=CRISI. SU QUALI DATI RAGIONA MONTI?= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 14 Gennaio 2012 11:32

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Gennaio-Settembre 2011:

° le entrate tributarie sono aumentate dell’1,6%
° le spese sono diminuite dello 0,4%
E’ uno Stato in procinto di fallire, quello italiano, come dice Monti?

 

di Mino Magrone
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L’11 gennaio l’Istat ha reso nota la situazione dei conti pubblici italiani relativa ai primi nove mesi del 2011.

Il rapporto deficit/Pil relativo al terzo trimestre  2011 è sceso al 2.7% (il trattato di Maastricht prevede il 3%) e quello dell’intero periodo gennaio-settembre è al 4.3%. Le entrate tributarie sono aumentate dell’1.6% e le spese diminuite dello 0.4%. L’Istituto centrale di statistica ci informa che il saldo primario (avanzo o disavanzo che registra l’indebitamento al netto degli interessi passivi) nel terzo trimestre è stato positivo e ha mostrato un avanzo primario sul Pil dell’1.7%, circostanza quest’ultima che non si verificava da almeno tre anni.

 Queste notizie pubblicate dall’Istat, a mio parere, sono più importanti rispetto alla consueta rilevanza dei dati forniti dall’Istituto di statistica perché, da un lato, riguardano un periodo di tempo in cui ministro dell’economia era ancora Tremonti e presidente del consiglio Berlusconi e, dall’altro, sono le prime informazioni date agli Italiani dopo le preoccupanti affermazioni fatte dal presidente del consiglio Monti sulla imminenza del fallimento dello Stato italiano qualora non fossero stati imposti, con il cosiddetto decreto Salva Italia, durissimi sacrifici.

Ha detto tutta la verità Monti? O ha voluto spianare la strada al suo governo accentuando i motivi di crisi e, pertanto, mettendo in grave angoscia quasi tutti gli Italiani? Sta di fatto che l’Istat ci dice che, a fine settembre 2011, l’avanzo primario sul Pil era dell’1.7%. Tra l’altro, sempre nel 2011 il “fabbisogno” (cioè la necessità di far ricorso all’indebitamento sul mercato primario dei titoli pubblici) è sceso a 61 miliardi con una riduzione di oltre cinque-sei miliardi di euro rispetto al periodo precedente.

Tutto ciò è in contraddizione con le affermazioni molto drammatiche del nostro presidente del consiglio. Da un tecnico ci si aspetta che dica tutta la verità e non mezza verità o mezza bugia.

E’ vero, tuttavia, che l’Italia, e non soltanto l’Italia, è in crisi. Forse, però, sarebbe opportuno tenere sotto attenta sorveglianza non soltanto il nostro enorme debito  (che è di ben 1.900 miliardi, il 120% del Pil: il più alto in Europa dopo quello della Grecia, 165%) ma anche altre situazioni che comportano, ovviamente, un altro tipo di analisi della crisi economica ed altri rimedi, molti dei quali incompatibili e contrapposti a quelli di cui tira vanto (come ha fatto in Francia ed in Germania) il presidente del consiglio Monti e contenuti nel decreto Salva Italia.

Traendo qualche conclusione provvisoria da questi primi dati ufficiali, io ritengo che la crisi sia causata dal “sottoconsumo” per cui è urgente spostare l’attenzione dalle imprese (vale a dire dall’offerta) ai lavoratori (vale a dire alla domanda). Inoltre, sul versante finanziario e monetario, va analizzato a fondo il fenomeno, molto evidente, dell’accentuarsi in questa fase, della cosiddetta “preferenza per la liquidità” da parte degli investitori e delle banche, che causa, tra l’altro, la contrazione del credito ai singoli soggetti (mutui e prestiti) e alle imprese (capitale circolante e per investimenti). Il risparmio non investito genera riduzione del reddito nazionale.

Risparmio non investito e sottoconsumo, a mio parere, meritano una più attenta riflessione. Ma tutto ciò lo vedremo tra qualche giorno, su questa rivista.

Ultimo aggiornamento Sabato 14 Gennaio 2012 11:47
 
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