=CARCERE E TORTURA= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 01 Gennaio 2012 20:33

 torture_vignettaConversazione di Nicola Catucci con Patrizio Gonnella 
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Una delle peculiarità dell’ operatore sociale, da sempre, è quella di “mettersi nei panni di”.

Qualche giorno fa, riflettendo sull’ennesimo suicidio avvenuto all’interno del penitenziario di Taranto e, dunque, sulle tragiche condizioni di vita che subiscono i detenuti nelle carceri italiane, ho cercato, da buon operatore sociale, di mettermi nei panni, appunto, di un “recluso”.

Ho cercato, quindi, di immaginare la mia vita ristretta in uno spazio di circa due metri quadrati… è stato un attimo, un attimo di “non-vita”, durante il quale ho sentito il mio corpo calpestato e con esso, tutti i diritti alla dignità della persona fin’ora conquistati sulla carta ma nella pratica quotidianamente negati.

Il passaggio, allora, dal sentimento di impotenza, di dolore, di aberrazione provato in quell’attimo… alla realtà di com’è oggi il non-vivere dei detenuti e delle guardie carcerarie all’interno dei penitenziari/lagher italiani, è stato davvero breve.

Ciò che segue è uno stralcio dell’Overbooking del «Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia» redatto dall’Associazione Antigone nel maggio 2010:

I detenuti sfiorano oramai le 68 mila unità. I posti letto regolamentari sono poco più di 43 mila. Ciò significa che vi sono 25 mila detenuti in più. L’Italia ha superato tutti e 47 i Paesi del Consiglio d’Europa per indice di affollamento (numero detenuti per numero di posti letto). L’Italia è il Paese con il maggior tasso di crescita della popolazione detenuta in tutta Europa (dal 2007 ad oggi). Il segno negativo di alcuni Paesi ci fa capire che il trend europeo non è per forza di crescita. Il Portogallo ha registrato una diminuzione del numero dei detenuti del 16% dal 2002 al 2007. Ciò grazie alla introduzione di pene e misure alternative ed alla depenalizzazione di alcuni reati, soluzioni introdotte proprio allo scopo di evitare una eccessiva crescita del numero delle persone private della libertà. Una caso analogo si è verificato in Germania dopo il 2005, con una riduzione della popolazione detenuta in due anni di 6.200 detenuti. Negli ultimi 45 mesi in Italia la popolazione detenuta è cresciuta di 29 mila unità. Una crescita mensile di circa 650 detenuti. Gli stranieri sono il 37,4% del totale dei detenuti. In Italia un numero assoluto così alto di stranieri in carcere, ed una percentuale così alta sul totale dei detenuti, non erano mai stati raggiunti prima. Se il 43,9% dei detenuti presenti è in custodia cautelare, questa percentuale sale al 64,2% se si considerano i soli detenuti stranieri. Uno scarto di più di 20 punti percentuali! Siamo il paese che ha tra le più alte percentuali europee di detenuti stranieri in custodia cautelare. Quasi il doppio rispetto alla media europea. È quindi evidente come nei confronti degli stranieri vi sia una maggiore propensione all’uso del carcere anche durante la fase processuale. Esiste una palese discriminazione nell’uso degli strumenti cautelari. Sono oltre 26 mila i detenuti ristretti per aver violato la legge sulle droghe. Il 26,8% detenuti è oggi tossicodipendente, ed il 38,2% è in carcere per detenzione o spaccio. Solo la Moldavia, il Lichtenstein e la Bulgaria hanno un tasso di incarcerazione superiore per motivi legati alla droga. Sorprendenti gli oltre 3500 detenuti imputati o condannati per contravvenzioni. La loro depenalizzazione avrebbe quindi un effetto di decongestionamento.”

Dopo aver letto i dati, preso atto di come la realtà abbia di gran lunga superato sia  l’immaginazione che i sentimenti, ho, quindi, cercato, con grande frenesia, di parlarne con Patrizio Gonnella, caro amico e Presidente appunto dell’Associazione “Antigone” che da circa 15 anni denuncia, con battaglie mirate, campagne d'informazione e attività di monitoraggio, le drammatiche situazioni vissute nei penitenziari italiani dai detenuti. 

Caro Patrizio, alcuni mesi fa, l’associazione che presiedi ha diffuso il «Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia» fino al 2010. Dallo studio viene fuori una situazione davvero triste: ce ne vuoi parlare?

Siamo all’Ottavo Rapporto e la situazione è in progressivo deterioramento rispetto al primo rapporto che risaliva al 1999. Nelle carceri italiane ci sono 24 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. In concreto ciò significa che i detenuti non hanno spazio vitale. Devono stare alternativamente in piedi. Non hanno più riservatezza quando vanno in bagno. Devono dividersi un paio di docce in cento e passa persone. Non c’è chance di recupero sociale. Le prigioni sono oramai dei dormitori fatiscenti e sporchi dove le condizioni di esistenza sono oltre la soglia del tollerabile. Lo ha detto il Presidente della Repubblica. Lo ha fatto notare anche il Pontefice. Ci vuole una stagione di coraggio riformatore che ancora non si vede al di fuori dalle mura carcerarie.

