=27 GENNAIO. QUANTE INGIURIE IN UNA SOLA VOLTA= Stampa
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
Scritto da Redazione   
Venerdì 27 Gennaio 2017 00:00

CodiceBreveRazzismoFascistaIl 17 novembre del 1938, Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e per volontà della Nazione, Re d’Italia, Imperatore d’Etiopia, “ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere”, decreta - “su proposta del DUCE, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro per l’Interno, di concerto coi Ministri per gli affari esteri, per la grazia e giustizia, per le finanze e per le corporazioni” - un complesso, pignolo e accanito sistema di norme che porta la difesa della razza praticamente ovunque. E’ il Regio Decreto legge 17 novembre 1938 - XVII, n.1728, contenente Provvedimenti per la difesa della razza italiana. E’ il testo fondamentale della legislazione razziale del fascismo: Sudcritica vuole ricordare oggi, nel Giorno della Memoria, l’ignominia delle leggi razziali con testi tratti dal Codice breve del razzismo fascista - La “questione razziale”. Stato totalitario e democrazia costituzionale, di Nicola Magrone (edizioni dall’Interno-Sudcritica), che raccoglie ed analizza tutti i documenti della legislazione razziale fascista. Vogliamo ricordare oggi anche una grande amica di Sudcritica, Elisa Springer, ebrea austriaca, costretta a subire le atrocità dei campi di sterminio nazisti e poi vissuta a lungo in Puglia. Di Elisa pubblichiamo la Testimonianza apparsa anch'essa nel Codice Breve.

Scrive Magrone nel volume sulle Leggi razziali:

Le “leggi razziali” del fascismo hanno goduto di un “trattamento” particolarmente benevolo: quello che si dà a una cosa straordinariamente eccezionale, anomala, imprevedibile, imprevista, e nemmeno voluta. Detto questo, il caso sarebbe chiuso. E dunque, non conterebbe nulla tutto il resto, una mostruosità potendoci toccare in sorte sotto tutti i regimi e ad ogni latitudine; un mostro è un mostro. E nemmeno conterebbe nulla l’affanno di chi si ostinasse a collocare sentinelle armate di tutto punto ai confini dell’ “abitato costituzionale”: la mostruosità non viene da dentro ai confini, viene da fuori, non si sa da dove, non si sa perché; se viene, non si fa annunciare, un fulmine, un tuono, una calamità.

Da questo punto di vista, si spiega perché appaiono sempre più “fuori gioco e fuori tempo” quanti, oggi, si ostinano a dislocare sentinelle a difesa della nostra Carta costituzionale: della quale - sembra di capire - si pensa che non sia uno strumento capace di impedire l’imprevisto se non fatale ripiegarsi della società nel desiderio di comandi semplificati. Tanto vale - sembra di capire che si pensi sempre più diffusamente – esorcizzare il pericoloso ripetersi della storia attrezzandoci a “riviverlo” amichevolmente e a “governarlo” per finirne governati. Joseph Roth ha detto questa preoccupazione, che sta tra le ragioni di questo libro, così: “E’ inimmaginabile quante ingiurie in una volta sola può sopportare un essere umano che è già stato oltraggiato”.

decreto-razza

Il decreto - pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia n.264 del 19 novembre 1938 - fu convertito in legge, senza modifiche come tutti gli altri provvedimenti analoghi, con la legge 5 gennaio 1939 n.274.

Esso era stato la traduzione in “un complesso, pignolo e accanito sistema di norme”, secondo la definizione di Magrone, della Dichiarazione sulla razza che era stata approvata dal Gran Consiglio del Fascismo il 6 ottobre 1938, e pubblicata sul Foglio d'ordine del Partito Nazionale Fascista il 26 ottobre 1938. Riportiamo qui la “Dichiarazione” del Gran Consiglio.

 

Il Gran Consiglio sulla Politica Razziale (6 ottobre 1938)

DICHIARAZIONE SULLA RAZZA

Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti.
Il problema ebraico non è che l'aspetto metropolitano di un problema di carattere generale.
Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:
•    a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
•    b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici - personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
•    c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
•    d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.

Ebrei ed ebraismo
Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale - specie dopo l'abolizione della massoneria - è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato - in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo. L'immigrazione di elementi stranieri - accentuatasi fortemente dal 1933 in poi - ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani, nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica, l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevici di Barcellona.

Il divieto d'entrata e l'espulsione degli ebrei stranieri
Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno, degli ebrei stranieri, non poteva più oltre essere ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili - secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie - è indispensabile. Il Gran Consiglio del Fascismo decide che oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all'esame dell'apposita commissione del Ministero dell'Interno, non sia applicata l'espulsione nei riguardi degli ebrei stranieri i quali:
• a) abbiano un'età superiore agli anni 65;
• b) abbiamo contratto un matrimonio misto italiano prima del 1° ottobre XVI.

Ebrei di cittadinanza italiana
Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:
• a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
• b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
• c) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
• d) non è considerato
di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI.

