=LO STRAORDINARIO EVENTO DI MODUGNO. Le parole di don Tonino Bello a Sudcritica= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 24 Dicembre 2012 14:02
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L’INDIVIDUO E IL POTERE

don Tonino ci riportò all'origine

 

23 dicembre 2012. Lo straordinario evento per la resurrezione di Modugno

con le parole di don Tonino Bello nella Chiesa gremita

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foto Sudcritica

con un commento di Francesca Di Ciaula Nel paese sospeso

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Nel paese sospeso

Modugno, 23 dicembre 2012. Una serata pre-natalizia, intiepidita appena dall'attesa della festività, in un paese svuotato di sé. A Palazzo di Città, sul tavolo del commissario prefettizio carte e incombenze sono in ordine provvisorio. Quanto provvisorio? “Speriamo che duri il più possibile” - senti dire - quel tanto necessario a godere di un certo sollievo, liberi da amministratori che non meritano alcuna fiducia. Quale attesa, quale aspettativa affidare poi a nuove consultazioni elettorali? Va bene così: che il paese continui a galleggiare in questa sospesa temporaneità.

Sera fredda nella piccola chiesa del Purgatorio al centro del centro del paese. Dipinti secenteschi e splendide cornici dorate circoscrivono lo spazio occupato da un pubblico intento all'ascolto di un dialogo pacato eppure incalzante, interrotto a tratti dalle note di due chitarre e un oboe. Un giudice e un vescovo, Nicola Magrone e don Tonino Bello e le loro parole che si rincorrono e si incontrano a cercare l'uno, a ribadire l'altro, il legame possibile tra la libertà di coscienza dell'individuo e la struttura sociale di cui egli è parte, a cercare il luogo di libertà dell'uomo e quello della giustizia. A far rivivere questo incontro speciale di vent'anni fa, le voci di due attori, Leo Lestingi e Alberto Rubini.

Sarà possibile un momento di riflessione e cultura in questo paese oggi ancor più immobile? Ha ancora un senso questo osare cercare spazi di incontro sfidando il gelo della connettività sociale, lo stantio di una festività quest'anno adombrata da fosche tinte di apparati al di fuori della legalità dell'amministrare? È la domanda sottesa a quest'evento voluto da Italia Giusta, una domanda che sfida il freddo della serata e il silenzio di questi giorni.

Parole serrate a sollecitare risposte, a cercare le strade possibili all'individuo all'interno delle strutture sociali e i suoi ordinamenti, vincoli e norme che regolamentano il vivere civile, quelle che reggono apparati laici e clericali, lo Stato, la Chiesa. Dove trovare quella giusta via tra l'individualità, i bisogni dirompenti, spesso urlati dai più deboli e il dovere di obbedire a quelle prescrizioni tanto necessarie al consorzio umano e che pure sembrano imbrigliare l'uomo, condizionarlo fin nei comportamenti pubblici e privati? Dove va a nascondersi, in quali pieghe dell'umano stato individuale o sociale, la giusta scelta, quella possibile alla coscienza dell'uomo, vescovo, giudice o semplicemente cittadino? E quale è invece la risposta che l'individuo ha il diritto di ricevere? Il condizionamento all'assoggettamento o l'opportunità di libera scelta? Quante volte questa avvertita esigenza di libertà viene negata nei momenti e negli spazi adibiti all'educazione anche nelle strutture ecclesiastiche - ricordava don Tonino Bello - piuttosto che viverla come indispensabile opportunità di crescita? All'argomentare serrato del giudice Nicola Magrone, che della Costituzione italiana ha fatto argomento di studio e punto di ritorno obbligato nella lettura storica e sociale dei nostri tempi, era a contrappunto il tono pacato delle parole di un vescovo, che per il suo impegno per i più deboli e indifesi, l'attenzione ai conflitti sociali è stata “figura dirompente in seno alla Chiesa cattolica”, nelle parole introduttive di Nicola Magrone.

Nicola Magrone e don Tonino Bello intenti in una impegnata e appassionata conversazione, già pubblicata sulla rivista Sudcritica. A sottolineare i momenti di riflessione, le due chitarre di Nicola Porfido e Giorgio Mazza e l'oboe di Gaetano Luisi. Sono stati loro a chiudere la serata con una Milonga, quasi a sintesi della riproposta testimonianza di quell'incontro ancora a noi così vicino.

L'ostinata affermazione di don Tonino Bello della libertà dell'individuo e delle sue scelte inequivocabili, generate all'interno di una coscienza tormentata eppure sempre vigile, attenta all'uomo e alla sua storia presente, la consapevolezza limpida della precarietà di ogni struttura ineluttabilmente soggetta a mutamenti e a rinnovamenti continui, perché formata da uomini, la centralità dell'individuo, questo obbligo morale dell'essere nel mondo, testimone e attore del tempo presente, l'essere vicino all'uomo e ai suoi bisogni, la spinta al cambiamento anche dall'interno di luoghi di potere, l'esserci in prima persona tra gli uomini senza limature o sottrazioni di responsabilità, una presenza tanto più incisiva quanto più grande è il ruolo ricoperto in una struttura sociale. Grandi scelte di campo, forti assunzioni hanno per un breve spazio di tempo gettato luce tra l'opacità e la disaffezione fino all'apatia, che si respira in questo paese.

Francesca Di Ciaula

Ultimo aggiornamento Venerdì 28 Dicembre 2012 22:34
 
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