SARAH. Le indagini nelle mani di Michele Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 24 Giugno 2011 16:17

kafkaKafka secondo Besnik Sopoti

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Matrix, Quarto Grado, Porta a Porta sono in ferie con i loro opinionisti e specialisti sulle cose degli altri. Le carte della giustizia vagano per redazioni. Forse è il caso che diamo un’occhiata anche noi, società civile, dunque pensante e non adorante.

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E’ lecito porre questa domanda o dobbiamo ritenere di questa storia di sapere tutto? E accanto a questa porne un’altra: perché una giovane donna di 22 anni, Sabrina Misseri, sta in carcere da otto mesi e oltre e sua madre, Cosima Serrano, da quasi un mese, dopo otto d’inferno nei quali un popolo assatanato ogni giorno alla tv chiedeva la sua testa? A me queste domande sembrano entrambe lecite: in questa vicenda molte altre se ne potrebbero porre a cominciare da quelle riguardanti l’ossessione mediatica che non è stata fermata da nessuno e che non si è fermata davanti a nulla avesse a che fare con le vite private dei protagonisti. Di contro un acritico silenzio delle cronache su un’indagine che è partita con grande ritardo e che non ha mosso un passo sinché lo zio della piccola Sarah, Michele Misseri, il 29 settembre 2010, a un mese circa dalla scomparsa della ragazzina, non ha fatto ritrovare il suo telefonino e poi, il 7 ottobre, il cadavere sepolto in una cisterna per l’acqua. I passi mossi successivamente a me sono sembrati sempre e solo nel solco dei tratturi accidentati tracciati da Misseri.

 

Ho provato a leggere qualche carta processuale: non mi occupo di questioni giuridiche e, in quelle carte, risposte non ne ho trovate. Eppure di atti ormai noti ce ne sono a bizzeffe: a parte intercettazioni e verbali di interrogatorio, ci sono numerosi documenti con i quali i giudici – gip, tribunale del riesame, corte di cassazione – più volte hanno spiegato (o meglio, hanno ritenuto di spiegare) i motivi per i quali Sabrina in primis e, da qualche tempo, anche sua mamma devono stare in galera. Non ho trovato però in quelle carte spiegazioni basate, oltre che sulle accuse di Michele Misseri a sua figlia Sabrina, su dati di fatto che non fossero messi insieme, secondo ricostruzioni ogni volta diverse e ciascuna, a mio giudizio, capotica.

Tutto ciò che ho trovato sono soprattutto, in gran profusione, dichiarazioni del padre di Sabrina, Michele Misseri, che prima accusa se stesso e, da un certo punto in poi, accusa sua figlia e poi di nuovo sé. Tutto il resto delle accuse a Sabrina Misseri – mi sembra da quel che ho letto – sono brandelli di testimonianze incongruenti su orari e ricordi, testimonianze sempre diverse via via che passano i mesi, sulla base delle quali mutano le ricostruzioni (l’omicidio avvenne nel garage, no avvenne dentro casa, no avvenne nella macchina di Cosima, avvenne tra le 14.28 e le 14.42, no avvenne tra le 14 e le 14.42, no avvenne ancora prima…). Ricostruzioni fatte su elementi che definirei troppo leggeri, volatili, che possono scappar via con un soffio…

Unprimo debole segnale di conforto alla incredulità che ho - sia rispetto alle mie impressioni sia, contemporaneamente, rispetto al fatto che un’indagine si possa condurre in questo modo, tenendo una persona (di 22 anni) incarcerata per settimane e mesi senza riscontri forti - è venuta dalla Corte di cassazione il 19 maggio scorso: dalla decisione della corte si ricava in primo luogo che Michele Misseri non può essere giudicato credibile in tutte le sue molteplici versioni, ma – scrivono i giudici a p.12 - “qui […] si tratta invece di versioni tra di loro incompatibili e sovente contrapposte, ciascuna delle quali porta seco una totale o parziale, ma sempre significativa, quota di ritrattazione e, con essa, un grave segnale di inattendibilità”.