Ma è così dappertutto? Cioè ci sono delle differenze tra le condizioni di vita carceraria in Italia e quelle delle altre nazioni europee?

C’è una anomalia tutta italiana consistente nell’eccesso di carcerazione di persone in attesa di giudizio (un dato triplo rispetto a molti paesi europei), di persone che hanno violato la legge sulle droghe (un dato doppio rispetto alla media europea), di immigrati detenuti (un dato persino più corposo rispetto a paesi di tradizionale immigrazione, come la Francia e l’Inghilterra). Noi abbiamo una tra le migliori leggi penitenziarie del vecchio continente, seppur nel tempo contro-riformata varie volte. Come sempre accade nel nostro paese, però, il gap tra norme e prassi è vistoso!

Non sempre ciò si riscontra nelle altre democrazie europee, soprattutto in quelle nordiche.

Antigone ha istituito la figura del Difensore Civico, il quale affianca le attività dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione: che compiti ha e quali sono le modalità per mettersi in contatto con lui?

L’Italia non ha mai istituito un organismo di controllo delle condizioni di detenzione nonostante sia obbligata a farlo dai documenti internazionali che firma con tanta facilità. Allora abbiamo deciso di dar vita a un organismo di tutela non governativa. A noi possono rivolgersi detenuti, familiari, conoscenti per chiedere una consulenza di tipo legale. Abbiamo presentato 130 ricorsi circostanziati alla Corte europea contro il sovraffollamento. La struttura è composta da avvocati ed esperti che vi lavorano in totale gratuità. La maggior parte delle lamentele dei detenuti riguarda la salute negata, i trasferimenti non concessi, le angherie subite. Per contattarci si può scrivere alla nostra sede in via Silvano 10 a Roma, oppure inviarci una mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Patrizio, per concludere, da più parti si ritiene che il sovraffollamento delle carceri sia attualmente in Italia il problema più grave da affrontare e da risolvere: innanzitutto ti chiedo quanto esso incide sulle condizioni di vita dei detenuti, se ad esso si devono i tanti suicidi e quali sono secondo te le soluzioni possibili.

Il sovraffollamento, fonte di malattie e di violazioni di legge, non può mai legittimare l’uso della violenza. L’Italia per 48 anni non aveva mai avuto condanne dalla Corte europea dei diritti umani per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea del 1950 che proibisce la tortura. Negli ultimi 6 anni ne ha subite ben cinque.

Negli ultimi mesi ci siamo costituiti due volte in giudizio (ad Asti e Firenze) per violenze brutali perpetrate nei confronti di persone detenute. Gli autori facevano parte di squadrette penitenziarie, ossia gruppi di agenti di polizia penitenziaria usi a maltrattare i reclusi fuori da ogni regola.  Eppure la tortura non è ancora un crimine per il nostro ordinamento, nonostante plurime sollecitazioni Onu. Nel solo 2011 i suicidi sinora sono stati 65, uno ogni mille detenuti. Un numero impressionante, segno di una condizione dove i detenuti e i loro problemi risultano anonimi per i loro custodi. Qualcosa si potrebbe fare subito: a) il governo dovrebbe costituirsi parte civile anch’esso ogniqualvolta si arrivi a un processo per violenze. Il messaggio a chi usa violenza sarebbe dirompente; b) bisognerebbe consentire ai detenuti d avere contatti telefonici frequentissimi con i loro parenti e amici. Aiuterebbe tantissimo a sopportare la solitudine ed a evitare i suicidi.  

Alla fine, mi son domandato: “una doppia pena, avrà sicuramente dei doppi costi per noi cittadini/consumatori/contribuenti... o no?”

Ed infatti a quanto si legge, sempre dall’Overbooking di Antigone il costo medio giornaliero di un detenuto è di 157 euro al giorno. Ogni giorno il totale dei detenuti costa agli italiani 10.588.708 euro. Ogni mese 317.661.240 euro. Ogni anno 3.811.934.880 euro.

Il carcere, quindi, costa! Le misure alternative costerebbero un decimo del carcere e produrrebbero molta più sicurezza. Dunque, se tornassimo ad avere i 43 mila detenuti corrispondenti ai posti letto regolamentari risparmieremmo 1.432.625000 euro.

Quasi un miliardo e mezzo di euro. Un pezzo di manovra!! 

Allibito e senza parole… vi saluto.

Ultimo aggiornamento Domenica 01 Gennaio 2012 20:48
 
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