=LA COSTITUZIONE. UNA COSA "CHE STA" E CHE VINCE LA "TEMPESTA SENZA VERITA'" DEI NOSTRI ANNI= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 10 Ottobre 2012 12:23

TEMPESTA

Stampa, politica, cultura.

La grande menzogna dell'autoriforma

 

di Mino Magrone

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La parola verità, nei rari momenti in cui è evocata, è messa sempre tra virgolette quasi a significarne il depotenziamento semantico, la debolezza ed il tramonto sanciti dalla cultura filosofica e scientifica contemporanea.

Oggi la verità (questa volta veramente tra virgolette) la fanno i mezzi di informazione.

Eppure, a sentire i direttori dei giornali, onnipresenti in tutte le trasmissioni televisive, i loro giornali riportano simpliciter i fatti. Nulla di più falsificabile di questa loro ostentata affermazione.

Dicono: fatti e non si avvedono che i fatti non esistono; esistono “interpretazioni”, (Nietzsche) e, se esistono, “sono carichi di teoria” (Popper).

In mezzo a questa tempesta senza verità (la più angosciante) si trova il cittadino, l’elettore, il quale, per esempio, nella prossima primavera 2013 dovrà, se lo vorrà, votare per il rinnovo delle Camere parlamentari.


Mi chiedo: come, in base a quale argomento, a quale verità, perché andare a votare?

Come sapere e conoscere la verità se è la stessa così detta “casta” che racconta la sua propria improbabile autoriforma, se sono sempre i soliti suoi capi intramontabili a darci lezioni morali, politiche e di buon governo?

La risposta a queste domande non è facile.

Leggevo tempo fa l’Inno  a Zeus di Eschilo il quale dice che se si deve gettare con verità il “dolore dell’animo” il “dolore che rende folli”, occorre un atteggiamento in cui la verità è condizione della felicità. Come si vede lo scopo è l’apertura della verità e tutto il resto diventa mezzo per questa apertura.

L’apertura della verità è la stessa felicità degli individui e della Polis.

Lo scopo è la verità. La conseguenza è la felicità del cittadino, quindi la voglia di votare, di opporsi alle caste (politiche, giornalistiche ed economiche), di oltrepassarle con il toglimento di ogni causa di dolore sociale e individuale.

Questi politici molto difficilmente potranno smettere di vestire i loro panni nei quali si sentono bene e dove  in effetti stanno molto bene.

I cittadini che lavorano, quelli che hanno perduto il lavoro, gli studenti, le donne, il popolo insomma deve modificare in profondità il modo di pensare, di essere e di agire. Più senso critico, più distacco dai soliti pifferi incantatori della politica e dell’informazione funzionale alla continuità di questa assurda ed infelice situazione. Meno senso comune nel pensare e nell’agire per sporgersi nell’apertura della verità. Meglio apparire ed essere astratti ricercatori di verità (Alétheia, verità, in lingua greca vuol dire non nascondimento ossia disvelamento) che concreti operatori e però, ma anche perciò, identici agli uomini ed alle nutrite schiere delle caste corrotte e corruttrici.

Ma come è possibile affacciarsi all’apertura della verità? In Italia abbiamo una piccola grande arma di fortissima opposizione alla situazione politica e sociale data ed imposta. Non è la soluzione di tutti i guai e di tutte le tristezze. Questo è ovvio. Ma è, almeno sul versante politico, un qualcosa, un “ciò che sta” a serena garanzia del libero fluire della vita democratica.

Se fosse possibile, ma molti affermano che lo è, mettere tra parentesi le infinite cose, i fenomeni, i sentimenti che ci circondano e fanno la nostra esistenza, la nostra vita, lasciare fuori le parentesi un residuo, (nel caso nostro il residuo da avvicinare, pensare ed osservare è “ciò che sta”), potremmo senza mediazione alcuna, direttamente, conoscere e scorgere in “ciò che sta” la nostra Costituzione del 1948.

Almeno fino alla prossima primavera 2013 sospendiamo il giudizio sulle chiacchiere  interessate e fuorvianti dei partiti, degli uomini politici e dei loro megafoni moltiplicatori di immagini e di parole sprecate o pericolose. Applichiamo su tutto ciò una forma sui generis di “Epoché” (ancora una volta la lingua greca ci soccorre). L’Epoché è la sospensione del giudizio). Concentriamoci sul residuo, su ciò che sta fuori dall’Epoché. Su “ciò che sta”, sulla Carta costituzionale del 1948 che sta, come la verità, a impedire che “il dolore che rende folli” ci uccida.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 10 Ottobre 2012 12:51
 
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