=CALCIOPOLI. I GIUDICATI, I PRESCRITTI E GLI INGIUDICABILI= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 13 Luglio 2011 19:32

SILVESTRI_CALCIOPOLI

 ma che diritto è se non è dalla nostra parte?

 

di Michele Silvestri
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L’estate del 2006 per il calcio italiano ha il dolce ricordo del quarto Mondiale conquistato in terra tedesca e quello più amaro dello scandalo calciopoli sul quale sembrava si fosse detto e scritto tutto. In sintesi: intercettazioni telefoniche fecero emergere una rete di rapporti - fra alcuni dirigenti di società sportive, del mondo arbitrale e della Federazione Italiana Gioco Calcio - in violazione dei principi di lealtà sportiva; le indagini che ne seguirono, raccolte e studiate dal procuratore federale Stefano Palazzi, portarono alla sua relazione conclusiva in base alla quale una commissione di saggi comminò le varie sanzioni. Pur se gran parte del calcio italiano di serie A non ne usciva immacolato, la calciopoli del 2006, per sentenze - retrocessione in serie B, penalizzazione di punti e 2 scudetti tolti alla Juventus; scudetto della stagione 2005/06 assegnato alla terza classificata Inter (poiché anche il Milan secondo classificato risultava colpevole e punito pure con punti di penalizzazione) - e dunque nell’immaginario collettivo, consegnava alla storia il calcio italiano polarizzato in: gli onesti dell’Inter contro tutto il resto della “banda Bassotti”, i più disonesti fra i quali erano ovviamente gli juventini.

Le norme violate del codice di giustizia sportiva erano essenzialmente due: gli articoli 1 e 6.

ARTICOLO 1, Doveri generali - “Coloro che sono tenuti all’osservanza delle norme federali devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”. Sanzioni per i club, responsabilità oggettiva o diretta: ammonizione; ammenda; ammenda con diffida; penalizzazione di uno o più punti in classifica; retrocessione all’ultimo posto del campionato di competenza; esclusione dal campionato di competenza e assegnazione ad un campionato inferiore; non assegnazione o revoca dello scudetto; non ammissione o esclusione a determinate manifestazioni. Sanzioni per i tesserati: dall’ammonizione alla richiesta di radiazione.

ARTICOLO 6, Illecito sportivo - “Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica, costituisce illecito sportivo”. Sanzioni per i club. Responsabilità oggettiva o presunta: a) penalizzazione di uno o più punti in classifica (se inefficace nella stagione sportiva in corso, da scontare in tutto o in parte nella stagione successiva); b) retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza; c) esclusione dal campionato di competenza e assegnazione da parte del consiglio federale a uno dei campionati di categoria inferiore; d) non assegnazione o revoca dello scudetto. Responsabilità diretta: a) retrocessione all’ultimo posto del campionato di competenza; b) esclusione dal campionato di competenza ed assegnazione da parte del consiglio federale a uno dei campionati di categoria inferiore. In caso di “pratica inefficacia della pena” è prevista la “maggiore sanzione” (esclusione dal campionato e non assegnazione o revoca dello scudetto). Sanzioni per i tesserati: dalla squalifica per un periodo minimo di tre anni sino a cinque anni con proposta di radiazione.

Nel luglio 2006 il procuratore federale Palazzi metteva nero su bianco 107 pagine nelle quali sosteneva che “esistono elementi precisi gravi e concordanti che consentono di escludere una qualsivoglia ricostruzione alternativa”, poiché le conclusioni dell’indagine “non possono essere contrastate da differenti interpretazioni fondate su prospettive di scherzo e/o millanteria (una delle tesi difensive di Luciano Moggi, ndr)”. E poi, in particolare sulla Juventus: “Dall’indagine espletata è emersa l’esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi tra una molteplicità di soggetti di notevolissimo rilievo nell’ordinamento federale, fra i cui scopi è rimasto accertato il fine di controllare e condizionare il settore arbitrale. Una prima circostanza acclarata dall’attività di indagine, di enorme rilievo ai fini disciplinari - argomentava Palazzi - è rappresentata dalla frequenza dei contatti e dei rapporti intessuti fra: Moggi, Giraudo, i rappresentanti dei massimi livelli dell’organizzazione arbitrale (i designatori Pairetto e Bergamo, il presidente dell’Aia Lanese), l’arbitro internazionale De Santis e i vertici dell’organizzazione federale (in particolare, il vicepresidente della Figc, Mazzini)”. Il procuratore federale, infine, dava conto dei meccanismi con cui avvenivano quei contatti e quei rapporti:  “Dall’indagine è emersa l’organizzazione di varie cene riservate, nelle abitazioni private dei convitati, al riparo da occhi indiscreti e con modalità di raggiungimento finalizzate a non pubblicizzare gli incontri stessi”. Questi incontri erano “finalizzati alla verifica periodica degli obbiettivi da perseguire e alteravano il rapporto di parità con le altre società”. Aggravante - concludeva Palazzi - era l’utilizzo di “utenze per così dire riservate da parte di Moggi, Pairetto e Bergamo che il primo aveva fornito ai secondi e che provvedeva a ricaricare. L’uso di tali utenze gestite da un operatore svizzero è particolarmente significativo delle finalità perseguite”.

