=ROM. IL POPOLO INVISIBILE= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 14 Gennaio 2012 13:13

 

romed oggi dov’è, il popolo rom?

qui dietro, nella zona industriale

conversazione di Nicola Catucci con Matteo Magnisi

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E’ ancora difficile, oggi, parlare di integrazione soprattutto quando i soggetti da accettare appartengono al popolo Rom che, come dato costante nella sua storia millenaria, incredibile a dirsi, ha quello di aver subito da sempre persecuzioni. Infatti, fin da prima del Medioevo, i Rom sono stati: o ridotti in schiavitù, o deportati, o sterminati, o appunto discriminati.

In Italia, secondo l'Opera Nomadi (e altre organizzazioni di volontariato) i Rom sarebbero tra i 120.000 e i 140.000, di cui circa 70.000 hanno la nazionalità italiana e, nonostante l'esistenza di una legge che tuteli le minoranze linguistiche (L.482/1999), in applicazione dell'art. 6 della Costituzione italiana, essi non sono riconosciuti come minoranza linguistica: sono cioè invisibili, un popolo senza diritti e, dunque, anche senza doveri.

In Puglia, vivono circa 10.000 anime invisibili e la maggior parte di loro stanzia nelle province di Bari e Foggia. A Bari vi sono due campi rom;uno  a Modugno, nella zona ASI.

A Bari si sono intrapresi da tempo percorsi di integrazione con il popolo Rom, a Modugno ancora no: il problema è del tutto ignorato, anche se presente.

Di questo ho parlato con Matteo Magnisi, referente di due importanti progetti di integrazione realizzati nel comune di Bari: il primo denominato Artizian, attraverso il quale si è riusciti a costituire una Cooperativa Sociale di tipo B Artezian, i cui soci fondatori sono n. 5 componenti della Comunità ROM del quartiere Japigia ed il secondo dal titolo Dalla strada alla scuola, rivolto all’infanzia ROM residente nell’hinterland barese.


Carissimo Matteo, è stato difficile l'approccio con la comunità Rom? Vi è stata all'inizio diffidenza e come siete intervenuti?

 

La diffidenza verso i Rom non è mai finita. Quella  che finisce è quella dei volontari e comunque di tutti coloro che per vari motivi, scelgono di incontrali, di avere un approccio, di iniziare insomma un minimo di dialogo.

Ed è proprio questa scelta iniziale che è difficile, per tutto ciò che di negativo ci portiamo dentro, culturalmente,  verso quella che potremmo definire una categoria umana, un popolo da sempre mortificato.

Per quanto riguarda il personale approccio alla vicenda Rom, posso  dire che per me non è stato facile, nonostante avessi già esperienze di volontariato ed una predisposizione di impegno nell'area del disagio, risalente a oltre 10 anni fa, in un momento in cui la parola d'ordine dell'amministrazione comunale di Bari era: "Sgombero!".

Mi riferisco al primo insediamento di una comunità Rom di origine rumena sviluppatosi nel 1999 in un terreno privato al quartiere Japigia. Intervenni nel 2000, in una situazione molto difficile, allora ero consigliere comunale e su una posizione nettamente contraria agli sgomberi.

Non ero solo in quella circostanza; un esiguo gruppo di giovanissimi volontari (tra i quali Giuliana Martiradonna e Gianni Macina) già se ne occupava da oltre un anno, con grande slancio umano ed in particolare sul versante dell'avvio alla scolarizzazione.

Il lavoro iniziale è stato quello di sensibilizzare la comunità dei cittadini residenti nella zona a prendere consapevolezza di una situazione che interessava una comunità rom composta maggiormente da bambini. Il tentativo fu quello di mettere sul piatto della bilancia, in presenza dell'intolleranza di un folto gruppo nutrito di cittadini,  quello che di buono era stato fatto per l'integrazione di tali soggetti, anche con il supporto di una parrocchia del quartiere (La Resurrezione) e di una scuola elementare (Don Orione), la prima in realtà ad occuparsene. L'apporto, poi, di un movimento per i diritti umani (Forum dei diritti) fu fondamentale per il lavoro di sensibilizzazione pubblica.