 

Già, perché Misseri ha dato nel tempo almeno sette differenti versioni dell’omicidio, non sempre accusando Sabrina. Prima (il 6 ottobre 2010) ha detto di averlo fatto da solo nel garage. Poi (in un primo interrogatorio del 15 ottobre) ha detto che Sabrina era arrivata nel garage subito dopo; successivamente, in un secondo interrogatorio sempre il 15 ottobre, ha detto che era stata Sabrina a trascinare Sarah nel garage, e che lui l’aveva strozzata perché Sarah aveva parlato in giro di sue avances sessuali. Il 25 ottobre è tornato alla versione iniziale parlando di Sarah che gli aveva messo le mani sui fianchi facendogli venire un raptus; nell’interrogatorio del 5 novembre ha raccontato che l’omicidio era stato commesso da Sabrina mentre lui dormiva in casa. Sentito il 19 novembre, nel corso dell’incidente probatorio, ha detto che la morte era avvenuta per un incidente mentre le due ragazze giocavano a cavalluccio nel garage. In lettere scritte successivamente (dicembre e gennaio) dal carcere ha detto di sapere che Sabrina è innocente, che lui non voleva la morte di Sarah, che si scusa con Sabrina per averla accusata ingiustamente, che è stato costretto a fare quelle dichiarazioni etc etc etc. Stesse dichiarazioni ha fatto all’uscita dal carcere: e già, perché per i giudici tarantini Michele Misseri dice il vero accusando la figlia (le altre versioni non contano) e quindi deve stare libero.

Nelle sue varie versioni, inoltre, Michele Misseri ha modificato le sue dichiarazioni, oltre che sostanzialmente, anche su vari elementi non secondari, come per esempio, l’‘arma’ utilizzata (dapprima è una corda, poi una corda con nodi, poi una cintura, che non è mai stata trovata), o il vilipendio del cadavere, un’espressione che in uno pseudo gergo tecnico occulta infamie (prima infatti Misseri ha parlato di atti sessuali compiuti sul cadavere della piccola Sarah, poi di un tentativo; in un successivo interrogatorio, ha parlato di nuovo di un vilipendio compiuto, che ha poco dopo, nello stesso interrogatorio, ritrattato).

Oltre alle dichiarazioni accusatorie di Michele Misseri – dicono i giudici della Cassazione (p.16) – “gli aspetti concorrenti considerati essenziali dal Tribunale [del riesame, per tenere in carcere Sabrina, ndr] possono ridursi a tre: a) le dichiarazioni della sua amica Pisanò, definite addirittura di ‘consistenza probatoria autonoma, autosufficiente’ e considerate alla stregua di confessione extragiudiziale; b) la retrodatazione dell’orario del delitto e la dimostrazione che la ragazza aveva tentato di precostituirsi un alibi che, in quanto frutto di falsificazione, militava a suo carico; c) il movente, rivelatosi falso quello sessuale di Michele Misseri e comprovato quello della gelosia di Sabrina”, gelosia nei confronti di Sarah per le “coccole” che le faceva Ivano Russo, il giovane col quale Sabrina voleva avere una rapporto d’amore e non solo un rapporto di amicizia.

 

1.

L’elemento contro Sabrina Misseri definito “più importante” dai giudici, oltre alle accuse di Michele Misseri, sono le dichiarazioni di Anna Pisanò, uno sfogo di Sabrina ad una amica che questa ha riferito in frasi giudicate dalla cassazione “disarticolate”: “sono sintetizzabili – scrive la cassazione – secondo quanto risulta dai provvedimenti cautelari, nelle espressioni: ‘dopo tante ore dici la verità e basta, dopo tante ore viene di dire la verità… di finire là… così finisce tutto… ma io non l’ho fatto… non sono una stupida…’”. Si tratta di parole riportate dalla testimone, alla quale sarebbero state riferite da Sabrina dopo la confessione del padre… La cassazione ne fa polpette…: ciascuno valuti, ad ogni modo, se questa può essere ritenuta una confessione di Sabrina di aver compiuto l’omicidio.

2.

L’anticipazione dell’uscita da casa di Sarah per andare da Sabrina, insieme con la quale doveva andare al mare (anticipare l’uscita di casa serve ai pm per sostenere che l’omicidio e’ stato compiuto in un tempo più ampio che dalle 14.28 alle 14.42, almeno dalle 14 alle 14.42) è basata su una testimonianza anche questa mutata nel corso dei mesi: la “retrodatazione dell’ora dell’omicidio” – scrivono i giudici della cassazione – “riposa principalmente” sulla deposizione di un teste alla quale si contrappongono le dichiarazioni della madre di Sarah, Concetta Serrano, secondo la quale la figlia era uscita di casa, quel 26 agosto 2010, poco prima delle 14.30, dopo aver ricevuto un sms da Sabrina. Messaggio che – risulta dai tabulati – fu inviato alle 14.24. Il teste che consente di anticipare l’orario di uscita di casa di Sarah (Antonio Petarra) in sostanza afferma di aver visto Sarah per strada – presumibilmente diretta a casa Misseri - “pochi minuti dopo” le 13.55. La Cassazione neanche dice che le dichiarazioni sulle quali “riposa principalmente” l’anticipazione oraria dell’omicidio che viene fatta dall’accusa sono rese il 9 dicembre 2010, cioè tre mesi e mezzo dopo la scomparsa della piccola. Lo stesso teste era però stato sentito anche il 21 settembre, quando dalla scomparsa di Sarah era passato meno di un mese e ancora non si sapeva né che la piccola era stata uccisa né che c’entrasse suo zio. Ai carabinieri Petarra il 21 settembre aveva detto che la ragazzina l’aveva vista alle 12.45, al pm il 9 dicembre smentisce queste dichiarazioni e parla di “pochi minuti” dopo le 13.55: per le dichiarazioni del 21 settembre “appare verosimile – ritiene il gip che ha firmato anche per questo una seconda ordinanza di custodia cautelare per Sabrina Misseril’ipotesi di una verbalizzazione, non tanto sommaria, quanto, piuttosto, approssimativa ed erronea”. Può bastare per stabilire l’orario dell’omicidio? E che dire – se così fosse - dei Carabinieri responsabili di questa verbalizzazione “erronea”? E che fine hanno fatto in questa ricostruzione le testimonianze di due fidanzati che hanno detto di aver visto Sarah per strada verso le 14.25? Hanno fatto la fine di coloro che non servono granché, e in questa misura vengono considerati nella seconda ordinanza del gip.

