=EUROPA. CHI CI TIENE SULL’ORLO DEL BARATRO= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 08 Dicembre 2012 13:33

 

povertajpgLa congiura contro l’Europa povera

di Mino Magrone

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La congiura contro i poveri è in pieno svolgimento. Contro i lavoratori dipendenti ed i pensionati e contro i paesi ed il capitale industriale dell’Europa meridionale. In Italia  il Governo Monti raccoglie un altro “successo” poco invidiabile. Riassumibile in questa contraddittoria realtà: il PIL quest’anno diminuisce del 2,50% e le entrate tributarie aumentano del 4,4%. Ciò significa che gli italiani pur essendo più poveri sono costretti a pagare più tributi. Stando all’aumento del gettito tributario l’Italia sembrerebbe attraversare la fase di un vero e proprio boom economico. Il dato tributario rispecchia, però, un’Italia illusoria e distorta. La congiura contro i poveri emerge in tutta la sua drammatica evidenza se consideriamo il fatto che l’aumento delle entrate tributarie  è, in cifra assoluta, di oltre 12 miliardi di euro e che tale aumento è dovuto in parte all’acconto dell’IMU pagato nel giugno scorso ed in parte al maggior prelievo fiscale sugli stipendi e sulle pensioni (2% in più). Pagano di meno (nonostante l’aumento dell’aliquota iva dal 20 al 21% ) i detentori di reddito da lavoro autonomo. La riduzione del gettito dell’iva è del 2%  (circa 1781 milioni di euro). Resta stabile, invece il gettito che proviene dalle imprese.

Questa noiosa elencazione di cifre e percentuali dimostra però che la congiura sui poveri è in atto contrariamente alle promesse del Governo Monti il quale dichiara di voler abbattere il cuneo fiscale con beneficio sui salari netti in busta paga e sulle pensioni, ma anche sul costo del lavoro a carico delle imprese.
In sintesi, il Governo dà ragione ad Angela Merkel: gli italiani hanno consumato di più rispetto alle loro possibilità per cui la crisi economica va aggravata con prelievi tributari eccezionali per spingere i salari, i consumi, l’occupazione, gli investimenti in una parola il reddito individuale e nazionale sui più bassi fondali possibili.
I conti pubblici così sarebbero meno disordinati, lo spread (la fiducia degli investitori sui nostri titoli pubblici) scenderebbe ed il paese sarebbe pronto a chiedere perdono per aver osato di vivere al di sopra delle sue possibilità. Ma  per i Paesi del Nordeuropa tutto ciò non basta, chiedono di più perché temono che i Governi dell’Europa meridionale non siano fedeli e rompano il fronte del rigore e della giusta punizione alla povertà. Su pressante suggerimento della Germania il presidente del Consiglio Ue, il belga Herman Van  Rampuy, ha inserito nella bozza delle conclusioni per il summit dei 27 Capi di stato e di governo in programma a Bruxelles il 13 e 14 dicembre prossimi la proposta secondo la quale puntare di fatto a commissariare i paesi con rischi di conti pubblici fuori controllo. Questi  paesi dovrebbero firmare contratti preventivi e vincolanti sulla necessità delle riforme. La  valutazione ex-ante dei piani nazionali e dell’andamento economico di un paese membro dell’eurozona è chiesta per vincolare quel paese con un contratto preventivo a misure economiche e sociali di austerità e rigore.
Con i contratti vincolanti Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia dovrebbero cedere a Bruxelles (in sostanza alla Germania) molta più sovranità nazionale rispetto ai paesi del Nordeuropa.
Inoltre, in quella stessa bozza da discutere il 13 e 14 dicembre prossimi Van Rampuy ha provveduto ad inserire, dietro suggerimento del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, lo slittamento a marzo del prossimo anno della discussione sull’attribuzione alla sola BCE della vigilanza su tutte le banche europee; questione, questa, che per la Germania potrebbe  rappresentare un primo pericolo sull’importante passo per fare della BCE la banca europea prestatrice di “ultimo grado” o, come pure si dice  di “ultima istanza”. Oggi, i 17 paesi dell’eurozona non hanno sovranità sull’emissione di banconote. In Italia, ma anche negli altri paesi con moneta unica, la Banca d’Italia non è più banca di emissione. Gli euro li stampa la BCE la quale, tuttavia, non può acquistare sul mercato secondario i titoli del debito pubblico emessi dai 17 stati membri dell’eurozona. Questa situazione espone gravemente gli stati con debito pubblico elevato al rischio della bancarotta. Con l’istituzione dell’euro, della BCE e con la conseguente sottrazione alla Banca del ruolo di prestatrice di ultima istanza o grado, si è data la possibilità concretaper gli Stati di fallire. Infatti, gli investitori nazionali ed esteri, a fronte di un debito pubblico molto elevato (diciamo , come indica il trattato di Maastricht, largamente superiore al 60%  del PIL) non si sentono più protetti e garantiti sulla certezza del rimborso delle somme investite alla scadenza del titolo. Prima dell’entrata in vigore  della moneta unica europea in Italia garantiva la Banca d’Italia la quale, come prestatrice di ultimo grado, impediva l’insolvenza dello Stato italiano e quindi garantiva il rimborso del titolo pubblico alla scadenza.
Lo Statuto della BCE non consente alla Banca d’Italia di essere banca prestatrice di ultima istanza. Sicchè, i titoli dei paesi fortemente indebitati rischiano alla scadenza di non essere rimborsati. Perciò gli investitori pretendono altissimi tassi di interesse sul capitale dato a prestito. Ed è perciò che lo spread è ormai diventato, ma solo per i Paesi a forte debito pubblico, stabilmente alto.

La Germania e gli altri paesi del Nord Europa non vogliono una BCE prestatrice di ultimo grado perché, se ciò consentissero, avverrebbe per esempio per l’Italia ciò che accade per il Giappone o per gli USA; paesi questi ultimi che hanno un debito pubblico elevatissimo(il Giappone ha un debito pubblico molto più elevato dell’Italia; gli USA meno del Giappone ma ugualmente elevato) ma spread molto bassi. In quei due Paesi esiste la banca di emissione prestatrice di ultima istanza sicchè gli investitori non temono l’insolvenza dello Stato ed il conseguente mancato rimborso dei titoli del debito pubblico.
La BCE non può farlo e ciò costituisce un altro grave motivo di sudditanza dei paesi meridionali dell’Europa alle mire egemoniche di un Nordeuropa che ci angoscia, ci impoverisce, ci ricatta tenendoci sul filo del rasoio del “baratro” da cui, dice Monti, lui ci ha salvato, proprio lui che è tanto stimato da Angela Merkel. Questa è la congiura di stampa, televisione, Europa del nord, Governi europei, capitale finanziario, buona parte della cultura europea. È la congiura contro i poveri che vengono accusati di aver peccato gravemente coi loro consumi al di sopra delle loro possibilità. Bisogna ricacciarli indietro! E questa volta, strano a dirsi, forse il capitale industriale non fa parte dei congiurati almeno nell’Europa povera.


Ultimo aggiornamento Sabato 08 Dicembre 2012 18:17
 
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