=L'INQUIETUDINE DI BENEDETTO NELLA BARCA DI DIO= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 02 Marzo 2013 23:55

La tentazione dell’efficienza nel Deus Humilisbarca_san_pieto

 

 

la barca di San Pietro deve essere guidata - dunque - da chi è vigoroso nel corpo e nell’anima”?


 

di Franco Taldone

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La rinuncia di Ratzinger è solo apparentemente scandalosa. E' stato, invece, un esito (da exitus in senso originario, cioè di finale teatrale, come meritoriamente specifica Carlo Sini) teologicamente e modernamente corretto.

Nel bilancio evocato nell'ultima udienza Benedetto XVI dice che durante questi anni di pontificato ci sono stati per la Chiesa alti e bassi come sempre è stato per la Chiesa (e, si sa, come succede durante il transito vitale più o meno di tutti), e che in certi momenti difficili Dio sembrava dormisse - e non, quindi, che Dio ha abbandonato i suoi figli, ma che, comprensibilmente, dormiva (e dopo il riposo, si sa, si ritorna ciclicamente a laborare). Passo dottrinalmente impeccabile (risuona naturalmente il topos del lama sabactani) ma anestetizzato: gli manca la stonatura del grido, il grido di Geremia, il gemito inconsolabile e imbilanciabile di Rachele in Rama.

Il richiamo alla barca (petrina) per parlare della Chiesa è, va da sé, ineccepibile. Ed è anche un'immagine molto cara al moderno linguaggio laico (e per fortuna: il nomos della terra dovrebbe essere acqua passata). Moderno, modernità. Benedetto XVI ha dialogato, sì, in questi anni, ma non tanto con le altre religioni (si ripensi alla lezione di Ratisbona) quanto con la laicità (a parte qualche tirata antirelativismo): celebre e interessante è stato, per esempio, il conversare con Habermas (l'ultimo filosofo francofortese) dal quale è risultato che il versarsi di elemento trascendente nel pensiero laico e, reciprocamente, di flusso di immanenza nel pensiero religioso rivitalizzerebbe l'uno e l'altro e innanzitutto il loro rapporto. La rinuncia al ruolo di pontefice massimo è, sì, bell'esempio di kenosis, di abbassamento, di imitatio del Deus humilis che essenzialmente non è onnipotenza e perfezione, ma, appunto, chenosi fino alla donazione di sé. Però, è anche richiamo alla tonalità efficientista della modernità. Scrive nel suo blog il biblista Piero Stefani che questoprecedente peserà, comunque, come un macigno e renderà sempre meno accettabile per la comunità ecclesiale accogliere di essere guidata da una persona inefficiente. Questo fatto si appella di nuovo ai valori, tipicamente moderni, dell’efficienza; mentre accantona quelli paradossali ben espressi del detto paolino che si è forti proprio quando si è deboli (2 Cor 12,9).

Probabilmente, questa insistenza nel confronto con la laicità, finanche nell'ultima parte del ministero papale, deriva dal rapporto di rivalità mimetica del cattolicesimo con il suo più temuto alter ego religioso di questi tempi, la spiritualità neo-pagana new age, ovvero, col suo facile edonismo spiritualista, il supplemento ideologico del capitalismo contemporaneo, secondo Žižek. Quando Benedetto XVI attraverso il suo hoc est corpus meum (disincarnandone, però, il decadimento nel passaggio ad una condizione - quella postpapale - di spiritualità più intensa) ha rimesso la sua fiducia nell'agire di un papa più capace di pilotare la Chiesa dei nostri tempi, di certo si è rifatto al fondamento di essere spe salvi, ma più alla speranza che dilaziona la salvezza e la venuta del Regno che a quella autenticamente paolina tanto ricca di senso quanto destinata alla sconfitta più prevedibile. Benedetto XVI fino alla fine del suo pontificato non ha dismesso la sua raffinata teologia razionalizzante. Spazio zero, dunque, alle aporeticità bibliche. E, poi, non porta, forse, il ricorso all'immagine della barca petrina, a pensare a quel gestibile mutamento caro alla versione liberal del taoismo:In tempi di veloci mutamenti - dice Stefani -  e in un’epoca di grandi perturbamenti per la fede, la barca di San Pietro deve, infatti, essere guidata da chi è vigoroso nel corpo e nell’anima?

Con Qohélet, Benedetto XVI è come se avesse detto che c'è un tempo per agire e un tempo per disattivarsi. Ma mentre il papa lo ha detto perché per il bene della Chiesa, che èsolo di Dio, occorre separare la funzione papale da chi, in carne e ossa che possono diventare debilitanti, la veste – Qohélet non è filosofo concettuale ma, dice un suo traduttore,prende la parola e la eccede trasformandola in muggito.

 

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Ultimo aggiornamento Domenica 03 Marzo 2013 20:51
 
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