=LA RESPONSABILITA' SOCIALE DI STARE IN SALUTE= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 13 Novembre 2011 22:03

 di Michele Silvestri

 

 

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Quello che per i latini suonava come mens sana in corpore sano, nell’era moderna si pronuncia wellness; allo scopo, e nel dettaglio, il comitato olimpico inglese per le prossime Olimpiadi di Londra 2012 ha lanciato la campagna “I pledge”, “Io mi impegno”: i sudditi di Sua Maestà Elisabetta dal prossimo gennaio dovranno impegnarsi a migliorare il proprio stile di vita e dunque la loro salute.

I circa 3 mila centri sportivi britannici si doteranno di video totem, grazie ai quali i cittadini che vorranno siglare il patto “I pledge” potranno registrare il proprio impegno che verrà monitorato nel tempo anche grazie ad una pagina di Facebook ad hoc. In cambio, tutti gli atleti inglesi partecipanti alle prossime Olimpiadi di Londra promettono di dare il meglio per ottenere il massimo possibile delle medaglie. Cosa c’è dietro questo innesco di emulazione virtuosa degli atleti da parte dei cittadini britannici? Risparmio di soldi pubblici. Politici e amministratori, cioè, hanno capito che il benessere del corpo e della mente è premessa fondamentale della buona salute e quindi di un Sistema Sanitario nazionale meno stressato: più sport uguale meno malattie uguale meno spese sanitarie pubbliche. Uno studio dell’American Cancer Society effettuato su 123 mila persone, ad esempio, dimostra che gli uomini che trascorrono seduti almeno 6 ore al giorno del loro tempo libero hanno il tasso di mortalità del 20% più alto di coloro che lo fanno per meno di 3 ore; per le donne tale ‘delta’ è del 40%. La sedentarietà (assieme al fumo e alla cattiva alimentazione) è una delle principali cause delle malattie cardiovascolari che uccidono all’anno - dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità alla mano - 14 milioni di esseri umani nel mondo.

Wellness dicevamo. Prima del 1993 sui dizionari esistevano soltanto i suoi termini-radice: wellbeing (benessere) e fitness (forma fisica). La rivoluzione culturale della sintesi del wellness, collocabile nel tempo a partire da quella data, è merito dell’italiano Nerio Alessandri, presidente e fondatore dell’azienda leader mondiale nella produzione di macchine ed attrezzi per le palestre, la quale è anche promotrice di “I pledge” insieme al comitato olimpico di Londra 2012. “Stare in salute sta diventando una responsabilità sociale dell’individuo - argomenta Alessandri -. Se io sono obeso, il sistema sanitario nazionale, cioè tutti noi, dovrà pagare per la mia malattia. L’unica strada per uscirne è quella della prevenzione delle malattie non trasmissibili (le cardiovascolari, per esempio) dovute a errati stili di vita, al fumo, alla mancanza di movimento e ad una cattiva alimentazione”. La logica di Alessandri, pur interessata, non fa una grinza: “In questo senso la salute conviene: alle persone, perché vivono meglio e più a lungo; agli Stati, perché possono ridurre i costi della Sanità. È Stato calcolato che una riduzione del 10% del rischio cardiovascolare in un Paese è in grado di far salire dell’1% il Prodotto Interno Lordo nazionale”.

Di più, l’attività fisica sta diventando una medicina da somministrare su prescrizione - come integrazione o sostituzione dei farmaci tradizionali - per diverse malattie: depressione, artrite reumatoide, diabete, Alzheimer, ecc. Il 52% della popolazione mondiale cammina molto meno di dieci anni fa; il 60% in Italia. Inoltre dati Istat attestano che il 38,5% della popolazione italiana è completamente sedentaria: dati allarmanti compensati da esempi di inversioni di tendenze, a livello politico. Nel 2010 Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia hanno firmato un accordo da 500 mila euro con il Ministero della Salute per il progetto di “Prescrizione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia”. La referente veneta del progetto spiega che l’obiettivo è “capire se la prescrizione del movimento sia sostenibile dal punto di vista organizzativo ed economico, in vista di una sua possibile introduzione nei livelli essenziali di assistenza”.

 
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