=I DIECIMILA PER TARANTO LIBERA= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 17 Dicembre 2012 21:21

ITALIA GIUSTA SECONDO LA COSTITUZIONE C’ERA

di Giorgio Tarquini, Mariella Damato

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Taranto Libera” è il coro ritmato, ripetuto, cantato, gridato da migliaia di tarantini, sabato 15 dicembre 2012. Erano veramente in tanti (anche Italia Giusta secondo la Costituzione era presente con una sua delegazione), alla manifestazione unitaria per Salute, Lavoro, Ambiente, Reddito, Cultura; una manifestazione che non si vedeva da tempo, eppure da queste parti ce ne sono state, soprattutto negli ultimi mesi. Questa era diversa, non c’erano bandiere di partito o di sindacato, di movimenti, di associazioni: era Taranto, la società civile, i cittadini, le famiglie, i giovani, gli studenti, che per le strade con le luminarie di Natale, battevano le mani accompagnando quel grido “Taranto Libera”, a tratti rauco,  disperato e allegro nello stesso tempo, che liberava l’ansia di una città che vuole affrancarsi da un destino terribile, stretta com’è nella morsa che la stritola da anni.

Da una parte il lavoro, dall’altra la salute; da una parte il reddito, il salario, le rate del mutuo e della macchina, una qualche sicurezza, dall’altra il terrore del cancro, le polveri che illividiscono ogni cielo, le finestre sbarrate anche d’estate. In ogni caso, sempre senza futuro, senza la prospettiva semplice di andare avanti. Non a caso il corteo era aperto dai bambini, erano loro in prima fila, il futuro di questa città che vuole evadere da sé stessa. Al passaggio del corteo, che si è snodato da Piazza Sicilia a Piazza della Vittoria (quale migliore auspicio), molte serrande si abbassavano, le vetrine si spegnevano, le luci dello shopping rendevano omaggio, dai palazzi lo stupore sulle facce di quelli rimasti a casa, incredulità e curiosità. Molti gli striscioni: alcuni amarissimi, come quello che ricordava il triste presepe tarantino di questo Natale, senza pecore, tutte abbattute perché contaminate dalla diossina. Oppure, sorprendenti, come quello che ringraziava la magistratura (a tanto siamo arrivati!). Pochi gli slogan, semplici, diretti contro i padroni delle ferriere, di nome e di fatto,  che qui hanno macinato profitti per decenni, ma che poco hanno restituito, che poco hanno reinvestito in sicurezza, in prevenzione, per una salvaguardia almeno minima dell’ambiente e della città. Il profitto, è notorio, è un mostro tra i più democratici, non guarda in faccia a nessuno, uomini, donne, bambini, animali, piante, mari, cieli. Infatti Piazza della Vittoria, approdo del corteo, presentava una scenografia sinistra fatta di sagome umane grigiastre appese a  fili tesi tra gli alberi. Ma Taranto sabato sera ha gridato e cantato che questo tributo deve cessare, che un futuro è possibile,  che occorre riprendere la strada della legalità, che il lavoro non è una merce, che non è più tempo della sudditanza ma, dell’impegno di tutti i cittadini, come scandito  dall’enorme striscione che chiudeva la  marcia: IO NON DELEGO, IO PARTECIPO.

Ultimo aggiornamento Martedì 18 Dicembre 2012 00:59
 
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