=ECONOMIA. CONTRO LA POVERTA' SERVONO INVESTIMENTI PUBBLICI= Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 20 Aprile 2017 11:26

gentiloni-poletti

Le risposte che occorrono all’Italia
e che i governi
Renzi-Gentiloni
non
vogliono dare 


Si è poco discusso sulla reiterata volontà dei Governi di questi ultimi anni di impedire e ostacolare in varie forme la sostituzione dell’investimento privato (molto insufficiente) con quello pubblico. Che proprio in queste situazioni di latitanza del privato riacquista tutto il suo diritto di cittadinanza nella ben esclusiva e fortificata torre difensiva dell’economia di mercato e dello stato leggero, assente ed evanescente rispetto alla richiesta che lo stesso mercato indica con grande evidenza.

 di  Mino Magrone
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poveri in Italia 2017

Il nostro paese versa in questa situazione: gli italiani in povertà assoluta sono quattro milioni e mezzo. Quelli in povertà relativa sono otto milioni trecentomila (la fonte è l’ISTAT) e settemilioni e duecentomila le persone in gravi difficoltà economiche. Nell’insieme gli italiani in povertà sono ben 12 milioni e ottocentomila pari al 16,50% delle famiglie. Ciononostante, leggendo il Documento di Economia e Finanza (Def) del governo Gentiloni, sepolto sotto la coltre di ben 582 pagine, si trova appena un cenno al fatto (che spiega in parte la povertà) che in Italia la sola voce di spesa che scende è quella relativa agli investimenti pubblici. Cioè la spesa in beni, impianti, strade e infrastrutture crolla del 16%. Si tratta della spesa che crea sviluppo e che accresce la dotazione di capitale sociale del paese. Ebbene nel 2016 questa spesa pubblica, in valore assoluto, diminuisce di ben 11 miliardi di euro. Solo nel 2016!

confartigianato investimentiStando così le cose, evocare il puro e semplice ricorso al senso comune è più che sufficiente per capire che quando si percorre un tratto di strada lungo la quale sia gli investimenti pubblici sia quelli privati sono notevolmente bassi è urgente che la mano pubblica degli investimenti si sostituisca a quella privata per garantire la ripresa dello sviluppo economico e la riduzione delle vecchie e nuove povertà.
Ma, in Italia ciò non sta accadendo e l’apparire più vistosa e intollerabile della povertà e della disoccupazione ci interroga e chiede urgenti risposte che in questi anni i governi Renzi-Gentiloni non hanno saputo o potuto o, piuttosto, voluto dare al paese. Si è molto discusso sul fatto della mancanza di adeguati investimenti privati in questi anni nei quali per la eccezionale liquidità promossa dalla Bce (con il “quantitative
easing” ogni mese la Bce ha incrementato l’offerta di moneta di ben ottanta miliardi di euro) la conseguente riduzione dei tassi di interesse (mai così bassi) avrebbe dovuto agevolare la domanda di denaro e gli investimenti privati. Ciò non è avvenuto e si spiega col fatto che l’equilibrio tra il risparmio e l’investimento non dipende keynes e sviluppodai movimenti del tasso di interesse ma, piuttosto, dal livello del reddito. Si è poco discusso, invece, sulla reiterata volontà dei Governi di questi ultimi anni di impedire ed ostacolare in varie forme la sostituzione dell’investimento privato (molto insufficiente) con quello pubblico. Che è proprio in queste situazioni di latitanza del privato che riacquista tutto il suo diritto di cittadinanza nella ben esclusiva e fortificata torre difensiva dell’economia di mercato e dello stato leggero, assente ed evanescente rispetto alla richiesta che lo stesso mercato indica con grande evidenza.
Non sono passati molti anni da quando molti economisti di ispirazione keynesiana hanno elaborato modelli economici miranti all’obiettivo dello sviluppo economico. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti sicchè quei modelli oggi rispetto al pensiero economico unico e dominante appaiono, ma in effetti non sono, fuori dal contesto della scienza economica. È imperante ai nostri giorni la regola aurea del pareggio di bilancio che è stata persino elevata al rango di norma costituzionale. La realtà, tuttavia, anche quella del mercato, fa valere i suoi diritti.

