=I BAMBINI DETENUTI= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 16 Aprile 2012 12:51

 

Quando scopriranno la libertà i bambini detenuti?

Comunque, tardi

di Tony Tundo

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bambini_detenuti

Allora, se le leggi ci sono ma vanno solo applicate, perché se è stata approvata una che finalmente rispetta la dignità della madre e del bambino (e perciò della famiglia e della società) non può essere applicata subito? Quanti destini cominceranno a disegnare il proprio profilo attraverso gli occhi attenti, e già adulti senza infanzia, dei bimbi “ristretti”? Quanti figli, anche neonati, ancora entreranno in carcere fino al 2014 (sempre che questa data non slitti, come è notoriamente fisiologico da noi)?

 Gli abiti del potere

…e siccome vogliamo sempre essere i primi della classe arriva dalla Corte di Strasburgo la maglia nera per i diritti umani, l’Italia seconda solo alla Turchia. Curioso per un Paese ex-patria del diritto, per un popolo tradizionalmente solidale; deve essere un particolare caso di mutazione antropologica che subisce il cittadino che decida di vestire gli abiti del Potere. Se ci appuntano quest’altro distintivo sulla giacca per i tempi della giustizia - come pare di capire - va aggiunto altro, va data risonanza al coro di proteste e grida d’allarme, confuse nel fragore sempre più stordente di lunghi rosari di doléances, delle associazioni per i diritti dei detenuti che denunciano: “Le carceri sono fuori legge”. Lo slogan non stupisce in un Paese dove tutto è fuori legge, è però pur vero che si tratta di  una vistosissima contraddizione in termini per quello che è un binomio inscindibile: il carcere è dentro alla legge, è per la legge; la detenzione nei penitenziari non è forse proprio riservata a chi la violi? Tema di dimensioni umane enormi, devastanti che va complicandosi per effetto dell’incidenza della povertà.

Lo stato dell’arte con dovizia di dettagli su sudcritica.it:

http://www.sudcritica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=322:carcere-e-tortura&catid=34:cronaca-nazionale&Itemid=27.

Un’emergenza nell’emergenza

Una vera emergenza nell’emergenza è quella delle madri detenute insieme ai loro bambini. Come una formula rituale obsoleta, coloro che se ne occupano dall’interno ripetono: le leggi ci sono ma non vengono applicate.

Vediamo allora queste leggi con la prudenza di chi non è un addetto ai lavori, ma non rinuncia a interrogarsi - e interrogare chi invece ne sa - sui fatti marginali, sui drammi di second’ordine, sulle vite che fanno i conti con gli abusi, la fame, la violenza. Che legge illuminata era la Finocchiaro, 8 marzo-2001, se faceva seguire alle aperture rispetto al precedente ordinamento muraglie insormontabili?

Proponeva misure alternative (si legga qui http://www.parlamento.it/parlam/leggi/01040l.htm), ma non forniva soluzioni concrete?  Ma si sa: la strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Da Alfano al ministro Severino si sprecano le dichiarazioni a effetto: Mai più bambini in carcere! Stop bambini in cella! Bambini dietro le sbarre. Mai più! Titoloni propagandistico-demagogici sui giornali. Alzi la mano il cittadino che non sarebbe orgoglioso di essere governato da chi metta in agenda, fra le priorità della sua azione politica, i diritti umani. Bene! Nel marzo del 2011 il Parlamento ha approvato una legge buona sulle mamme detenute; un buon segno, no? Peccato, però, che entrerà in vigore solo a partire dal gennaio del 2014 e circa 70 bambini restano in carcere:

(http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2011-04-21;62 http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2011-04-21;62).

Quei settanta bambini

Perché?  Perché a noi, leggendo il testo,  sfuggono ragioni di tempi tanto lunghi che abbiano un margine di ragionevolezza? L’azione del volontariato, le cooperative sociali, il pressing giornalistico fanno molto, è assolutamente necessario sensibilizzare, indignarsi. La Chiesa può esercitare solo la sua funzione di conforto, qualche volta va oltre: nell’occasione della Santa Pasqua il Papa ha fatto arrivare la sua preghiera, una via Crucis speciale ai detenuti di Rebibbia che aveva incontrato già per il Natale (va detto: su 1.800 detenuti ne erano stati ammessi all’udienza solo 300). Ma alla Chiesa e alla politica gli stessi cappellani chiedono un carcere riabilitativo, chiedono che si prendano provvedimenti urgenti perché la detenzione non sia più solo sofferenza.

Sofferenza. Riabilitazione. Cosa hanno a che fare l’una e l’altra con i bambini? Davvero un grido di dolore, un appello da rivolgere con rabbia e insistenza allo Stato (Lo Stato buon padre di famiglia…) perché presto, subito, questi bambini abbiano un altro orizzonte che non siano le sbarre, abbiano ”aria” quando ne hanno bisogno, abbiano la madre accanto quando sono ospedalizzati, abbiano giochi che non siano le bacinelle d’acqua in servizi igienici squallidi, facciano “oh”, che meraviglia! come diceva la canzone. Non è necessario essere giuristi né esperti della psiche umana per sapere con certezza che le immagini che fissano gli occhi di un bambino saranno indelebili, le prime parole saranno incancellabili tracce nel loro cammino.

