LA CRISI DEL BARI: C'E' DELL'ALTRO? Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 12 Febbraio 2011 19:52

 "E' mancata l'armonia".
Ma tra chi?

di Michele Silvestri
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Il giocattolo Bari si è rotto. Quella squadra che - a vederla giocare durante tutto l’arco del campionato 2009/10 -, se paragonata al Barcellona (in termini di qualità di gioco), non si commetteva peccato di blasfemia calcistica, ora non c’è più.

E non è questione di ultime giornate o di questo primo scorcio del 2011. Si ha la netta sensazione che il problema sia più profondo: è nella testa dei calciatori, è nelle loro gambe. Il commosso papà del giocattolo, nella sua conferenza stampa di addio, ha indirettamente testimoniato ciò: “Ci voleva un qualcosa che portasse un po’ di adrenalina - dichiarava mister Ventura -. Ho insistito sulla mia decisione (dimissioni consensuali, ndr) altrimenti Matarrese mi avrebbe confermato fino in fondo”.
Eppure anche questo campionato 2010/11 iniziava sotto i migliori auspici quando in un lontano (che però sembra lontanissimo) pomeriggio di fine agosto al ‘San Nicola’ Donati marcava, nel ‘sette’ sotto la curva nord, la vittoria sull’armata Juventus. Ranocchia finito al Genoa, Meggiorini al Bologna e Bonucci proprio alla Juve? Trasferimenti che non inceppavano la fluidità di gioco sull’asse della nuova coppia di centrali difensivi Rossi-Masiello (quest’ultimo accentrato da destra) e dei confermatissimi Donati-Almiron in mezzo al campo, e Kutuzov-Barreto in attacco. Anche la fascia destra del centrocampo continuava ad essere percorsa con continue accelerazioni in avanti da Alvarez, mentre a sinistra non sfigurava affatto la novità Ghezzal.
Insomma il Bari era partito bene e sembrava confermare le bontà della scorsa stagione, almeno fino alla trasferta di Genova - sponda rossoblu -, quando al 95’ il Toni ancora genoano portava i tre punti alla sua squadra, pur in inferiorità numerica: da allora in poi la discesa senza fine dell’undici di Ventura.
Possibile mai che una sconfitta anche così bruciante - ma non immeritata - abbia potuto compromettere in maniera irreversibile il campionato del Bari? Possibile che la squadra tutta, soprattutto nei singoli più in alto nelle pagelle del lunedì fino a quel momento (leggi Alvarez, Almiron, ecc.), avesse di colpo smarrito la bussola tattica di un gioco da spellarsi le mani come ribadito ad ogni telecronaca Sky - Mediaset, tanto da equiparare il Bari quasi alle prime della classe in quanto a numeri di gare in anticipo/posticipo?
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Certo, gli infortuni. Uno su tutti Barreto: tolto lui, chi segna? Ma prima di arrivare a far gol, il Bari giocava, costruiva, correva. Ad un certo momento non più: addio triangolazioni semplici e smarcanti, addio sovrapposizioni ed accelerazioni sulle fasce, addio al 4-2-4 del professor Ventura che scomodava allievi del calibro di Luciano Spalletti per studiare (!) gli allenamenti del Bari. Ed è proprio agli infortuni in serie, unitamente alla crisi d’identità tattica, che si è aggrappato fino all’ultimo il mister genovese per dare a sé ed ai tifosi sia una spiegazione razionale della crisi sia un motivo di speranza in chiave salvezza: “Convintissimo fino a 20 giorni fa - ancora Ventura nell’ultima conferenza stampa al ‘San Nicola’ -  che con il rientro degli infortunati e con i rinforzi ci saremmo ripresi”.
Ed infatti gli infortunati abbandonavano l’infermeria e il mercato di riparazione consegnava il difensore Glik dal Palermo, il centrocampista Bentivoglio dal Chievo - chiave per il passaggio ad un centrocampo a 3 senza esterni di ruolo ma con il trequartista in più - e numerosi attaccanti: dal romanista Okaka decisivo nel derby illusorio a Lecce, al genoano Rudolf, fino al quasi impronunciabile nordeuropeo che, a questo punto, potrebbe più essere utile per il probabile prossimo campionato di serie B.
Dunque gennaio portava in dote normale sorte e mercato buono (relativamente alle abitudini di spesa di patron Matarrese) senza però ritmare l’elettrocardiogramma dei ‘galletti’ che, durante Brescia-Bari, si è definitivamente appiattito: allora "c’è dell’altro? “Poi le cose sono precipitate - concludeva Ventura -. Vado via con la speranza che tutto ciò possa giovare alla squadra”. A pensar male si fa peccato, ma a questo punto pare proprio che la causa principe del precipizio-Bari sia la rottura dell’armonia dello spogliatoio: in città circolano voci su questioni private dei calciatori legate ai rapporti con mogli/fidanzate e non solo proprie… Da parte nostra, sembra questa più una ‘moda’ nazional-politica del momento che il reale solo motivo dell’armonia perduta.
Peccato. La patata (senza le maliziose allusioni di cui sopra) bollente è adesso nelle mani e nella testa di Bortolo Mutti: “Non sono stupido, questa è una realtà dura. Ci vuole l’aiuto dei tifosi, la nostra forza e un po’ di fortuna. È nel mio carattere condividere certe realtà estreme, non mi sento un traghettatore”. Ma se ti impongono di esserlo - concludiamo noi -, speriamo non Caronte verso la retrocessione.
Grazie mister Ventura: ci siamo proprio divertiti.

Ultimo aggiornamento Lunedì 28 Febbraio 2011 18:26
 
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