LA CONVERSIONE MONDANA DI ABOULEISH. NEL DESERTO Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 19 Marzo 2011 18:34

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Una stanza rossa, una blu.
E un forte profumo di rosmarino

di Franco Taldone
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Molti concetti chiusi nella loro definizione specialistica si aprono ad un brillio inaspettato se,  nonostante che così perdano in rigore, si spostano su piani diversi. Quello di metanoia, cioè di conversione religiosa, potrebbe essere uno di questi. Trasferito dall'ambito extra-mondano a quello mondano, acquisisce il significato di scelta di contrasto, spiazzante, ma soprattutto di esito lucido di una lunga preparazione e studio. Nel 1977 pratica una conversione di questo tipo Ibrahim Abouleish, figlio di un piccolo industriale egiziano, quando rientra in Egitto dall'Austria dove, a Graz, ha studiato chimica, medicina e filosofia ed è diventato un importante imprenditore farmaceutico. “Con Nasser l'Africa cambiò molto. Nasser voleva realizzare una rivoluzione socialista ma ottenne risultati socialmente disastrosi. Le riforme agrarie, i cambiamenti che si verificarono in seguito alla costruzione della diga di Assuan, i nuovi rapporti sociali furono molto difficili da sopportare per gli egiziani. Anche i miei genitori ne furono colpiti: mio padre subì un esproprio e fu il tracollo economico... dal momento che non esisteva più nessuna fabbrica nella quale lavorare e da portare avanti, decisi di restare a Graz”, scrive nel suo libro Sekem, un'iniziativa biodinamica cambia il volto del deserto egiziano. A Graz, dove s'interessa di Goethe, Schiller ed Herder e ascolta Händel e Mozart, conosce durante una sua conferenza una signora raffinata, Marta Werth, che gli si avvicina parlandogli di antroposofia e di Rudolf Steiner, di cui Abouleish fino al quel momento non ha mai sentito parlare, e lo invita a casa sua. “In quella vecchia casa Marta Werth aveva due stanze, una rossa e una blu piene di libri, al centro di ogni stanza c'era un pianoforte a coda. Quando entrai avvertii un forte profumo di rosmarino. Mi pregò di sedermi e mi chiese di leggere un brano di Filosofia della libertà di Steiner, che aveva preso da uno scaffale”. In seguito  approfondisce lo studio dell'antroposofia applicandola alla lettura del Corano e approda ad una sintesi inedita, grazie alla quale riforma in senso luterano il testo sacro islamico spiritualizzandolo, ossia esaltandone il ruolo delle forze specie-specifiche dell'uomo (spirituali appunto) nel processo liberatorio di potenziamento delle sue qualità e dell'ambiente al quale è immediatamente legato. Nel 1975 ritorna in Egitto per visitarne i luoghi sacri antichi e per chiedere al ministro dell'agricoltura di poter coltivare con i metodi dell'agricoltura biodinamica  un pezzo di deserto. A settanta chilometri dal Cairo Abouleish comprerà settanta ettari di deserto per trasformarli, fino ad oggi, in un villaggio che chiama Sekem (in egiziano antico, “vitalità dal sole”) circondato da alberi profumati, dove si producono latte, formaggi, yogurt, erbe officinali, cotone, tessuti, succhi di frutta; e ci si soccupa di istruzione  (300 bambini e ragazzi vengono seguiti con la pedagogia steineriana Waldorf fino alle scuole professionali). E dove circa 200 persone al giorno, dai villaggi vicini, trovano ambulatori medici di diverse specialità, che praticano, integrandole, medicine diverse, da quella omeopatica a quella ayurvedica, a quelle convenzionali ed erboristiche. Abouleish, conosciuto in Italia anche attraverso la Fondazione marchigiana Alce Nero e la sua rivista di agricoltura biologica Mediterraneo, è attualmente anche il promotore dell'Università di Heliopolis, vicino al Cairo, con dieci facoltà, in cui si insegneranno economia, medicina e architettura basate sullo sviluppo ecocompatibile

Ultimo aggiornamento Domenica 20 Marzo 2011 03:13
 
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