=CASO TARANTINI. LA GIUSTIZIA PROCESSA SE STESSA. LA DIFESA DEL PROCURATORE LAUDATI= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 03 Settembre 2011 19:03

LAUDATIIllustre direttore,

ero convinto che la correttezza dei miei comportamenti sarebbe stata dimostrata dai fatti, attraverso i quali un uomo di Legge dovrebbe “parlare”.  Le chiedo, però, di ospitare questo mio intervento alla luce delle notizie riportate oggi dagli organi di informazione che mi vedono coinvolto in un circuito mediatico-giudiziario che mettono a serio rischio la credibilità del mio ruolo e quindi dell’Ufficio da me guidato, la Procura di Bari.

 Il mio obiettivo è solo di fare chiarezza, non certo di lamentarmi: succede a me quello che, ormai da anni, succede a centinaia di cittadini nel momento della pubblicazione di atti processuali.

Sicuramente le affermazioni contenute nelle intercettazioni telefoniche intercorse tra Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola sono inquietanti. La domanda, però, è: sono veri i fatti raccontati? Ciò al di là della credibilità degli interlocutori, soprattutto, se riferiscono affermazioni de relato.

Sui singoli punti vorrei precisare:

I RAPPORTI CON GLI AVVOCATI DI TARANTINI: con gli avvocati di Tarantini (che ho incontrato un paio di volte nei due anni di permanenza a Bari e sempre su loro esplicita richiesta) non ho mai parlato delle questioni riportate. Ho letto che anche gli avvocati lo confermano, ne prendo atto; ma a prescindere dai contenuti dei colloqui tra Tarantini ed i suoi avvocati,  i fatti riferiti al telefono dall’imprenditore barese a Lavitola, quando vengo tirato in ballo, non sono veri. Facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale.

LA PRESUNTA ARCHIVIAZIONE DELL’INCHIESTA: leggo nelle intercettazioni pubblicate  che io avrei “fallito l’archiviazione”. Quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre 2009, Tarantini, era indagato dalla Procura per reati gravi, ma  continuava ad essere una persona a piede libero che aveva presentato anche una richiesta di patteggiamento “omnibus”.  Sono stato io a disporre il fermo che ne ha comportato la custodia cautelare per quasi un anno. Subito dopo ho  costituito un pool di magistrati e investigatori ad hoc per accertare tutte le responsabilità penali. In due anni sono stati aperti ben sette  fascicoli a suo carico ed è stato richiesto ed ottenuto il fallimento delle sue società. Tali comportamenti a me appaiono incompatibili con l’obiettivo di archiviare le indagini o di favorirlo.

IL PRESUNTO RITARDO NELLE INDAGINI: leggo sempre nelle intercettazioni di  “aver ritardato le indagini”. Nei numerosi procedimenti aperti  a carico di Tarantini sono state richieste ed ottenute decine di misure cautelari solo a seguito di precisi e puntuali riscontri che gli investigatori hanno compiuto sulle dichiarazioni dell’indagato. La tesi accusatoria ha trovato conferma nei vari gradi di giudizio (dal Riesame alla Cassazione), per un procedimento c’è già stata una condanna, per altri è stato richiesto il “giudizio immediato”, altri ancora sono in via di definizione.

L’INCHIESTA SULLE ESCORT E PATTEGGIAMENTO: quanto al filone concernente le escort che Tarantini portava a Palazzo Grazioli era stato disposto il riascolto di tutte le telefonate e l’espletamento di tutti i possibili riscontri. L’informativa finale è stata depositata nel luglio scorso.  I miei colleghi, richiamati dalle ferie, in piena estate hanno provveduto in tempi record alla definizione dell’inchiesta che è intervenuta durante la sospensione dei termini processuali.  Quanto alla richiesta di patteggiamento, poi, nessuna richiesta è stata  mai avanzata né poteva esserlo sia in considerazione del numero degli indagati e sia delle ipotesi dei reati contestati.

INTERVISTA ALLA D’ADDARIO SUL QUOTIDIANO LIBERO: un’ultima precisazione, quella più inutile, a mio  modesto parere, in quanto si poggia su un’assurdità. Leggo sempre nelle intercettazioni che io avrei avuto un ruolo attivo nella pubblicazione di quell’intervista con lo scopo di rallentare l’inchiesta sulle escort. Una totale falsità, intanto perché sono totalmente estraneo all’attività giornalistica del suddetto quotidiano, ma soprattutto per il semplice fatto che quando l’intervista è stata pubblicata (metà luglio) l’indagine sulle escort  era già stata conclusa e, comunque, in nessun modo ne avrebbe potuto ritardare il compimento perché è oggetto di altro autonomo fascicolo aperto successivamente.

Fin qui le precisazioni che ho ritenuto di dover fare per un ripristino della verità e per tutelare l’onorabilità dell’Ufficio da me guidato.

Voglio solo aggiungere che pur essendo assolutamente tranquillo per tutto quel che riguarda ogni singolo mio comportamento,  ritengo che un Procuratore se indagato non possa continuare a  svolgere il suo ruolo con la serenità e il dovuto prestigio che deve caratterizzare la sua funzione. Per questo mi dichiaro a completa disposizione delle Procure di Napoli e di Lecce ed auspico che in tempi brevi possano essere compiuti tutti gli accertamenti necessari.

Ho altresì chiesto al Signor Ministro della Giustizia di disporre un’ispezione immediata sull’indagine in questione e sul mio operato.

Se alla fine degli accertamenti penali e amministrativi una sola ombra dovesse emergere sul mio operato mi impegno a richiedere immediatamente al Csm di essere destinato ad un altro incarico.

Infine,  vorrei assicurare i cittadini, soprattutto quelli del Distretto di Bari, che ho sempre svolto le mie funzioni nel più scrupoloso rispetto della legge e senza mai nessun tipo condizionamento e mi onoro di essere il Procuratore di un territorio che vorrei continuare a servire “senza timori e senza speranze”.

3  settembre 2011

Antonio Laudati

Ultimo aggiornamento Domenica 11 Settembre 2011 22:44
 
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