=VERDE URBANO E INCULTURA DEGLI AMMINISTRATORI = Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 16 Dicembre 2011 14:02

cartolina_crispo La villa comunale di Modugno nel 1938

Perché nelle nostre città scompare il leccio e si ricorre a piante esotiche?

 

di Giovanna Crispo

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A me, l’alberatura di leccio da poco impiantata, di cui i modugnesi sembravano andare fieri, tanto da farne una cartolina da inviare in tutto il mondo, ha dato un’impressione di “solenne miseria”.

 Deve trattarsi della stessa sensazione che si prova quando s’impianta un oliveto per fornire un reddito alle generazioni future.

In effetti il leccio, come l’olivo, è pianta a lentissimo accrescimento che non può portare alcun particolare beneficio a chi lo mette a dimora.

Ad essere rigorosi, aggiungo che il leccio produce un bel po’ di ghiande che, una volta mature, cadono a terra e rappresentano, se non rimosse, un facile pasto per roditori non desiderabili in ambiente urbano.

A fronte dei difetti sopra citati, si tratta di una pianta in grado di fornire un impareggiabile ombreggiamento anche nelle estati più assolate del nostro meridione e di offrire un eccellente riparo all’avifauna urbana.

Questi pregi, attualmente, non sembrano essere più di grande importanza e, anzi, diventano del tutto trascurabili quando è in gioco la “visibilità politica” degli amministratori locali, i quali, confondendo l’arredo urbano con il verde urbano, giungono a definire un ideotipo di albero “alla moda” che possa aumentare il gradimento della popolazione per i propri rappresentanti.

Tale albero ideale, da imporre nei capitolati d’appalto, si caratterizza per il rapido accrescimento, per la facile manutenzione e, possibilmente, per l’abbondante e vistosa fioritura.

Poca importanza assume il fatto che le suddette caratteristiche non siano presenti fra le specie che compongono la flora mediterranea, collaudate da millenni.

Anzi, si direbbe che l’impiego di piante esotiche e ancor meglio se rare non può che dare maggior lustro alla città ed ai suoi amministratori.

Numerosi segnali di allarme, in questi ultimi anni, hanno ricordato che le piante non sono oggetti d’arredo bensì esseri viventi che interagiscono con l’ambiente circostante, in modo non facilmente prevedibile.

Richiamo alla memoria due clamorosi insuccessi, acclarati dopo decenni dalla prima importazione, che dovrebbero indurre a maggior prudenza nella progettazione del verde urbano: il primo è stato l’utilizzazione dell’eucalipto che si è dimostrato facilmente infiammabile ed addirittura esplosivo, con proiezione di tizzoni ardenti a notevole distanza, nonché soggetto ad infestazioni di piccolissimi imenotteri, provenienti dall’Australia, in grado di penetrare nelle prime vie respiratorie dei passanti; il secondo è stato l’utilizzazione di ogni specie di palma, non potendo immaginare che queste sono quasi tutte attaccabili da un tarlo, proveniente dall’Indonesia, in grado di comprometterne la stabilità prima ancora della vitalità.

Per il momento, tuttavia, la lezione è ben lungi dall’essere appresa visto che assistiamo ovunque alla piantagione di alberature di specie esotiche, soprattutto australiane, di cui si ignora ogni possibile interferenza con la nostra salute e sicurezza.

Ultimo aggiornamento Sabato 17 Dicembre 2011 10:47
 
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