3.

Rimane il movente, ma per i giudici della Cassazione (p.18) esso è esile, e comunque non può essere solo quello a costituire un “grave elemento indiziario”:  “Il solo movente, per il carattere di ambiguità che è ad esso intrinseco, non è comunque mai di per sé assimilabile ad un grave elemento indiziario, e in tanto può fungere da aspetto rafforzativo del quadro probatorio in quanto gli altri elementi siano precisi e convergano a un univoco significato” (cioè, potrei avere mille motivi per uccidere una persona ma se questa viene uccisa non è detto che, avendo mille motivi, debba averla uccisa io, se non ci sono altri elementi, indizi o prove, contro di me).

Senza parlare del fatto che il movente sessuale per Michele Misseri è stato accantonato soltanto perché Misseri ha ritrattato e perché, essendo il corpo rimasto nell’acqua per 40 giorni, non si sono trovati “dati anatomici utili” per valutare se il corpo della piccola Sarah sia stato violentato.

Dalle parole della Cassazione, dunque - che per i comuni mortali quasi mai sono risolutive – ho inteso che non solo a me risultavano un po’ “poveri” gli elementi di accusa nei confronti di Sabrina Misseri.

E tuttavia i giudici tarantini sembra si siano quasi piccati di essere stati rimbrottati (si può dire questo, o si “fa peccato”?): ecco qua, come immediata risposta, ben prima della rivalutazione degli elementi di accusa auspicata dalla Cassazione, una seconda ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Sabrina Misseri e questa volta anche, finalmente, della “maga nera”, la mamma di Sabrina, Cosima Serrano, la “carnefice” di Michele, quella che lo faceva dormire su una sdraio e lo faceva mangiare da solo… In questa nuova ordinanza c’è un’altra ricostruzione dell’omicidio, questa volta diversa tra pm e gip, in cui entra persino il “sogno” di un fiorista, che viene parla con gli investigatori solo il 9 aprile scorso (siamo a sette mesi e mezzo dalla scomparsa di Sarah), da una sua collaboratrice che è poi la figlia di quell’Anna Pisanò che ha ricevuto la “confessione stragiudiziale” di Sabrina

Insomma, è quasi troppo… Ma in questo “troppo”, il tribunale del riesame di Taranto non ha ancora fatto, come invece chiedeva il 19 maggio la Cassazione, una rivalutazione degli elementi a carico di Sabrina Misseri (di questo si riparlerà solo il 30 giugno); frattanto c’è una nuova ordinanza di custodia cautelare (del 26 maggio) che riguarda anche la madre di Sabrina perché secondo i pm ha sequestrato Sarah a bordo della sua macchina mentre secondo il gip ha visto la propria figlia uccidere la ragazzina e non l’ha fermata… Ordinanza di custodia cautelare che il tribunale del riesame (21 giugno) ha già confermato senza per ora dirci perché.

Intanto i pm si accingono a dichiarare chiusa l’indagine – questo avverrà con molta probabilità (fanno sapere) entro la prossima settimana, e comunque entro il 6-7 luglio, in modo da chiedere il giudizio per la fine di luglio . A settembre (fine settembre) - “alla ripresa dalle vacanze”, come si dice - l’udienza per il rinvio a giudizio.

Se si vuole riconoscere anche alla cosiddetta società civile - dunque, pensante - di pensare, si può giudicare azzardato un fugace pensiero a Kafka?

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Ultimo aggiornamento Venerdì 24 Giugno 2011 23:58
 
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