Però è interessante uno studio dell’economista - anche premio Nobel - James Heckman dell’Università di Chicago, secondo cui contro la crisi è necessario investire sui bimbi; l’effetto sarà di lungo periodo naturalmente, ma resta certo che le abilità cognitive e non cognitive sviluppate nel periodo della primissima infanzia, sono in strettissima relazione col contesto di sviluppo relazionale/familiare dell’individuo e hanno come diretta conseguenza la riuscita scolastica, il successo, le devianze sociali. Il Premio Nobel non disvela una verità inesplorata - dalla notte dei tempi la conoscono le mamme che non hanno bisogno dello psicologo/santone - ma egli ne fa, oggi come rimedio lungimirante alla crisi,  una tesi economica sulla base della quale indirizzare politiche economiche e sociali a sostegno delle famiglie svantaggiate. A meno che i bambini detenuti non siano invisibili, non vediamo svantaggio maggiore. Questi bimbi sono perquisiti come le mamme. Sanno che alle 20.00 della sera si spengono le luci, il buio è una regola, e non si deroga. Sanno che per mangiare una brodaglia si deve aspettare  “la guardia”, in divisa. Sanno che lo spazio per giocare è un cortile di cemento, non sanno cos’è un prato verde, il mare. Non hanno mai visto un cane randagio per strada, il traffico, un supermercato. Il loro “nido” è una sezione del carcere distante dalla cella. In uno Stato di diritto non è tollerabile. Se il metodo che deve guidare le opportune misure d’urgenza per sanare questa piaga non può essere affidato alla sola pietas, si ricorra alle radici illuministiche del sistema punitivo e si rifletta con mente lucida e con raziocinio (più facile a dirsi, a quanto pare). Ragioni e finalità della detenzione sono nella rieducazione del condannato. Non certamente nella mala-educacìon di un innocente a meno che non si creda nella favola, che ci ha addolcito le lacrime  ne “La vita è bella” di Benigni, di un padre capace di far vivere come un gioco il lager; la realtà è un’altra: un bambino che muove i suoi primi passi in una cella, vi rimarrà ingabbiato per la vita, fine pena mai!

Le mamme in carcere

Le donne attualmente in carcere sono in maggior numero straniere e senza residenza e qui la contraddizione della legge Finocchiaro: la detenzione domiciliare è impraticabile. Non solo: le donne, per accedere alla misura detentiva domiciliare, non devono reiterare il reato. Qua stiamo parlando di gente che si è macchiata di piccoli furti, di spaccio, di prostituzione, difficile non reiterare. Non parliamo di tante manipolatrici Lady Macbeth, di chi ha lucrato sulle malattie o sui terremoti, di matriarche-eminenze grigie, che gestiscono nell’ombra i misfatti di Stato, degli impuniti di Stato; quelli non è così facile reiterarli. Beninteso, i loschi affari si ripetono e si moltiplicano sì da non poterne più tenere il conto, cambiando - però - di volta in volta gli attori. Qua stiamo parlando di povera gente, spesso di donne che pagano colpe di altri. Dov’è la pericolosità? Ci sono donne rom nelle nostre prigioni che vengono accusate di usare a pretesto le loro gravidanze per guadagnarsi l’impunità, la prigione come il quartiere di Forcella nella Napoli del film di De SicaIeri, oggi, domani”. La storia ritorna, o si è fermata? Rispetto al sovraffollamento delle carceri il numero delle donne è esiguo insieme a quello dei bambini, ma 70 vite sono tante, tantissime, e l’obbligo di tutelarle è sacro secondo i dettami della nostra “Bibbia laica”, la Costituzione del ’48, e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo dell’’89.

La frottola della carenza di fondi

Allora se le leggi ci sono ma vanno solo applicate, perché se è stata approvata una che finalmente rispetta la dignità della madre e del bambino (e perciò della famiglia e della società) non può essere applicata subito? Quanti destini cominceranno a disegnare il proprio profilo attraverso gli occhi attenti, e già adulti senza infanzia, dei bimbi “ristretti”? Quanti figli, anche neonati, ancora entreranno in carcere fino al 2014 (sempre che questa data non slitti, come è notoriamente fisiologico da noi)? Si risponderà ”mancano le strutture per l’accoglienza, manca il personale, mancano le risorse economiche”. La frottola della carenza di fondi non si può tollerare più: il denaro c’è, lo sappiamo, come sappiamo quali tasche, quali casse impingua. Se è vero che esistono le realtà virtuose (a Venezia e a Milano), evidentemente un’alternativa possibile c’è, è l’istituzione dell’ICAM nata da un accordo tra Dipartimento amministrazione penitenziaria, carcere e Comune e, semplicemente, da determinazione e buona volontà. Le detenute con bambini soggiornano in un appartamento nel quale è stata creata una sezione femminile speciale. I bambini vanno all’asilo e gli agenti non hanno la divisa, non sono agli occhi dei bambini “la guardia”.

Sarà la soluzione? Chi lo sa, è un problema terribile ed estremamente delicato ma credere e investire sulla centralità della persona umana comporta dei rischi, per il futuro di un bambino questo rischio bisogna correrlo.  

Ultimo aggiornamento Lunedì 16 Aprile 2012 13:17
 
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