=PER FAR RIPARTIRE L'ITALIA NON SERVE STRAVOLGERE LA COSTITUZIONE= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 24 Marzo 2014 14:48

costituzione1Proposta, da parte di un attivista di Italia Giusta, di una piccola guida pratica, aperta a suggerimenti, per orientarsi tra i temi di stretta attualità politica

 

di  Nicola Sacco

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Benché sia divenuta un’acquisizione di molti tra coloro che fanno politica o che se ne occupano a vario titolo – su per giù gli stessi che nel tempo hanno cambiato pelle più volte ed infine, oggi, li vediamo autoassegnarsi l’immagine (piuttosto posticcia) di “moderni”, ivi comprese nonnette dell’elzeviro domenicale e zioni parlatori televisivi -, la necessità di cambiare la Costituzione non è, tuttavia, un dato di cui il movimento Italia Giusta Secondo la Costituzione voglia farsi una ragione. Di più: secondo IGSC, non è un dato di preoccupazione per i cittadini italiani alle prese con assilli di ben altra natura. Ma proprio per quest’ultima ragione si chiede agli italiani di riflettere più approfonditamente su quanto segue.

  • È bene dire da subito che coloro che oggi s’impancano a supremi interpreti delle presunte mutazioni sociopolitiche, alle quali si deve necessariamente adattare la Carta Costituzionale a colpi di modifiche spacciate come urgenti, con le loro incalzanti proposte (tutte variazioni variamente inquietanti sullo stesso tema “presidenzialista”), stanno in realtà prospettando (e di prospettiva mediatica in prospettiva politica imponendo) uno scenario dove, nientemeno!, l’ordinamento della Repubblica italiana non sarà più lo stesso. Pare cosa da poco, questa, agli italiani?

Si dice, nei casi più moderati, “basta col bicameralismo perfetto!”, magari evitando di pronunciare il più brutale “via il Senato!”,senato argomentando che semplificazione e velocità decisionali sono cose di cui l’Italia ha estremo bisogno. Ma si tace, con sistematica e programmatica reticenza, la reale portata degli interventi necessari a conseguire quel risultato. Proviamo noi a rendere noti i mali di questo progetto. Il bicameralismo perfetto, infatti, non è una zavorra di cui paia opportuno disfarsi, né sarebbe pensabile farlo in modo indolore per la democrazia italiana, in quanto esso è sancito nella seconda parte della Costituzione, denominata appunto “Ordinamento della Repubblica”. Alle critiche mosse verso il sistema bicamerale perfetto, ci paiono ancora più che valide le repliche contenute nel “Piccolo Libro della Costituzione” (di Nicola Magrone), laddove in più d’un punto viene esplicitata “l’idea del Costituente del Senato come luogo di più approfondita e saggia riflessione”, perché “un Parlamento più riflessivo non può che ancorare più a fondo il Paese nelle regole della democrazia”. Insomma, un Senato della Repubblica che smetta di concorrere, in modo paritario rispetto alla Camera, alla scrittura delle leggi ordinarie o a votare la fiducia al Governo, è sicuramente una semplificazione ma una semplificazione da ascrivere al sovraordinato disegno di indebolimento della democrazia italiana (in rispondenza sin anche di piani piduisti) attraverso la disinstallazione delle rappresentanze democratiche, non certo una cura di cui possa beneficiare il popolo italiano. Una semplificazione, inoltre, già inscritta nel progetto presidenzialista, il quale domanda esattamente questo, il ridimensionamento drastico del ruolo delle assemblee elettive in favore di un Esecutivo che si prende molti più poteri di quanti ne abbia oggi. Dunque, se solo si sentissero dire più spesso queste cose, se solo si sentisse dire che depotenziare il Senato a quel modo significa stravolgere la Costituzione nel senso che deve cambiare l’Ordinamento della Repubblica, il quale è costruito attorno alla centralità del Parlamento, non a quella del Presidente del Consiglio, perché il Parlamento è il luogo della dialettica democratica, cioè della discussione, dei conflitti e della ricomposizione dei costituzione4conflitti politici, quello il luogo della compensazione, mentre diversamente, un Governo più forte ci esporrebbe tutti a un arbitrio potenzialmente più insopportabile, se solo la grande informazione fosse più chiara su questo, si guarderebbe tutti con maggior severità all’attuale Capo di Governo e al sostegno che riceve oggi dalla politica. Ad ogni buon conto, ITALIA GIUSTA SECONDO COSTITUZIONE CHIEDE DI MANTENERE IL BICAMERALISMO PERFETTO.

  • Sostanzialmente per le ragioni sopra esposte, ITALIA GIUSTA SECONDO COSTITUZIONE NON È A FAVORE DELL’ELEZIONE DIRETTA DI ALCUN PRESIDENTE (che sia, a seconda delle fole del momento, della Repubblica o del Consiglio), dunque è contraria a riforme della legge elettorale in senso maggioritario o bipolarista che, come tali, mirano ad aumentare meccanismi plebiscitari in danno di partiti e movimenti politici che vogliano concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale (come da articolo 9 della Costituzione). ITALIA GIUSTA, pertanto, asseconda l’orientamento complessivo dell’impianto costituzionale, favorevole a un sistema proporzionale.
  • Si è sentita pronunciare, da parte di forze cosiddette ‘antisistema’, una sconcertante contrarietà al divieto di mandato imperativo costituzione2espresso nell’articolo 67 della Costituzione. Ora, una tale posizione potrebbe anche essere coerente con i progetti di riforma in senso maggioritario/bipolarista/presidenziale - laddove la minaccia che si vuole sventare sono i famigerati ribaltoni -, ma che ad assumerla siano gli stessi (il riferimento è al Movimento 5 Stelle di Grillo) che chiedono di mantenere una legge elettorale che, così come risulta dopo la sentenza della Corte Costituzionale che la riguarda, è sostanzialmente una proporzionale, denota il solito analfabetismo costituzionale. In proposito, ci soccorre sempre il Piccolo Libro della Costituzione, in cui, in margine all’art. 67 Cost., Nicola Magrone annota che “Nel sistema proporzionale, il fenomeno [dei ribaltoni] risulta meno dirompente, dal momento che i partiti (ai quali in definitiva l’elettore dà il suo voto) ottengono la delega anche alla pratica delle alleanze parlamentari che ritengono più opportune.” Restando anche a garanzia di una non insignificante libertà di manifestare il proprio pensiero (a ben guardare, ennesima libertà politica di non farsi omologare all’eventuale consolidamento delle arroganze di gruppi di potere), Italia Giusta ribadisce il suo NO AL VINCOLO DI MANDATO.

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Ultimo aggiornamento Martedì 25 Marzo 2014 15:49
 
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