=IL CALCIO ANTIRAZZISTA SOLO NELLE AMICHEVOLI= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 05 Gennaio 2013 22:13

razzismoLa partita riprenderà, ma al primo ‘buuu’ sarà sospesa”. Ma è troppo tardi: il Milan tutto, in testa Boateng, Muntari e Niang, torna negli spogliatoi...

 

 

di Michele Silvestri

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Le parole e i fatti: un binomio sempre più antitetico nella vita sociale italiana, soprattutto ad opera di coloro che hanno ruoli di responsabilità o che si presentano per averli. Dalla politica (sulla questione Sudcritica ha di recente evidenziato l’ennesima ipocrisia ammazza-Costituzione) allo sport, il tessuto civile italiano è continuamente bombardato da accadimenti con il doloso risultato finale del disorientamento: le parole affermano, i fatti smentiscono.

Prendete il razzismo nello sport in generale, e nel calcio in particolare.

Partiamo dal fatto.

Amichevole di inizio gennaio Pro Patria - Milan, stadio ‘Speroni’ di Busto Arsizio, duemila spettatori presenti. Al minuto 26 del primo tempo il milanista Boateng, esasperato per i continui “buuu” nei confronti suoi e dei colleghi di maglia Muntari e Niang provenienti dal settore degli ultrà della Pro Patria, interrompe la personale azione di gioco e scaglia il pallone verso quel settore, protestando platealmente. L’arbitro si avvicina al ghanese e cerca di calmarlo e di allontanarlo. Inutile: il numero 10 rossonero decide di togliersi la maglia e tornare negli spogliatoti. I componenti della panchina del Milan si alzano solidali con il compagno offeso. Alcuni calciatori della Pro Patria provano a dissuadere Boateng che, però, è irremovibile e abbandona il terreno di gioco applaudendo tutti gli altri settori dello stadio che si sono dissociati dagli ultrà, al coro “Scemi, scemi”. Lo speaker dello stadio tenta fino all’ultimo: “La partita riprenderà, ma al primo ‘buuu’ sarà sospesa”. Ma è troppo tardi: il Milan tutto, in testa Boateng, Muntari e Niang, torna negli spogliatoi.

Ora le parole, iniziando dall’ovvia dichiarazione d’intenti a forte rischio ipocrisia, in quanto mai tramutata in azione concreta, nonostante fatti già avvenuti: qualche anno fa l’ivoriano Zoro e il camerunense Eto’o erano riusciti ad interrompere, solo per qualche minuto e soltanto per una loro solitaria iniziativa, le rispettive partite del campionato di serie A, stanchi per i ripetuti cori razzisti nei loro confronti. Barbara Berlusconi (dirigente del Milan e figlia di - notazione che mostrerà la sua opportunità più avanti - Silvio): “è stato giusto aver lasciato il campo. Non si può far sempre finta di non vedere e non sentire. Si tratta di un episodio inqualificabile, serve tolleranza zero per episodi come questo: le partite vanno sospese subito, anche in campionato”. Poi l’allenatore del Milan, Massimiliano Allegri: “L’Italia deve migliorare sotto questo punto di vista e diventare un Paese più civile, educato ed intelligente. Spiace per i giocatori della Pro Patria e per la gran parte del pubblico ma non potevamo prendere una decisione diversa. Spero che questa cosa abbia un seguito se dovesse capitare anche in gare ufficiali dai dilettanti fino alla serie A”. Poi il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri: “è stata una cosa importante, credo che vada fatta anche nelle partite ufficiali”. E avanti così, salendo la gerarchia del calcio italiano attraverso il presidente della Lega Pro, Macalli, fino a quello della Figc, Abete; i quali, tuttavia - e però va dato loro atto di tale ridotto tasso di ipocrisia -, non hanno fatto alcun cenno alla concreta eventuale sospensione anche delle gare ufficiali.

Ma lo svuotamento più spinto delle parole rispetto ai fatti arriva da quelle pronunciate dal sindaco di Busto Arsizio (toh, un politico!) Gigi Farioli, che le immagini televisive di repertorio immortalano con alle spalle slogan elettorali “Berlusconi presidente” (il Silvio papà di Barbara, soltanto per tornare ai fatti). Il sindaco di Busto Arsizio, seduto nella tribuna dello ‘Speroni’ ha dichiarato: “Boateng ha avuto una reazione spropositata anche se umanamente comprensibile, ha lanciato un pallone a 200 km orari contro la curva dove c’erano anche molti bambini, non giustificabile per un professionista”. E ancora, ovviamente: “Questa non è gente di Busto Arsizio, non deve andarci di mezzo tutta la città, qui non siamo a Verona”.

Ecco, noi sportivi non abbiamo ancora capito… La sospensione dell’amichevole Pro Patria - Milan è stato un fatto giusto? Dunque, la sospensione delle gare ufficiali, in seguito a simili episodi di insulti razzisti dagli spalti degli stadi, sarà, si spera, un fatto giustamente coerente con le tante giuste parole. Si spera.

Ultimo aggiornamento Sabato 05 Gennaio 2013 22:41
 
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