Discriminazione fra gli ebrei di cittadinanza italiana
Nessuna discriminazione sarà applicata - escluso in ogni caso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado - nei confronti di ebrei di cittadinanza italiana - quando non abbiano per altri motivi demeritato - i quali appartengono a:
• 1) famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute dall'Italia in questo secolo; libica, mondiale, etiopica, spagnola;
• 2) famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola;
• 3) famiglie di combattenti delle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra;
• 4) famiglie dei Caduti per la Causa fascista;
• 5) famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della Causa fascista;
• 6) famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni 19- 20- 21- 22 e nel secondo semestre del 24 e famiglie di legionari fiumani.
• 7) famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate da apposita commissione. Gli altri ebrei

I cittadini italiani di razza ebraica, non appartenenti alle suddette categorie, nell'attesa di una nuova legge concernente l'acquisto della cittadinanza italiana, non potranno:
• a) essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
• b) essere possessori o dirigenti di aziende di qualsiasi natura che impieghino cento o più persone;
• c) essere possessori di oltre cinquanta ettari di terreno;
• d) prestare servizio militare in pace e in guerra. L'esercizio delle professioni sarà oggetto di ulteriori provvedimenti.

Il Gran Consiglio del Fascismo decide inoltre:
• 1) che agli ebrei allontanati dagli impieghi pubblici sia riconosciuto il normale diritto di pensione;
• 2) che ogni forma di pressione sugli ebrei, per ottenere abiure, sia rigorosamente repressa;
• 3) che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e l'attività delle comunità ebraiche secondo le leggi vigenti;
• 4) che, insieme alle scuole elementari, si consenta l'istituzione di scuole medie per ebrei.

Immigrazione di ebrei in Etiopia
Il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare la immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell'Etiopia. Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei, potranno essere annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento che l'ebraismo assumerà nei riguardi dell'Italia fascista.

Cattedre di razzismo
Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con soddisfazione che il Ministro dell'Educazione Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali Università del Regno.

Alle camicie nere
Il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai Fascisti che le direttive del Partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del Gran Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli Ministri.

 Testimonianza

 “Mi sono persa e ritrovata”

 di  Elisa Springer

Di solito, tutte le favole iniziano con “c’era una volta”. La mia, purtroppo, non è una favola; ma inizia ugualmente con “c’era una volta”.

C’era una volta la vita che avrei voluto vivere ma che un uomo di nome Adolf Hitler mi impedí di vivere.

Avrei preferito dimenticare; non ci sono riuscita.

Oggi, la vita mi obbliga a ricordare, a far ricordare.

Io non sono una grande oratrice né una grande scrittrice. Io sono solo una donna di 84 anni che ha provato, che ha subíto, che ha visselisa e nicola2uto tutto l’odio dell’uomo e che, malgrado tutto, ama disperatamente il suo prossimo.

Purtroppo, sembra che tutte le nostre sofferenze, tutti i nostri morti non siano serviti proprio a nulla. L’uomo si butta tutto alle spalle, le guerre continuano, i delitti continuano, l’intolleranza continua.

A distanza di piú di cinquant’anni dalla Dichiarazione dei diritti umani, la storia non ha ancora reso giustizia alla sofferenza e al sacrificio di milioni di innocenti. Ancora oggi, la testimonianza di aggressioni sociali, la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, gli odi etnici, ci fanno rimeditare sul senso vero di quei diritti pure affermati e propagandati con tanta solennità.

elisa ridottaL’insensibilità, che nei lager era figlia della paura, della miseria, dell’abitudine anche, oggi si nasconde nella vacuità dei dibattiti culturali sui diritti dell’uomo.

Questa umanità lacerata vuole, invece, un messaggio di speranza e un progetto fatto di certezze.

Attenzione, dunque: la solitudine, la diversità mal sopportata, la sopraffazione, la disattenzione sono ancora di casa nella nostra civiltà.

E dunque, è necessario che si superino i pregiudizi: amiamo la vita, la speranza, la pace, la fratellanza, il rispetto, la pietà. Io mi sono misurata con questi valori assoluti pagando il prezzo della mia stessa identità. Dopo essere stata costretta a confrontarmi, a ricercarmi, dopo essermi persa e ritrovata, dopo tanto atten­dere, forse sono riuscita a vedere la mia vita, la mia luce. Ho compreso che la morte stessa non è forse piú importante dei frutti d’amore che essa produce: i frutti della conoscenza, di coscienze avvertite, presenti, impegnate nella costruzione e nella difesa di una società aperta all’amore, alla giustizia, all’ugua­glianza.

Un giorno, noi tutti - tutti quanti - dovremo affrontare lo stesso ultimo tragitto: a me piacerebbe tanto poterlo fare tenendoci tutti quanti per mano.

.

 

Ultimo aggiornamento Sabato 28 Gennaio 2017 12:47
 
Condividi