 1791 e finì sul patibolo lasciando in verità poche eredi e pochissimi eredi); va bene tutto, che Berlusconi cada Ai piedi dI Ruby o in un’aula di giustizia, nelle piazze o sulle colonne di un coro di giornali. Va bene pure l’ammirazione per un’inchiesta vissuta come di altissima professionalità manco avessero scoperto chi uccise Salvatore Giuliano (ricorda, Crozza, il fatto di cronaca?). Quello che non va bene è l’abuso di riferimenti a fatti che non assecondano alcun sorriso tanto meno lo sguaiato e rumoroso applauso di piazze urlanti che brandiscono la Costituzione togliendocela di prepotenza e per un momento dalle mani.

Mettiamo Piazzale Loreto. Che cosa c’è da augurarsi, una riedizione? Della cui prima edizione ancora si discute e ancora si discuterà intorno al quesito se fu giusta quella immonda esecuzione e quella recita lugubre e anticostituzionale ante litteram (non fu da quel terribile corto circuito umano, sociale, culturale, politico che trasse mille sue ragioni la Carta Costituzionale del ’48 con la sua pretesa di delineare una società pacifica e rispettosa della legalità anche e soprattutto nei confronti dell’avversario, insomma nei confronti di tutti e di ciascuno?). E’ giusto e necessario che ancora si discuta di quegli eventi, che si provi anche ad attenuarne la portata ingiuriante l’intera umanità con il pretesto di una obiettiva contestualizzazione (crimine, vendetta, crimine); è giusto e utile discuterne. E tuttavia, riproporre oggi, o solo immaginare (anche dentro ad un monologo da avanspettacolo) un approdo di quel genere alla navigazione senza bussola di questa seconda Repubblica senza padri e senza madri (costituenti) significa, questo sì, ammutolire le piazze pensanti e respingere gli individui verso il più cupo desiderio di morte e di violenza.

Spiacenti, egregio Sig. Crozza: lei è un comico, il suo mestiere è quello di strappare un sorriso; martedì lei è riuscito però, al cospetto di ospiti balbettanti in un dibattito intriso di rumori e di grida e povero di parole - i pensieri in quel tipo di sedi si son persi da tempo - a metterci un po’ di paura. Voleva strapparci un sorriso o ci immaginava tutti accomodati e festanti ai piedi del patibolo? Vogliamo lealmente parteciparle che non ci saremmo, che non ci saremo. Comprende? Dove c’è un patibolo e un coro festante lì ci è chiaro che ce l’hanno con noi.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 23 Febbraio 2011 12:13
 
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