L’attrito della realtà frena il pensiero unico e dominante e richiama su di séoccupazione l’attenzione e mette in chiaro che lo sviluppo economico, la sconfitta della povertà e della disoccupazione avvengono in un contesto culturale, scientifico ed economico nel quale il risparmio e l’investimento non sono uguagliati dal tasso di interesse ma dal livello del reddito e la domanda di investimento è collegata alla domanda globale. Se l’attrito della realtà dice che non tutta quell’acqua è passata inutilmente sotto i ponti, se quell’attrito fa riemergere concetti, pensieri e propositi troppo incautamente abbandonati vuol dire che riappaiono i così detti modelli economici attivi e propositivi dello sviluppo economico e della piena occupazione.
Vediamone almeno uno, tra i più noti della letteratura economica internazionale.
In che cosa consiste il modello di Harrod-Domar, due economisti di ispirazione keynesiana?
Senza complicare troppo l’argomento è, tuttavia, necessario premettere un concetto che ha un’importanza notevole nel modello. È il concetto secondo il quale esiste una quantità minima di capitali per l’investimento e per realizzare determinate produzioni. Tale quantità è data dal rapporto capitale/reddito. Il rapporto dice le unità di capitale da investire per ottenere l’incremento di una unità di reddito.
Insomma le condizioni indispensabili per lo sviluppo di un’economia e il suo avviamento verso la piena occupazione sono racchiuse nel modello:
V=S/K
Dove V indica lo sviluppo economico, S il risparmio sul reddito nazionale e K il rapporto capitale/reddito.
Per esempio, dato il risparmio del 20% del reddito nazionale e il rapporto capitale/reddito pari a 4 (cioè sono necessarie 4 unità di risparmio investito per ottenere l’incremento di una unità di reddito nazionale), il tasso di sviluppo (V) dell’economia nazionale è del 5%.
Sia la manovra correttiva di 3,4 miliardi di euro sia il Documento di Economia e Finanza (Def) sono molto lontani dal prendere in considerazione le variabili di cui al modello e ne sono, essenzialmente, fuori dalla ispirazione culturale. debito pubblicoSiamo ancora molto lontani dalla possibilità di un piano nazionale incentrato sugli investimenti pubblici (quelli privati sono molto bassi). Siamo ancora poco propensi e poco preparati a prendere in considerazione la grande e favorevole opportunità dei tassi di interesse molto bassi provocati dalla politica monetaria della BCE. Ma dobbiamo cambiare la rotta anche perché l’aumento del Pil porterebbe con sé un beneficio derivato: la riduzione del debito pubblico. Infatti il Pil è al denominatore del rapporto Debito/Pil. Questo possibile, ultimo e derivato risultato potrebbe essere ben visto da Bruxelles e ci farebbe stare più tranquilli e con più titoli da mettere in gioco nella partita dalla quale dipende l’avvenire dell’Europa. Nella quale dobbiamo stare per migliorarci e per migliorare l’Unione.
italia in povertà 2017 - investimenti

La previsione, per il 2017, del governo di incremento dell’1,1% del Pil è molto ottimistica. La tabella qui accanto mostra con eloquenza cruda e realistica che, se gli investimenti sia privati sia pubblici dovessero confermare il loro andamento negativo, la situazione complessiva della nostra economia non cambierà in meglio.
Nel corso dell’audizione parlamentare sul Documento di economia e finanza (Def) per il 2017, il dirigente Istat intervenuto (il direttore del Dipartimento per la Produzione Statistica, Roberto Monducci) ha fornito al Parlamento dati e studi che mostrano il crollo degli investimenti complessivi in Italia, segnato in particolare dalla vertiginosa caduta degli investimenti nell’edilizia. Quelli per macchine per costruzioni sono diminuiti del 38,6%; quelli per le case del 26,9%. Un vero e proprio tracollo! Ma anche tutti gli altri settori evidenziano cali vistosi negli investimenti (si veda la tabella qui riprodotta).
E’ proprio vero, questa volta è il mercato che ce lo dice: è necessario un cambio radicale di politica economica che deve avere il suo centro nel rilancio massiccio degli investimenti pubblici.

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Ultimo aggiornamento Venerdì 21 Aprile 2017 19:22
 
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