Quali obiettivi sono stati raggiunti e con quali mezzi?

Il lavoro dei volontari incominciò ad intersecarsi con quello che a fatica, in una posizione di contrapposizione politica con il Sindaco di allora (Di Cagno Abbrescia), riuscivo a portare avanti nel ruolo di consigliere comunale. Si lavorava fianco a fianco con i volontari e la stessa comunità Rom, arrivando ad avviare la prima interlocuzione istituzionale, che si rivelò subito molto  difficile, tanto da sfociare in  sgomberi violenti delle forze dell'ordine su scelta politica del suddetto Sindaco.

I primi obiettivi raggiunti dalla scolarizzazione, dalla sensibilizzazione del quartiere e dalle mantenute promesse  dal parroco della Resurrezione che riuscì a reperire un’altra area e alcuni prefabbricati, lasciarono il posto alla disgregazione totale della comunità che dopo un vagare in altri luoghi della città, fu presa in carico da una Chiesa della provincia e ospitata fuori dalla città fino al 2004.

Ma tutto il lavoro fatto fino a quel momento non andò distrutto. Infatti, nel 2004, dopo una dura battaglia politica in consiglio comunale, alla prima previsione di bilancio, il comune di Bari deliberò in favore della creazione di un'area attrezzata da affidare finalmente a quella comunità che nel frattempo era tornata nel campo di Japigia.

Nel 2005, poi, dopo un serrato confronto tra noi volontari e la nuova amministrazione targata Emiliano, fu affidata, per  la prima volta nella storia della città di Bari, un'area di proprietà comunale allocata nella estrema periferia di Japigia.

Nasce, quindi, nel 2005 a Bari, nel quartiere Japigia,  il primo villaggio Rom con un'area attrezzata (acqua, luce e bagni), seppur con la presenza di fatiscenti baracche…; meglio di niente!

Nel 2008, infine, proprio in questo villaggio, dopo un'altra complessa  fase programmatica e formativa seguita personalmente in qualità di volontario all' interno della Cooperativa Sociale Occupazione e Solidarietà di Bari, nasce la prima cooperativa di lavoro Artezian" Un progetto questo  che ha visto il coinvolgimento in prima persona di tutta la comunità Rom e che si è avvalso del finanziamento della Regione Puglia nell'ambito dei fondi  Por 2000-2006. Oggi l'impresa gestita dagli abitanti del campo, si scontra ancora con i problemi di diffidenza e difficoltà di ingresso nel mercato.

Il clima di intolleranza verso i Rom, a causa delle politiche nazionali ed europee non è ancora cessato.

Dimostrato che è possibile lavorare sull'integrazione in questo territorio... nonostante le grandi difficoltà, è pensabile lo sviluppo di nuovi metodi che portino alla riappacificazione tra esseri umani di diversa etnia?

Si, è  possibile ancora lavorare sull'integrazione sul nostro territorio.

Un'integrazione che noi volontari vorremmo tanto chiamare: interazione. Oggi, gli insediamenti Rom sul territorio barese, si sono moltiplicati  e nella maggior parte dei casi si tratta di insediamenti su aree non autorizzate dai comuni interessati. Per dirne una: nell'area Asi Bari-Modugno, c'è una comunità Rom bosniaca con presenza di minori, che vive in condizioni ancora molto precarie, in edifici fatiscenti e sempre sotto la mannaia di spostamenti continui. Si sono attivate nel frattempo altre energie volontarie a sostegno di questa comunità Rom ma dal Comune di Modugno solo silenzio. Ignorano il problema.

Negli anni, si son fatti sforzi per cercare di abbattere gli stereotipi, i pregiudizi: sottolineo  quelli prodotti in ambito scolastico dai volontari dell'Associazione Vox Popoli per il recupero del ritardo didattico dei bambini Rom all'interno del  Circolo didattico Japigia 1; sul piano interculturale, molto importante è l'esperienza didattico – formativa dell'Ins. Corsina Depalo rivolta ad alunni, genitori ed insegnanti, realizzata dal Primo Circolo Didattico S.Giovanni Bosco di Giovinazzo e socializzata dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bari.

