=L'UOMO CHE SI DONO' E AMO'= Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 11 Agosto 2011 12:06

ELOGIO DEL SUDDITO ADORANTE ALL’UOMO ONNIPOTENTE

CHE A LUI  SI DONO’ E LO AMO’


berlusconi_depinto

 

di Marilù Depinto
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 In occasione del centosessantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, il nostro pensiero riconoscente va all’uomo che seppe coniugare la certezza del diritto e i diritti del popolo privilegiato, che mise mano a una carta costituzionale vetusta e dettò pochi, ridotti doveri per tutti e diritti per i meritevoli. 

Egli entrò in politica facendo valere competenze e virtù maturate in altre e più alte sfere; scelse di sacrificarsi, accollandosi compiti provvidenziali, per salvare il suo popolo avviato alla perdizione. La sua vita, prima della discesa in politica era stata una sequela di successi professionali; quando si accorse, però, che c’era un popolo intero che aveva bisogno di soccorso, rispose alla chiamata da apostolo della libertà, con un programma di governo che era  rivelazione della propria missione salvifica. “L’Italia è il Paese che io amo”, egli disse donandosi e poi:  “Noi non abbiamo in mente un’Italia che sa solo proibire ed odiare. Noi abbiamo in mente un´altra Italia, onesta, orgogliosa, tenace, giusta, serena, prospera, un’Italia che sa anche e soprattutto amare” e le sue parole commossero gli italiani, che non poterono, a loro volta, non riamarlo.

