=INTISAR SHANF ABDALLAH= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 09 Giugno 2012 12:08

 intisar

di Tony Tundo

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Smarriti nel dedalo di questo mundus horribilis siamo tentati dall’inerzia e confusi fino al rischio dell’afasia.  Ma non dobbiamo permettere che ci lobotomizzino, dobbiamo tenere ben stretto il capo della matassa aggrovigliata di oltraggi alla dignità umana, ed entrare ancora in un altro labirinto del Male perché è la sola via che abbiamo per uscirne. E se il viaggio è lungo, oltre i confini di casa nostra, andiamoci: la globalizzazione contiene anche l’orrore.  Siamo in Sudan dove il 13 maggio scorso il tribunale penale di Ombada, nello stato di Khartoum, Sudan centrale, ha condannato alla lapidazione una donna sudanese di 20 anni, Intisar Sharif Abdallah, accusata di adulterio. Un  processo sommario, una confessione estorta a suon di frustate dal fratello, la condanna. Riferiscono che Intisar Sharif Abdallah non ha avuto neppure la possibilità di comprendere le parole che decidevano la sua sorte, non c’era un interprete e l’arabo non è la sua lingua madre. La sentenza, ammesso che serva sottolinearlo, vìola gli  standard internazionali e la legge nazionale perché la pena capitale non si applica a madri con figli "in età di allattamento o che dipendono da esse” e il Sudan ha sottoscritto la Carta africana dei Diritti umani e dei Popoli sui diritti delle donne, dal 2005 inserita nella sua Costituzione.

 Ora la donna  è detenuta insieme al figlio più piccolo,  di soli quattro mesi, mentre gli altri due figli sono stati affidati alla sua famiglia. Non filtrano notizie sulla data fissata per l’esecuzione.
Una prova fragile e la sentenza affidata al giudice, alla “sapienza del giudice”.  Intisar come
Delara Darabi, come Azar Bagheri, come Ayoubi  Maryam,  come Marian Ghorbanzadeh, come Zahreh, come Sakineh Mohammadi Ashtiani, condannata nel 2009. Per lei vi fu una grande mobilitazione internazionale,  la pena fu  sospesa  e tramutata in impiccagione. In seguito si rincorsero voci di una probabile esecuzione della donna.  Per giorni e giorni un tam tam serrato, poi più niente. Così si consumano i delitti più atroci.intisar_2

E’ una questione di civiltà – si dice -, è la legge religiosa; così si dà - per motivi di mero comodo -  una determinazione storica e sociale all’orrore e si  modera l’impatto, si  rende tollerabile, distante:  lo fanno i musulmani, l’uomo occidentale non ne sarebbe capace. Non cerchiamo  ragioni dove non ce ne possono essere. E’, invece,  un’arcaica  voglia di ferocia e di sangue, un percorso a ritroso dall’homo sapiens all’homo horribilis. Chi è senza peccato… e una valanga di pietre cominciano a colpire. Devono essere di una misura giusta. Non piccole: sarebbero sassi. Non grandi: provocherebbero una morte veloce, invece deve essere molto lenta e terribile. Una folle codificata logica destinata dalla notte dei tempi sempre a lei - la donna - pericolo, strega.

E già, la donna  essere impuro come il cane nella religione ebraica e in quella islamica. Viene in mente una vicenda incredibile ma vera se dobbiamo credere alla BBC. Un cane randagio, nel 2011, è stato condannato a morte per lapidazione da un tribunale rabbinico che lo ha ritenuto la reincarnazione di un avvocato che 20 anni fa aveva insultato i giudici, da questo la sentenza. Il cane sarebbe entrato in un tribunale finanziario del quartiere ebraico ultraortodosso di Mea Shearim, a Gerusalemme e avrebbe deciso di eleggerlo a sua dimora stabile. L'esecuzione della condanna a morte sarebbe stata affidata ai bambini del quartiere ma il cane sarebbe riuscito a fuggire. Un funzionario del tribunale ha spiegato al quotidiano israeliano Yediot Aharonot che la lapidazione è stata ordinata come "mezzo appropriato per far uscire lo spirito che si era impossessato del povero cane". 

Qui paradosso, dottrine parafilosofiche e orrore si intersecano, facendo però chiarezza sulle radici folli di ogni efferatezza. Continuiamo a tenere il capo di questa matassa di oltraggi alla dignità. Non rinunciamo a pretendere che vengano universalmente riconosciuti i crimini contro l’umanità. Dobbiamo certo disporci a piccole conquiste ; il motto dell’uomo saggio non è forse festina lente?  ma non molliamo.

intisar_3Abbiamo appreso dal Daily Telegraph una notizia che sarebbe straordinaria se non dovesse essere presa con molta prudenza:E’ l’alba di un nuovo giorno per l’Iran - si legge - la lapidazione è stata definitivamente cancellata dal nuovo codice penale islamico iraniano che ha appena passato l’ultimo vaglio del Consiglio dei Guardiani, la commissione incaricata di verificare che le leggi non contraddicano la legge islamica. Per l’entrata in vigore mancherebbe solo la firma del presidente Ahmadinejad. Da diverso tempo le autorità iraniane valutavano la cancellazione di una pena che viene giudicata orribile dal resto nel mondo”.

Esperti iraniani di Amnesty International ammoniscono: occorre  essere cauti perché potrebbe ancora non essere detta l’ultima parola: “le riforme potrebbero non sembrare quello che sembrano visti i tanti cavilli del sistema legale iraniano. L’esecuzione è un concetto legale specifico in Iran. La punizione per l’omicidio per la  legge islamica è chiamata retribuzione per l’anima”.

Noi vogliamo credere che in Iran si parta da qui per abolire definitivamente la pena di morte e che all’Iran, il Sudan e gli altri Paesi - fra i quali (dobbiamo ricordare con raccapriccio) figurano molti degli Stati Uniti d’America -  si ispirino per chiudere per sempre questo capitolo infamante per la razza umana. E’ il civile democratico mondo occidentale che deve far sentire la sua voce. Firmiamo qui l’appello di Amnesty International per salvare la vita di Intisar Sharif Abdallah: http://www.amnesty.it/sudan-lapidazione-intisar-sharif-abdallah.

Io l’ho fatto.

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Ultimo aggiornamento Sabato 09 Giugno 2012 12:31
 
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