= IN MORTE DI UN PUBBLICISTA PRECARIO = Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 01 Luglio 2011 12:59

 

precariatoNon basta un minuto di silenzio

 

di Fabio Traversa

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Ceglie Messapica, 22 giugno 2011. Un giornalista pubblicista di 41 anni si è suicidato ieri sera impiccandosi a un albero nel giardino della sua abitazione, in cui

viveva con la madre e un fratello. È stato quest'ultimo a scoprire il suicidio quando assieme alla madre è rientrato dopo che avevano partecipato a un matrimonio. L'uomo, collaboratore di un quotidiano, a quanto si è appreso avrebbe lasciato una lettera in cui spiegherebbe le motivazioni del gesto legate a una delusione sentimentale e alle precarie condizioni lavorative”.

Così un’agenzia Ansa ha riassunto una drammatica vicenda su cui inevitabilmente si sono accesi i riflettori negli ultimi giorni.

Il Consiglio nazionale della Federazione Nazionale della Stampa italiana ha ricordato con un minuto di silenzio il giornalista precario pugliese che, “con un gesto estremo, ha denunciato il suo disagio esistenziale ma anche un'intollerabile condizione di precarietà e incertezza lavorativa”. Il Consiglio ha fatto proprio il comunicato dell'Associazione della stampa di Puglia. “Drammi umani come questo - si legge in una nota del sindacato dei giornalisti - ripropongono in tutta la loro tragica attualità i problemi del precariato diffuso, che priva di ragionevoli certezze sul futuro umano e lavorativo migliaia di giornalisti. Un tema ampiamente affrontato e dibattuto al Congresso di Bergamo e su cui il Consiglio ha voluto ribadire la sua forte attenzione. La tutela del lavoro autonomo e di tutte le forme di contrattualizzazione destrutturata e precaria e la ferma opposizione a ogni forma di sfruttamento e svilimento del lavoro giornalistico sono le priorità sulle quali la federazione accentrerà il proprio impegno, con l'obiettivo di garantire dignità all'attività e ai compensi di migliaia di giornalisti che, lontani dalle redazioni e spesso costretti a operare in contesti difficili giornalmente si sacrificano per garantire a tutti i cittadini un bene primario come l'informazione”.

Anche l'Ordine dei giornalisti della Puglia ha espresso il “più profondo e sentito cordoglio per la scomparsa del collega di Ceglie Messapica che si è tolto la vita”. Il presidente ha sottolineato: “In un momento di profondo dolore il nostro primo pensiero va alla famiglia, agli amici e ai colleghi che hanno lavorato al suo fianco. Questo gesto, però, non può non indurre una riflessione di tutti sulla situazione di incertezza che coinvolge il mondo del lavoro in generale e quello giornalistico in particolare”.

Fin qui alcune delle tante reazioni succedutesi dopo la drammatica notizia. Non si saprà mai se e quanto l’incertezza lavorativa del 41enne sia stata determinante per decidere di porre fine a un’esistenza. Di sicuro, però, un evento di grande impatto (anche mediatico) come questo può “servire” per ribadire quanto sia sempre più difficile vivere degnamente da giornalista.

Chi vuole diventare pubblicista deve rassegnarsi a lavorare gratis per un paio d’anni nelle redazioni di giornali disposti a “infornare” più giovani motivati e capaci di numerosi sacrifici per ottenere l’iscrizione all’Ordine. Poi, per diventare praticanti ed essere idonei a sostenere l’esame per ottenere l’abilitazione da professionista, le strade sono due: pagare costosi master di scuole di giornalismo (e rimanere sostanzialmente “fermi” – ossia senza reddito – per un paio d’anni) o presentarsi da freelance purchè si svolga attività giornalistica da almeno tre anni con rapporti di collaborazione coordinata e continuata con una o più testate qualificate allo svolgimento della pratica giornalistica. E poi? Una volta diventati professionisti le difficoltà nell’ottenere contratti a tempo indeterminato possono paradossalmente aumentare visto che poche testate sono pronte ad assicurare dignitose retribuzioni mensili e una serie di diritti mentre la maggioranza preferisce puntare sui più “deboli” (e con minori forme di tutele) pubblicisti. A meno che non si abbiano “santi in Paradiso” e agganci giusti con personalità che contano.

In tutto questo contesto spesso ci si chiede a cosa serva l’Ordine. Per qualche ora si era diffusa l’indiscrezione che nella manovra finanziaria in discussione potesse essere abolito. Poi le prime lamentele delle Corporazioni di turno hanno fatto rientrare questo “rischio”. Intanto esiste un disegno di legge a firma di Silvano Moffa incardinato in commissione cultura alla Camera che chiede uno strumento di verifica “che consenta di stabilire criteri minimi di correttezza nella gestione dei compensi per i freelance e che rappresenti una condizione irrinunciabile per gli editori che vogliano accedere a un qualsiasi tipo di finanziamento pubblico”. Tramutarlo in legge sarebbe il modo migliore per onorare chi si è tolto la vita e chi non riesce più ad andare avanti dignitosamente.

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Luglio 2011 20:55
 
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