=CIO' CHE ACCADE A MODUGNO, ACCADE FINALMENTE NELLA NOSTRA PATRIA= Stampa
Scritto da Redazione   
Martedì 10 Settembre 2013 20:59

I n questa Città, ormai e finalmente, ciò che accade non è più

un “accadere senza patria";

un accadere cioè conosciuto ed ignoto, escludente ed occulto.

Ciò che accade da noi, ormai e finalmente

accade nella nostra patria.

 

di Mino Magrone

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Il Sindaco e la Giunta Comunale di Modugno, sono in carica da appena tre mesi.

E’ veramente presto per fare bilanci, anche minimi, sull’operato di questa grande novità amministrativa della città. 

E tuttavia penso (è una sensazione più che altro) che il Sindaco e la Giunta si accingano a chiamarci: per ora ci chiamano nel “ mondo spaesato del tacere ”.  

Perché? Come mai? Perché ancora non si decidono a chiamare i cittadini ad alta voce? 

Perché la Città ha la sensazione che Sindaco e Giunta vivano una “ vita straniera “ nel Comune nel quale abitano come in “ terra d’esilio ” e di “ prigione ” ? 

Forse la Città capisce che in questo momento non si stanno vivendo giorni ordinari per le sorti della Comunità o, almeno, di quella parte maggioritaria della Comunità  che spera nella sconfitta definitiva dei vecchi ed ancora forti e presenti assetti di potere (il partito unico degli affari). 

Ed in effetti questa non è una amministrazione qualsiasi! 

E’ l’amministrazione che ha mandato in frantumi (per ora solo elettoralmente) i vecchi e potenti centri di potere consolidatisi nel corso di un ventennio di strapotere.

La Città ha la sensazione che l’esito elettorale abbia una carica ambivalente: da un verso apre nuovo spazio e nuovo senso alla vita collettiva, dall’altro “ getta “ i nostri nuovi amministratori, Sindaco in testa, in una situazione per cui essi sono nel Comune stando come al di fuori, come in atteggiamento psicologico e culturale che allude ad un exodus, all’uscita da situazioni amministrative torbide, infide e pericolose. 

Non c’è dubbio che sarà proprio questo il terreno inospitale ed ostile che hanno trovato il Sindaco e la Giunta per cui il loro dramma psicologico e culturale, la loro lacerazione tra lo stare e lo starsene al di fuori sono del tutto comprensibili anche se allarmanti. 

La Città di tutto ciò è consapevole, comunque ne ha la forte sensazione. 

Ma gli stessi cittadini che li hanno votati hanno dato ai nostri amministratori una missione terribile e clamorosamente gridata nelle piazze della Città: fate tutto il vostro dovere, anche con sofferenza e dolore; fate pulizia, piazza pulita di affari, clientele e burocrazie comunali clientelari, inamovibili ed eterne. 

Fate tutto il vostro dovere e chiamateci non più nel modo spaesato del tacere e della esangue allusione ma ad alta voce, fateci capire di più e saremo ancora al vostro fianco. 

In fondo è proprio vero che compiti e missioni così ardui richiedono una sorte di “ coscienza infelice “ di chi pur abitando una determinata situazione mantiene tenacemente la differenza ed alimenta una sorta di “ eccedenza di senso “ sicchè, nel nostro caso, essere nel comune standosene al di fuori è l’essenza politico-culturale di un nuovo tempo scandito dagli orologi e dai campanili della Città. 

Può essere proprio questo lo spirito giusto per governare  bene un paese; per quanto il buon  governo nella situazione data della nostra Città sia una sorta  di “ impossibilità-possibile “. 

Di impossibilità, cioè, soltanto possibile.

Se fosse assolutamente impossibile i cittadini di Modugno, almeno quelli che hanno sperato e sognato la fine del partito unico degli affari, sarebbero subito, immancabilmente chiamati a raccolta, per dire e definire i nomi e le cosche politiche-burocratiche che si celano dietro il pur già allarmante modo di dire del partito unico degli affari.

Ora sappiamo molto di più, ora conosciamo i volti, le parole, gli attori di ammutinamenti burocratici ed i cinici, osceni ed occulti registi di tante nefandezze.

Non sarà facile vincere questa durissima battaglia; non è scontato però che la multiforme piovra abbia il sopravvento e imperi indisturbata ancora una volta sulla Città.

In questa Città, ormai e finalmente, ciò che accade non è più un “accadere senza patria“; un accadere cioè conosciuto ed ignoto, escludente ed occulto.

Ciò che accade da noi, ormai e finalmente, accade nella nostra patria.

E ciò è una grande conquista che allarga il senso dell’orizzonte della nostra vita collettiva.

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Ultimo aggiornamento Sabato 21 Settembre 2013 08:08
 
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