=URBANISTICA MODUGNO. UN'ALTRA REPUBBLICA NELLA REPUBBLICA= Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 07 Agosto 2014 13:06

Ivo Pannaggi Treno in corsa Speeding Train 1922. Oil on canvas

L'illegalità come costume dell'amministrare dentro il paese reale di tutti i cittadini, inclusi - e sono tanti - quei “fessi matricolati” - è l'ex assessore Pierino Losole a scrivere, nel 2007 – solo per i quali “i sani principi sull'inderogabilità delle distanze dai confini non edificati vengono fatti rispettare e imposti

 

di  Francesca Di Ciaula

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“A volte ho la sensazione che quel secondo settore - appunto all'Urbanistica e edilizia privata - fosse un'altra Repubblica nella Repubblica”. Così si esprimeva per iscritto nel 2007 durante un' interrogazione consiliare, l'allora assessore alle Attività produttive a Modugno, Pierino Losole. Losole ne parlò al consiglio per ben tre volte ma sindaco, assessori e consiglieri dell'epoca fecero tutti finta di non vedere e non sentire.

“Un'altra Repubblica nella Repubblica”. L'illegalità come costume dell'amministrare dentro il paese reale di tutti i cittadini, inclusi - e sono tanti - quei “fessi matricolati” - è sempre l'assessore a scrivere – solo per i quali “i sani principi sull'inderogabilità delle distanze dai confini non edificati vengono fatti rispettare e imposti”.

In una delle conversazioni lette su facebook, mi ha dato da riflettere un simil stratagemma retorico, per cui si sostituisce una parte alfranc urbanistica tutto: i modugnesi vengono ironicamente bollati come comunità mafiosa a commento dell'operato del sindaco Nicola Magrone, che per dovere di amministratore, non ha potuto tacere su quel criminoso costume, quale metodo utilizzato in uffici del settore Urbanistica, per dilatare cubature, distribuire a favoriti permessi a costruire.

Così ad esempio, in un altro recente comunicato si dà stura a questo pensiero, nell'accusare il sindaco di aver esposto il paese ad un “processo mediatico”, per aver fatto emergere quell'illegalità così ben nascosta e sottaciuta, a uso e consumo di chi gestiva un pubblico ufficio per favoritismi ed interessi personali, una vera cancrena, una vergogna per il paese. Eppure ad ascoltare questa tipologia di commenti di falsa indignazione, sembra sentir riecheggiare l'argomentazione utilizzata in quei luoghi dove il fenomeno mafioso diventa di pubblico dominio e i cittadini inferociti rigettano la nomea di mafiosità come attribuita al loro paese, scagliandosi contro chi ha il coraggio di parlarne.

Dimenticano, non considerano questi personaggi, che parlare di malaffare e cattiva gestione dell'amministrare possiede un senso e uno scopo: circoscrivere il fenomeno dell'illegalità, relegarlo nel passato del paese, perché un paese “pulito” sia possibile. È stare dalla parte dei cittadini, quelli fuori da gruppuscoli di privilegiati e complotti di interesse; è volere oggi un paese in cui le norme siano valide per tutti, dove l'accesso a certi uffici sia garantito nelle pratiche da svolgere a tutti i cittadini, senza farsi precedere da raccomandazioni ad personam.

Parlare di illegalità, di quella che ha fatto la storia recente di un paese è allora un dovere civile. Lo si dimentica o con malcelata ipocrisia si fa finta, perchè sarebbe meglio per taluni occuparsene in sedi il più possibile lontane dagli occhi e orecchie dei cittadini loro elettori, nel consolidato solco della tradizione di questo paese. “Un'altra Repubblica nella Repubblica”. La falsità che diventa abito da indossare dietro la scrivania in un pubblico ufficio, dove si è già dimenticato che si è lì perché al servizio di tutti i cittadini. Perché la legalità si accompagna alla trasparenza.

SIMPSON MUNCHAllora parlare del paese reale, dell'improvvisazione e dell'abuso nella gestione di un settore tanto vitale per il paese quale l'edilizia, è tanto importante per i cittadini, quanto attivare quel processo di partecipazione alla cosa pubblica. Prima ancora è poter sentirsene parte. Parlarne per restituire dignità al paese, aprire una pagina nuova sul presente, parlarne per esserne tutti consapevoli ed infine potersi riconoscere in una comunità e persino nei suoi amministratori. Chi fa finta di non capire questo, non può essere che essere in malafede o al meglio possedere grosse lacune nella propria coscienza di cittadino.

“Un'altra Repubblica nella Repubblica”. Un riconoscimento, una constatazione di fatto, perché non accada più, perché non continui a sopravvivere l'illegalità e la menzogna, nonostante la rassegnazione di tanti cittadini, nonostante quell'abito mentale diffuso di adattamento nella ricerca di conoscenze “su in Comune”, per far valere un proprio diritto, sia pur quello della domanda, il diritto a sapere, a capire.

Trasformare il diritto in privilegio è l'esito dell'illegalità, dei percorsi tortuosi in uffici pubblici; è la resa del cittadino, fino al disconoscimento della comunità cui pur si appartiene, fino alla disgregazione del tessuto connettivo locale, alla diffidenza e alla sfiducia. A questo vorremmo decisamente rinunciare, lasciare indietro quale traccia e monito per questo paese.

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Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Agosto 2014 14:40
 
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