MACROBIOTICA. La spiritualizzazione del corpo Stampa
Scritto da Redazione   
Martedì 05 Aprile 2011 20:43

 ying_yang

 

yin e yang

separati e insieme

 

di Franco Taldone
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In una intervista a Benedetta Craveri Marc Fumaroli rispose di “essere pienamente d'accordo con Lévi-Strauss quando dice che l'Occidente cristiano è in ritardo di molti secoli sull'Oriente nelle tecniche di spiritualizzazione del corpo”. Nello stesso Agostino, che pure spiritualizzò la voluttà attraverso la delectatio, “non c'è che la forza della volontà che consenta al corpo di seguire l'anima quando questa ha visto qual è il bene supremo a cui aspira e solo può colmare il suo desiderio”. Ma spiritualizzazione orientale del corpo non significa affatto mortificazione della carne. Non è  disprezzo aprioristico del corpo (proprio anche della forma apparentemente liberatoria dell'edonismo più furioso) al quale la nostra tradizione, da Platone a Cartesio, ci ha abituati. Al contrario: significa attuazione massima delle possibilità del corpo. In quest'ottica è da concepire anche la macrobiotica, la dieta filosofica, come viene anche detta (in certi casi con una punta di ironia). Venne codificata dal giapponese Georges Oshawa, pseudonimo che si scelse Nyoiti Sakurazawa, che nella prima metà del Novecento vide anche nell'alimentarsi un modo fondamentale di assimilare attraverso il cibo, con le sue infinite varianti combinatorie, la dialettica unitaria tra i principi dello yin e dello yang, a cui, secondo un plurimillenario pensiero cinese, tutto è riducibile:  ogni cambiamento, naturale o storico. I nostri corpi, secondo la macrobiotica, sono, come ogni altra cosa, l'effetto della dinamica di quei due principi energetici paradossalmente contrari, ma complementari; separati, ma l'uno nell'altro. Basterebbe osservare il Tai Chi Tu, il simbolo da noi ormai molto di moda delle due gocce, di colori opposti e antisimmetriche, con all'interno di ciascuna un cerchietto del principio opposto e racchiuse in un circolo unitario - per  averne un'impressione di contraddittorietà inconciliabile. Se, però, per cambiamento presupposto dalla dinamica delle due tensioni energetiche yin e yang si intende quella variazione che alcuni autori occidentali hanno isolatamente individuato, la nozione di interazione tra yin  e yang potrà apparire un po' meno oscura. Se si pensa a Georges Roditi che indicava, secondo Perniola, la possibilità di un progresso immobile, di una riuscita senza avanzamento,  o a  George Herbert Mead che proponeva un passaggio dal presente al presente, o al concetto taoista di wei-wu-wei (attività non agente) presente, secondo Cacciari, nella dinamica ortogonale delle opere di Mondrian - si può intuire a quale movimento fa riferimento la relazione yin-yang. Intuito che quest'altra dinamica può essere possibile, le leggi di Oshawa, come: “niente è solamente yin o solamente yang”; oppure, “non esiste nulla che sia neutro; in qualsiasi realtà esiste sempre un predominio yin o yang”; oppure, ancora, “tutti gli oggetti e le forme fisiche sono yang al centro e yin alla superficie” - diventano appena più intellegibili e meno ingiustificate.

I cibi, se ciò che importa è solo l'equilibrio dinamico, non sono né da proibire, né da imporre, ma opportuni o non secondo le condizioni in cui ci si trova. La frutta, per esempio, per la macrobiotica è molto yin. Però, darà effetti diversi a seconda che la mangi un bambino o un anziano: nel  bambino, yang dal punto di vista fisico, cioè con una energia vitale concentrata in un corpo ridotto, avrà un benefico effetto di crescita la frutta mangiata in quantità corretta; per l'anziano, si capisce,  il precetto vale in senso rovesciato. La stessa sete ha un significato circostanziale; non si dà una sola sete d'acqua: dopo circa un'ora dal pasto può rivelare in quale eccesso polare si è caduti: se si è mangiato troppo yin (una cena, per esempio, con minestra di verdura e insalata di cipolle e pomodori), e, quindi, occorre astenersi dal bere; o troppo yang (se il pasto ha visto dominare i prodotti animali), e, allora, bisogna bere. Nella macrobiotica è in gioco un concetto perlopiù estraneo a noi Occidentali: l'autentica pienezza del vivere è non nell'esperienza estrema o eccessiva, ma nella tensione dinamica tra due diverse tendenze energetiche, abitandone, come vuole l'estetica zen, il “tra” vuoto ma intensivo che le tiene intricate.    

Ultimo aggiornamento Martedì 05 Aprile 2011 21:04
 
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