Con lui l’Italia diventa “l’azienda Italia” e tutti devono “fare sistema, “fare squadra” perché possa funzionare. Basterebbe pensare alla politica delle “tre I”, slogan lanciato a suo tempo per sintetizzare il senso delle riforme nella scuola italiana: inglese, Internet, impresa (poche scuole con aule di 35 alunni - ma avete dimenticato le esperienze del dopoguerra? – pochi bidelli, pochi applicati, pochi fondi … ma per la scuola pubblica tante “i” d’inefficienza, d’inganno e d’impreparazione… degli altri, s’intende; infatti nelle scuole paritarie o confessionali, efficienza assicurata! Indottrinamento, inquadramento … che volete di più?);  poi le riforme per l’università, che all’epoca sfornavano troppi laureati (meglio pochi ma buoni e poi troppi studenti… ma perché non vanno a lavorare? - già, perché?). Dalla scuola venne bandita quella cosa così evanescente, ma così  costosa,  che è la cultura. La scuola  si orientava verso il “saper fare”, cioè verso la produzione di “risorse umane” finalizzate allo “sviluppo” dell´azienda e da utilizzare intensivamente fino al limite oltre il quale ci sono gli “esuberi”. La politica, a sua volta, veniva configurandosi come il logico prolungamento di questa concezione del bene sociale. Così, il governo diventò il governo del fare;  per  fare,  però, occorre lavorare e, così, quello che lavora, non quello che chiacchiera, è il governo buono. Bisognava “lasciarlo lavorare” e chi remava contro era un potenziale sabotatore, che, esaltando il potere deliberativo, impediva all’esecutivo di poter lavorare in pace, di fare tante leggi, tante riforme. Egli condusse  vittoriosamente una battaglia contro la dittatura del “politicamente corretto”, caratterizzato da conservatorismo, ipocrisia e perbenismo, sostenendo che qualunque parola deve essere “contestualizzata”. I contesti sono infiniti. Così ogni parola è infinitamente giustificabile; con lui diviene  politicamente corretta la semplificazione, fino alla banalizzazione, dei problemi comuni. Sono politicamente corretti  tutti gli atteggiamenti che mirano a tranquillizzare i cittadini comuni, non esperti di cose politiche, quali la rassicurazione, l’occultamento delle difficoltà, le promesse dell’impossibile; il popolo da lui guidato deve vivere serenamente, a lui devolvendo ogni questione. Sul suo cammino verso le riforme incontrò numerosi ostacoli, che egli superò ricorrendo alle sue doti manageriali. Nel Paese, all’epoca, esistevano numerosi gruppuscoli che gli si opponevano ad ogni piè sospinto, accozzaglia sgradevole di accordi errati, di voci non accordate insieme, musica sgradevole e volontariamente stupida perché cocciutamente fine a se stessa. Fu attaccato su tutti i fronti da giornalisti ossessionati ( che non si rendevano conto dei privilegi accumulati, della vita tranquilla che avrebbero potuto condurre e di quale avrebbe potuto essere la loro carriera se solo  avessero smesso di inculcare strane ed eversive idee nella mente dei cittadini più deboli, sui giovani intellettuali, sui giovani disoccupati, sui cassaintegrati, sui licenziati, sui pensionati, sulle donne …) : vennero posti interrogativi inquietanti sulla sua ascesa all’alta finanza, sulle sue amicizie passate e presenti; si fece feroce ironia sulle sue doti personali, sulla sua carica erotica, invidiando di lui la capacità di attirare l’interesse di giovani donne; giornalisti che non apprezzavano  il lavoro che faceva, come le opere pubbliche: poche ma buone, care ma solide - si, qualche viadotto cedeva, qualche tetto cadeva, qualche scuola o caserma diventava inagibile … ma capita, è nell’ordine delle cose! Dovette difendersi dalla magistratura politicizzata, che continuava ad incriminarlo e non smetteva di parlare di diritto e di diritti… quando chi meglio di lui aveva la cultura del diritto di governare, di inculcare nei cittadini le idee del buon governo che vede e provvede ai loro bisogni. Questa magistratura  lo costrinse ai vari “lodo” per potersi dedicare al Governo dell’Italia. Fu questa magistratura ad obbligarlo a mutare i tempi dei processi (egli aveva bisogno che tutti i testimoni a suo discarico venissero sentiti) e ad accorciare i tempi di prescrizione dei reati (per obbligare i magistrati indolenti a lavorare di più; e che esistessero molti magistrati che non avevano voglia di lavorare è dimostrato dal fatto che è bastato ridurre i tempi di prescrizione perché saltassero tanti processi, quali quello della Clinica Santa Rita di Milano, della Cirio, della Fincantieri di Palermo, dell’Eternit, dell’Ilva di Taranto, del Rogo Thyssenkrupp di Torino, del crollo della Casa dello studente dell’Aquila, della strage di Viareggio o delle numerose morti sul lavoro …). Egli riuscì a portare il bilancio al pareggio: lasciò la spesa previdenziale, ma eliminò la assistenziale (dove è scritto che è lo Stato a dover garantire la sussistenza a chi non ha mai partecipato al mondo del lavoro,  di chi non si è preoccupato del suo futuro?) ; e la sanità… (se la sanità pubblica era in deficit totale, perché tenerla in piedi a tutti i costi? Le Regioni vogliono i loro ospedali? Ci pensino da sole, senza ricorrere allo Stato centrale) . Le continue mortificazioni che il Parlamento era costretto a subire da parte della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica lo portarono a decidere che il Presidente del Consiglio dovesse essere riconosciuto come detentore del potere e non di un potere; del resto, non era lui il solo ad essere legittimato dal voto popolare? Fu per tutti questi motivi che egli decise, senza confrontarsi con l’opposizione, frammentata, incoerente e peraltro inesistente se non per attacchi isterici, a attuare una revisione della vecchia, obsoleta e troppo rigida Costituzione. Ringraziamo lui se abbiamo oggi una nuova Costituzione e l’Italia è oggi una repubblica presidenziale; il presidente del consiglio, in carica per dieci anni, alla scadenza del mandato nomina il suo successore. Tra i valori costituzionalizzati  spiccano  l’identità etnica italiana e la lingua italiana come elementi fondanti della nazione; sono richiamati il rispetto per la dignità dell’uomo (se l’uomo è degno),  l’apertura alle relazioni internazionali, i buoni rapporti con gli Stati detentori di materie prime; l’uscita definitiva dell’Italia dalla morsa dell’UE e dell’euro con il divieto costituzionalizzato di un reingresso (del resto, non erano state le imposizioni dell’UE a portare la nostra nazione sull’orlo del baratro economico?) . La Costituzione è organizzata in tre parti:  “principi fondamentali”, “diritti e doveri” e “lo Stato”. La famiglia, intesa come legittima unione tra uomo e donna, è tra i princìpi  fondamentali dello Stato, ed è definita “basilare per la sopravvivenza della nazione”. E’ su questa base giuridica la messa fuorilegge dell’omosessualità. Viene esplicitata l’inviolabilità del diritto alla vita specificando come il feto debba essere protetto dal momento del concepimento e non da quello della nascita. Sono state poi poste le basi per il controllo dei media, attraverso l’istituzione di apposite commissioni - nominate del potere politico - destinate sostanzialmente alla valutazione della protezione della privacy e dell’operato generale dei media; è stato eliminato il diritto del popolo ad essere informato ( in modo che non sia vittima della propaganda disfattista). La terza parte è dedicata all’ordinamento dello Stato. Tra i poteri del Parlamento, unicamerale, figurano l’elezione diretta, tra gli altri, del Presidente della Corte Costituzionale, del Presidente della Corte di Cassazione e del Procuratore Capo. Per quanto riguarda la Corte Costituzionale: non solo il Presidente, ma l’intera Corte è eletta dal potere politico per un mandato della durata di dodici anni, senza alcuna possibile interferenza da parte di quello giudiziario. Il CSM è di nomina politica. Infine, come norma di chiusura, è previsto che le revisioni della carta costituzionale debbano avvenire in base al giusto apprezzamento del presidente del consiglio.

“ Hai finito? E’ l’ora della terapia” 

Ultimo aggiornamento Giovedì 11 Agosto 2011 22:01
 
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