Da citare sono gli interventi formativi presso il Bianchi Dottula di Bari  e l'interesse suscitato nei confronti delle comunità Rom da alcuni gruppi scout dell'Agesci di Giovinazzo. Certo, possiamo considerarle esperienze non esaustive, ma esse sono molto  importanti e senza dubbio sono il  frutto delle connessioni realizzate tra le comunità rom, il mondo del volontariato, della Scuola e di altre agenzie educative.

Sul piano della comunicazione locale, un forte contributo alla conoscenza  delle problematiche rom, scevra da impostazioni razziste,  lo si deve alla competenza e obiettività di alcuni giornalisti primo fra tutti, Gianluigi De Vito.

La riappacificazione  tra gli esseri umani, in particolare, con il popolo Rom, è questione culturale!

Le Istituzioni in primis, dovrebbero fare uno sforzo in più, oltrepassare la soglia della cultura pubblica nei confronti delle diversità: non è possibile trattare l’argomento solo in termini di ordine pubblico, di sicurezza. Bisogna credere di più nella progettazione, nella possibilità concreta di realizzare coesistenza e convivenza in una società multiculturale al di là dei colori e delle appartenenze politiche.

Le Amministrazioni Locali, quindi, possono agire sull'integrazione delle varie etnie presenti nei territori. Secondo te, lo stanno facendo? Potrebbe essere proprio l’integrazione, un valore aggiunto in questo momento di crisi? 

Le Amministrazioni locali, avendone la responsabilità pubblica, oltre che morale, non solo possono, ma sono nelle condizioni di dover agire sul piano dell'integrazione sociale delle diverse etnie presenti sul territorio a partire dalle comunità Rom, che al di là dei flussi di entrata e di uscita dal nostro territorio, possono in molti casi considerarsi ormai stanziali… la loro opera fino ad oggi non è stata entusiasmante….diciamo così….

Il valore aggiunto è sia di ordine etico, che culturale dal momento che, alle future generazioni, non possiamo più far ereditare pregiudizi, intolleranze e chiusure mentali.

Il lavoro in favore dell'integrazione delle etnie ha, a mio avviso, bisogno anche di alleanze forti  e di lavoro comune sul piano interistituzionale.

La consapevolezza della presenza sociale delle etnie, non può più rimanere un prerogativa esclusiva del volontariato, laddove presente, ma deve diventare lavoro ordinario delle istituzioni.

Il ritorno a tale impegno, non è solo nella riappacificazione sociale degli essere umani: il valore aggiunto può essere stimato anche  e soprattutto sul piano economico, per la preziosità di innovazione culturale che le diverse etnie portano con loro. 

 

Ringraziando Matteo Magnisi per tutto, mi domando: “quando la battaglia morale, culturale contro tutte le discriminazioni potrà essere vinta dall’uomo? Quando il pregiudizio avrà mai fine?

Ho preso ad esempio il popolo Rom ma lo stesso discorso vale, oggi, per tutti i diversi da noi.

Da cittadino del mondo, mi duole e mi fa incazzare il fatto che, per la maggior parte di noi uomini, ancora oggi, il rimanere stretti nelle proprie individualità appaghi le coscienze, facendo sentire, tale umanità, sicura all’interno di quei tanti piccoli confini difesi dall’odio e dall’ingordigia di quel senso di onnipotenza che le loro coscienze rimandano alle loro miserabili esistenze.

Da persona alla pari dell’altro, mi addolora, infine, il dover constatare ed affermare il fallimento di tutte le filosofie e le religioni inneggianti la pace e la fratellanza ed i principi di umanità, di uguaglianza e di libertà tanto proclamati e difesi strenuamente nel passato, visto che, ancora oggi, la realtà ci dice che uomini di nazionalità diversa dalla nostra come il popolo Rom, dopo 5 secoli, continuano a subire ancora vere e proprie persecuzioni.

Sono davvero senza parole…

Ultimo aggiornamento Mercoledì 18 Gennaio 2012 12:07
 
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