Il presidente dell’Inter Massimo Moratti, a fine giugno 2006, dichiarava: “Ora speriamo che facciano le cose seriamente. Credo che questa sia l’occasione per ribadire che essere corretti deve essere considerata da tutti una cosa normale. Vedo che tutti si dicono molto sereni... Quanto alle ipotesi e alle previsioni, credo siano condizionate dai diversi gradi di coinvolgimento. Posso solo dire che finalmente si sta affrontando la questione in modo serio, che chi è stato chiamato a questo compito ha in mano il materiale e gli strumenti per fare bene. È tutta gente molto seria. Sinceramente non posso pensare al fatto che tutto finisca con un perdonismo generalizzato. Se si verificasse, le conseguenze da trarre sarebbero gravi e serie. E lo dico senza alcuno spirito giustizialista. Lo scudetto è un premio a chi ha fatto meglio e lo ha fatto in modo regolare. Se chi è più avanti in classifica è stato scorretto, si scala. Credo sia assolutamente giusto assegnare il titolo, altrimenti sarebbe come dire che tutti quelli che hanno partecipato al campionato sono stati in qualche modo colpevoli. Penso che lo scudetto tocchi alla prima squadra che resta dopo aver tolto dalla classifica chi non si è comportato correttamente - concludeva Moratti - se tocca alla terza o alla quinta, non importa. Il fatto che negli ultimi due campionati l’Inter sia arrivata terza è solo una combinazione”. Alla fine di quell’estate bollente lo scudetto 2005/06 fu assegnato - combinazione? - all’Inter.

Calciopoli è proseguita poi nelle sedi extrasportive, al Tribunale di Napoli, dove la difesa dell’imputato più importante, Luciano Moggi, ha chiesto al collegio giudicante di prendere in considerazione anche le intercettazioni telefoniche ritenute frettolosamente irrilevanti dalla giustizia sportiva nel 2006. Intercettazioni trascurate, sull’ascolto delle quali la ‘nuova’ Juventus del presidente Andrea Agnelli ha presentato in Figc un esposto per la revoca dello scudetto 2005/06 all’Inter. Agli inizi di luglio 2011, a 5 anni esatti di distanza dalla prima, il procuratore federale Stefano Palazzi ha dunque elaborato una seconda relazione conclusiva sulla cosiddetta calciopoli-2; relazione consegnata al presidente della Figc, Giancarlo Abete.

 

PALAZZI DEL 2011 - Nelle 72 pagine della sua relazione, dopo l’esposto presentato dalla Juventus per la revoca dello scudetto 2005/06, il procuratore federale ha (tra l’altro) analizzato le posizioni dei massimi dirigenti dell’Inter all’epoca dei fatti ed alla luce sempre delle telefonate intercettate. Per Facchetti, Stefano Palazzi scrive di responsabilità “diretta ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale” e gli imputa “la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparizalità e indipendenza in violazione del pre-vigente articolo 6 del codice di giustizia in vigore all’epoca e oggi sostituito dall’articolo 9. Ancora sulla violazione dell’ex articolo 6, Palazzi conclude: “Oltre alla responsabilità dei singoli tesserati, ne conseguirebbe, sempre ove non operasse il maturato termine prescrizionale, anche la responsabilità diretta e presunta della società”.

Per quanto riguarda la posizione del presidente Moratti, il procuratore argomenta: “Comunque informato della circostanza che il Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore. Ne consegue che la condotta del tesserato in esame, Moratti, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell’articolo 1 CGS (codice di giustizia sportiva, ndr) vigente all’epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati”.

Insomma, pure per l’Inter violazione dell’ex articolo 6 e dell’articolo 1 del CGS. Con l’unica fondamentale, a questo punto, differenza della prescrizione di quegli illeciti sportivi per la società di Moratti, anche se lo stesso Palazzi conclude: “I fatti sono prescritti, ma alla prescrizione si può rinunciare”. Non dovesse rinunciare alla prescrizione, l’Inter non rischia alcuna sanzione salvo la revoca dello scudetto 2005/06; questione sulla quale dovrebbe esprimersi il Consiglio federale in tempi brevi.

MORATTI DEL 2011 - Ecco il commento del patron nerazzurro alla relazione del procuratore federale su calciopoli-2: “Un attacco grave e assolutamente inaccettabile. Palazzi si sbaglia: considerare Facchetti come nelle accuse della Procura federale è offensivo, grave e stupido. I tifosi dell’Inter conoscono perfettamente Facchetti e lo conoscono perfettamente anche i signori che si saranno seduti a quel tavolo per decidere non so cosa. Lo scudetto non c’entra più, viene a essere un fatto secondario se vogliamo. Quello che è stato assolutamente inaspettato, grave, non so neanche quanto regolare, è stato l’attacco a una persona che non c’è più, che non può difendersi”. Ed infine lo sfogo contro il principale quotidiano sportivo italiano (ironia della sorte, preso di mira anche dagli ambienti juventini nel 2006): “Non mi aspettavo di non avere amici neanche qui, nella stessa città, magari attraverso un giornale, certamente di riferimento per i tifosi dell’Inter, che ha da tempo sostenuto questa battaglia contro di noi: con un moralismo ben mirato. Contro di noi, che vuol dire quindi a favore di qualcun altro. Questa l’ho trovata una cosa molto antipatica - ha concluso Moratti - soprattutto perché io avevo l’abitudine di leggere questo giornale rosa che invece, adesso, purtroppo deciderò di non leggere più. È una politica calcolata, da una direzione del giornale naturalmente. Quindi, liberissimi di farla, ma liberissimo anch’io di non leggerla più”.

2006 - 2011: Non c’è niente di più brutto della ragione quando non è dalla nostra parte (G. Savile);

o, più maliziosamente: “Il nemico diventa temibile solo quando incomincia ad aver ragione” (J. Benavente).

Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Luglio 2011 19:53
 
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