=IL TERRITORIO ESPROPRIATO DI MODUGNO= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 06 Ottobre 2013 22:13

rivista-3pagnellliottobre2013.

 

L'agricoltura è stata soffocata tra fabbriche e cemento,

il paesaggio è cambiato inesorabilmente ed irreversibilmente nell'arco di qualche decennio;

i relitti di campagna industriale conservano tracce di una biodiversità sofferente e convivono

con pretenziosi capannoni che veleggiano nel vuoto di una domanda che la crisi economica ha reso ormai inesistente  

.

 

di  Gianfranco Pagnelli

___________________

 

È bastato che una multinazionale proponesse l'insediamento di un impianto di depolimerizzazione della plastica a Modugno per svelare l'urgenza di una nuova visione di città che renda leggibile, anche all'esterno, l'identità di un luogo in cui i cittadini hanno vissuto l'industrializzazione come un saccheggio del proprio territorio, dei propri spazi e, perfino, dell'aria da respirare.

Modugno mal sopporta l'esproprio - nei fatti - di un terzo del proprio territorio, la zona A.S.I., e si interroga costantemente sul perché, se da un lato è chiaro che i costi da sostenere per la manutenzione di questo luogo, sconosciuto ai più, devono essere pagati dai suoi cittadini, dall'altro il diritto a decidere spetta ad un mostro burocratico. Il Consorzio A.S.I. ha, infatti, il potere indiscutibile di dare forma al paesaggio, di determinare la qualità dell'aria e, perfino, dell'acqua che scorre nel sottosuolo.

L'agricoltura è stata soffocata tra fabbriche e cemento, il paesaggio è cambiato inesorabilmente ed irreversibilmente nell'arco di qualche decennio; i relitti di campagna industriale conservano tracce di una biodiversità sofferente e convivono con pretenziosi capannoni che veleggiano nel vuoto di una domanda che la crisi economica ha reso ormai inesistente.

Di fronte a questo scenario profondamente mutato e ancora in mutamento, occorre uno sforzo collettivo per raccogliere tanti pezzi di memoria e di saperi, condividerli, recuperarli, rispettarli e cucirli addosso ad una città che abbia una nuova consapevolezza del proprio corpo.

Occorre che la città recuperi il proprio rapporto con la sua zona industriale, magari a partire dalla moratoria dell'assegnazione di nuovi suoli e attraverso il recupero e la riqualificazione dei capannoni dismessi. Occorre che i suoli espropriati e non assegnati non siano più preda di pirati dell'ambiente che scaricano pneumatici puntualmente dati alle fiamme, materiali inerti, amianto e altri rifiuti tossici. In parte, l'orientamento dichiarato dalla politica regionale di trasformare le aree industriali in aree produttive ecologicamente attrezzate  (con tutti i limiti e i rischi connessi) aprirebbe la possibilità di ri-assegnarne la gestione ai comuni e ai cittadini. Resta l'urgenza di pensare ad un'idea di città che recuperi il proprio passato, la propria identità recente di città "glocale", in cui tradizione e globalizzazione si alternano; resta il bisogno di condividere un progetto futuro di città in equilibrio con una natura oggi precaria, con un territorio oggi deturpato, percepito come altro da sé e per questo rimosso, non vissuto.

Riconnettere gli abitanti del territorio pugliese con la propria storia per valorizzare e proteggere il territorio è certo più facile in Salento, in Valle d'Itria o in altri luoghi con cui l'iconografia turistica ci identifica in quanto pugliesi e ci rende riconoscibili ai più. Da questo punto di vista, lo sforzo che da modugnesi dobbiamo compiere per recuperare un'identità forte e riconoscibile è enorme e, data la vastità del territorio, la diversità delle storie, i flussi migratori che si sono succeduti negli anni, è importante chiedersi cosa è importante recuperare. Si tratterebbe, idealmente, di portare il nostro passato su un'ipotetica astronave e di andare verso un'idea di futuro condiviso che, per la prima volta immagineremmo per noi stessi;  noi e non altri al nostro posto...

"Recuperare, testimoniare, valorizzare e accompagnare nel loro sviluppo la memoria storica, la vita, le figure e i fatti, la cultura materiale e immateriale, le relazioni fra ambiente materiale e antropizzato, le tradizioni, le attività e il modo in cui l'insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l'evoluzione del paesaggio e del territorio...., nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati dell'intera comunità locale" (art. 1 L.R. 6 luglio 2011, n. 15).

.

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 07 Ottobre 2013 08:51
 
Condividi