MODUGNO. DIECI ANNI DA DIMENTICARE E UN PAESE DA RIFARE Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 21 Febbraio 2011 14:11

 

17_febbraio

[foto Sudcritica]

di Francesca Di Ciaula
___________________________

 

          Ci interessa adesso fotografare il paese nelle ultime istantanee, del disagio sociale e delle nuove povertà, del degrado ambientale, di un film inenarrabile di dieci anni di governo comunale, che ha innalzato un muro di pietra invalicabile tra i cittadini e la pubblica  amministrazione”.

         Giovedì 17 febbraio 2011, nel Palazzo della Cultura, Mino Magrone di Italia giusta secondo la Costituzione, apre la pubblica discussione sulla città di Modugno, il suo recente passato e un impegnativo futuro, un evento pubblico promosso da cinque  associazioni e gruppi sociali, che vuole essere espressione della consapevolezza di cittadini che vogliono capire, scegliere per se stessi e per il bene comune, di tutti, di ognuno, senza passare attraverso la rappresentatività dei partiti. Lo scopo è quello di sostenere il punto di vista del cittadino comune ed essere espressione di una politica che non è più nei consigli comunali, non più rappresentativa della città e dei suoi bisogni.      Mario Ventura del Circolo Nuova Italia, così sintetizza questa volontà di rappresentare un pezzo di società che vuole un paese diverso, diverso da quello che oggi è: il verde pubblico fatto di sparuti alberi, un paese dove le piazze sono deserte, ridotti o disertati i pubblici luoghi di incontro, anche quelli più tradizionali come la piazza, un paese invaso da olezzi, a ridosso di una zona industriale e dei suoi rifiuti.

         “Dieci anni difficili da dimenticare”, dice Giancarlo Ragnini dei Verdi di Modugno, mentre pone all'attenzione del pubblico le responsabilità di questa amministrazione nella costruzione della centrale di Sorgenia e del previsto inceneritore. Dieci anni – aggiunge Gianvito Armenise del Movimento Azione e Tradizione - in cui l'ipocrisia ha di fatto caratterizzato il governo di questo Comune. Così ancora oggi, a due mesi dalle elezioni, ipocrisia è nella denuncia di partiti e gruppi politici, che in questi anni hanno condiviso la politica del palazzo di città e che adesso in comunicati prendono le distanze dall'attuale amministrazione, gli stessi partiti e gruppi che hanno taciuto all'epoca dell'assunzione del city manager, “il momento in cui si è toccato il punto più basso nell'amministrare questo comune, in cui l'interesse personale è evidentemente prevalso su quello pubblico”.

         Dieci anni di una città senza progetto. Daniela Laghezza del Comitato Centro storico “La Motta”, parla di un centro storico segnato da impossibili condizioni igienico sanitarie, rimaneggiato senza vincoli o regole, cui fanno da contraltare periferie da edilizia residenziale, un' urbanistica che contribuisce a segnare uno scenario sociale dove le disuguaglianze rimangono tali, “disegnate sulle storie individuali di persone che continuano a bussare ai servizi sociali del Comune”,  Una di queste persone era Tommaso Fiore, l'uomo che si è dato fuoco il mese scorso, una sera di gennaio nella piazza centrale di Modugno. 

         È questo “un paese che non dà conto”; per il quale non c'è spazio per il ricordo e la riflessione - interviene  più tardi Nicola Magrone – dove è alimentato un continuo postulare, ininterrotto e ripetuto flusso di domande di singoli cittadini, cui non viene data risposta al di fuori di canali preferenziali. Quando il cittadino diventa portatore di domande, piuttosto che di diritti, diventa facile scambiare le une per gli altri. Così è possibile che in segrete stanze, si redigano comunicati, si decidano strategie di difesa, possibili alleanze. “Clandestini” dai volti indefiniti e incerte identità, che ritornano puntualmente sulla scena delle elezioni alla ricerca del voto.

         L' istantanea di una continua domanda e risposte non date e ripetuti silenzi, è emersa più volte durante la serata nelle parole di relatori e cittadini. Puntuali e circoscritti, gli interventi dal pubblico hanno fornito altre fotografie del paese: le automobili che invadono il centro storico, il diritto al lavoro di chi continua a far la spola verso i servizi sociali, il previsto abbattimento della chiesetta dell'istituto San Giuseppe nel complesso delle “Mantellate” per costruire ancora appartamenti e tra tutte una domanda, la prima, la più vaga, ma non la meno impegnativa e vischiosa: come mai è accaduto? Come è potuto accadere che i cinque anni di amministrazione Rana si siano ripetuti grazie al consenso elettorale dei cittadini?

         Dieci anni di amministrazione che rimane in piedi grazie a rimpasti, ininterrotte fuoriuscite e entrate, maggioranza e opposizione insieme al governo della città, dà il senso di una struttura profondamente radicata, alimentata da promesse continue,  spiega Nicola Magrone. Questo è accaduto: “un imbroglio elettorale”, un equivoco colossale che si è presentato ai cittadini nell'ultima competizione elettorale. Mettendo in piedi una lista strumentale composta da personalità politiche del passato, presentata in opposizione alla candidatura dell'attuale sindaco Rana, si è presentata una falsa alternativa, quella del rifugio nel vecchio. Questo è accaduto, questo oggi rischia di accadere di nuovo e già ci stanno raccontando una storia diversa. Abbiamo invece bisogno di una società civile - conclude Nicola Magrone - espressione di bisogni e diritti, composta da cittadini che non scambino una domanda per un diritto riconosciuto, che non devono chiedere nulla e che non vogliono promesse, bensì ciò che spetta loro in piena legalità, nel rispetto delle regole.

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento Giovedì 03 Marzo 2011 01:51
 
Condividi