van Gogh a Roma. "TUTTO IL TERRENO E' PURE GIALLO" Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 23 Febbraio 2011 17:58

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[foto da eventi a Roma e non solo]

di Franco Taldone
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D all’8 ottobre 2010 allo scorso 20 febbraio Roma , nel Complesso del Vittoriano, dopo ventidue anni ha ospitato una importante mostra su Vincent van Gogh. Sono stati esposti, per la cura di Cornelia Homburg, ricercatrice nota per le sue ricerche sul pittore olandese, più di settanta tra dipinti, acquerelli e opere su carta di van Gogh e circa quaranta opere dei grandi artisti, come Millet, Pissarro, Cézanne, Gauguin e Seurat, ai quali van Gogh era legato d'amicizia e dal comune sguardo del pittore moderno. La mostra capitolina, intitolata Vincent van Gogh. Campagna senza tempo – Città moderna ha risaltato la visione pittorica del genio olandese applicata al rapporto tra l'artificiale della città e il naturale della campagna. In questo nesso, nella seconda metà dell'800, come avverte e trasmette con la sua opera il genio olandese, la physis, lo svelarsi del divenire storico, abbandonato il paesaggio irremovibile dominante per secoli dei cicli naturali della campagna, si è perlopiù spostato nel mondo delle dinamiche cittadine. Ma paradossalmente, per rapprendere pittoricamente questa dislocazione tutta moderna del motore storico, van Gogh tradisce proprio quello sguardo moderno che Cartesio con la sua ottica aveva rigorosamente codificato: lo sguardo che riduce il mondo alla sua rappresentazione, alla sua mappa cartografica, alla sua riproduzione tanto più mimetica quanto più rispettosa delle leggi ottiche alle quali viene ridotto l'enigma della visione. E questo enigma, con van Gogh, non riguarda il testo della visione, il suo soggetto: non si tratta, cioè, della densa ambiguità che aveva caratterizzato, per esempio, il capolavoro di Velazquez Las meninas, rispetto al quale (si pensi alla celebre analisi che ne fece Foucault) ci si può chiedere, senza uscire dall'enigma, quale ne sia il soggetto: se l'infanta con le sue damigelle di corte e la famiglia reale, oppure il lavoro stesso del pittore nel suo farsi, oppure la riproduzione di una scena vista riflessa in uno specchio. Il mistero della pittura vangoghiana è nell'intrico dello sguardo con l'oggetto del vedere. Chi guarda e che cosa si guarda appartengono alla stessa carne dell'essere: evapora la distanza che li separava postulata geometricamente. “... il mondo non è mai davanti a me, ma sempre mi circonda e mi attraversa... non faccio che vedere il mondo provenendo dal cuore del mondo”, così Carlo Sini nel suo Gioco del silenzio. Gilson, il grande studioso di filosofia medievale, diceva che dopo Giotto fino a Cézanne la pittura non è più una cosa, un oggetto, ma una raffigurazione della cosa. Ritorna, con van Gogh, la pittura come presenza viva della visione. Questo appartenersi reciproco di chi vede e dell'oggetto della visione era inevitabile anche nel percorso delle opere esposte al Vittoriano. Come in Busto di contadino, a proposito del quale scrive a suo fratello Theo: “Quella testa è un'armonia di marrone rossastro, di viola, di giallo, tutti spezzati”: si tratta, cioè, del generarsi della visione a cui assiste partecipe van Gogh, il cui effetto è l'immediatezza di tocco. O nei Mangiatori di patate: dove la luce ha funzione più originante che illuminante: è costitutiva, cioè, non è aggiunta al soggetto raffigurato. Vi si lascia che le cose si manifestino in pienezza fiduciosa (in “fidatezza”, ha scritto Heidegger, proprio a proposito degli oggetti nei dipinti di van Gogh, in un suo celebre saggio), così come succede nella Cena di Emmaus di Rembrandt, alla quale l'opera di van Gogh si ispira. Scrive a Theo: “Quasi solamente Rembrandt possiede, fra i pittori, questa tenerezza verso gli altri esseri, che noi sentiamo nei Pellegrini di Emmaus...”.  Altro modo di darsi del mistero visivo è la seduzione del reale. Van Gogh ne è ossessionato. Della Casa Gialla, di Arles, scrive: “Il soggetto è così difficile! Ma è proprio per questo che voglio dominarlo. Perché è tremendo, queste case gialle nel sole e l'incredibile freschezza del blu. Tutto il terreno è pure giallo”.


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Roma, Complesso del Vittoriano, Vincent van Gogh. Campagna senza tempo – Città moderna

Catalogo, Vincent van Gogh, Skira, 280 pp., euro 59



Ultimo aggiornamento Mercoledì 02 Marzo 2011 14:01
 
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