L'ANIMA & IL COMMERCIO Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 25 Aprile 2011 20:40

di Fabio Traversa
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l’iniziativa spregiudicata di un commerciante di oro e la giusta reazione della Chiesa;

l’iniziativa di un commerciante di mobili e lo sproloquio di Giovanardi che si appella alla Costituzione per fare il razzista.

La pubblicità è l’anima del commercio. Ma non sempre ha un’anima. Almeno a giudicare le - sacrosante - critiche espresse da monsignor Alberto D’Urso, guida della Consulta nazionale antiusura e della Fondazione antiusura San Nicola e SS Medici di Bari. “Non siamo contro la promozione pubblicitarie delle iniziative commerciali - ha detto a La Gazzetta del Mezzogiorno - né contro le attività imprenditoriali ma a tutto ci deve essere un limite e crediamo sinceramente che quel limite sia stato superato”.

Il riferimento è allo spot di un centro di acquisto e vendita di oro usato che, a pochi giorni dalla beatificazione del venerabile Servo di Dio, Giovanni Paolo II, utilizza l’invocazione “Santo Subito” accostandola ad un’immagine che ricorda la figura di Karol Wojtyla.

Utilizzare un evento religioso per noi così importante per vendere e comprare una merce non è accettabile - ha aggiunto Don Alberto - Ci sono valori spirituali, religiosi che vanno rispettati, ci sono principi morali che non possiamo perdere di vista e che devono guidare la nostra azione. Non tutto può essere sacrificato sull’altare del profitto. A fronte del crescente utilizzo di messaggi pubblicitari che associano l’imminente beatificazione del defunto papa Giovanni Paolo II alla ‘super permuta di oro’ abbiamo deciso di dare mandato ai nostri legali perché valutino le forme più opportune di intervento affinchè cessi questa non accettabile associazione tra evento religioso e compravendita dell’oro: quasi che vi sia un avallo o una sponsorizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica a un commercio sì fatto”.

 

Decisamente più controversa l’arringa del sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi, che boccia la pubblicità gay-friendly di Ikea. Due uomini fotografati di spalle che si tengono per mano e sopra lo slogan: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. "Credo che molti clienti dell'Ikea non lo riterranno gradevole – ha detto a KlausCondicio Giovanardi - L'Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno. Ma quel termine 'famiglie' è in aperto contrasto contro la nostra legge fondamentale che dice la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, ed è usata in quella pubblicità in polemica contro la famiglia tradizionale, considerata datata e retrograda. A noi piacerebbe una campagna pubblicitaria che dicesse 'siamo aperti all'intera comunità’. Nel senso che i clienti di una multinazionale sono uomini donne anziani giovani senza preclusioni di nessun tipo. Ma diverso è attaccare la Costituzione italiana con tale violenza".

Immediata la risposta del colosso svedese: "L'Ikea non offende la Costituzione e non è contro la famiglia citata dall'articolo 29", ha spiegato il responsabile delle relazioni esterne per l'Italia, Valerio Di Bussolo. "La Costituzione stabilisce qual è l'oggetto dei diritti, ossia quella fondata sul matrimonio, ma non definisce la famiglia tout court". Quella citata dall'articolo 29, che riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, "è una delle famiglie". "Noi abbiamo a che fare con una realtà quotidiana in continua evoluzione, ci sono tipologie di famiglie molto variegate. Ikea quindi completa e aggiunge altre famiglie della realtà domestica, come quelle delle coppie di fatto, dei single, quelle composte da nonni e nonne". Tutte famiglie, queste, "riconosciute anche dall'Istat".

 Ma una parte del Paese (compreso il Governo) non è ancora pronta a darvi la giusta dignità. Purtroppo.

Ultimo aggiornamento Martedì 26 Aprile 2011 12:53
 
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