=STORIE SCONOSCIUTE. Balsignano, Modugno= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 24 Maggio 2014 21:12

 

balsignano7Correva l'anno...

bentornato Balsignano

Per uno strano gioco del tempo è toccato a Nicola Magrone riprendere nelle mani, come Sindaco, per conto del Comune di Modugno, quel simbolo della storia del paese che è il complesso fortificato di Balsignano, ritenuto dalla Direzione Generale per le Antichità “rara testimonianza degli insediamenti fortificati di età medievale in Terra di Bari”.


Fu proprio Nicola Magrone, infatti, nel 1994-1995,  coinvolto nella questione da Raffaele Macina, studioso di Balsignano, e dall'architetto Emilia Pellegrino della Sovrintendenza di Bari, a fare in modo che il complesso monumentale venisse acquisito al patrimonio dello Stato con l’impegno a cederlo al Comune una volta restaurato.
Vent’anni fa il complesso fortificato di Balsignano - allora in completo stato di abbandono e in disfacimento - era ancora di proprietàbalsignano01 privata, pur avendo il proprietario dell’epoca, Giovanni Lacalamita, manifestato, sin dal 1982, la propria disponibilità a cederlo al patrimonio pubblico (così ottenendo anche, nel 1989, il primissimo intervento della Soprintendenza per evitare la integrale rovina del reperto medievale). Della disponibilità del proprietario, tuttavia, nessuno al ministero s’era dato carico e nessuno al Comune di Modugno si interessava al punto che - come accade anche oggi per tante e tante questioni trascurate del Comune di Modugno - non esisteva in alcun ufficio neppure traccia documentale di quella disponibilità del proprietario della struttura.

Con l’intervento di Magrone, allora deputato progressista, la procedura amministrativa fu conclusa alla fine del 1995 convenendosi, in quella circostanza, che il complesso monumentale ''dovra', una volta acquisito dallo Stato e restaurato, essere dato alla gestione del Comune di Modugno''. Cosa che, finalmente, oggi avviene.

 

IL DOCUMENTO

 

Camera dei Deputati - XII Legislatura della repubblica italiana

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00217
presentata da MAGRONE NICOLA (GRUPPO PROGRESSISTI FEDERATIVO)


Al Ministro per i beni culturali e ambientali.

- premesso che:

-    balsignano1il 14 febbraio 1981, il Ministro per i beni culturali e ambientali, su segnalazione-richiesta della Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici della Puglia, dichiaro' il "complesso di Balsignano, costituito da: Castello, Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, Chiesa di S. Felice, sito in provincia di Bari - comune di Modugno, di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1^ giugno 1939, n. 1089, in quanto eccezionale esempio di complesso medioevale" e lo sottopose a tutte le disposizioni di tutela previste dalla legge;

-         il Soprintendente per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici della Puglia arch. Riccardo Mola aveva segnalato all'Ufficio Centrale per i Beni A.A. A.A.S. - Div. III del Ministero per i beni culturali, ai fini delle misure di tutela di cui alla legge n. 1089 del 1^ giugno 1939, che "il complesso di Balsignano, sito nel comune di Modugno, contrada Balsignano, riveste importante interesse storico-artistico ai sensi della legge n. 1089 del 1939 in quanto eccezionale testimonianza di costruzioni medioevali rimaste all'interno dell'antico borgo di Balsignano. Del nucleo urbano originario, delimitato da una cinta muraria che probabilmente ne definiva i confini, restano solamente gli edifici rappresentativi quali il castello, la Chiesa di San Felice (importantissimo esempio dell'architetturabalsignano03 romanico-pugliese del tipo di chiesa a cupola con influenze dell'arte bizantina e araba) e quella di Santa Maria di Costantinopoli mentre le abitazioni sono andate completamente distrutte nelle vicende belliche che hanno avuto una parte determinante nell'assetto del territorio";

-         "il complesso di Balsignano, sito nella omonima localita' del territorio comunale di Modugno (Bari), costituisce una rara testimonianza dei numerosi "casali" che tra il IX e l'XI secolo popolavano il paesaggio rurale di Terra di Bari. Il casale sorge in un sito di notevole bellezza a circa tre chilometri dall'abitato; e' posto in posizione dominante alla confluenza di valli torrenziali. Sia nelle immediate vicinanze che piu' lontano, lungo la lama, sono presenti altri insediamenti, religiosi e civili, che provano la continua frequentazione del luogo. Sebbene gravemente depauperato rispetto all'originaria consistenza, il vecchio nucleo abitato, delimitato da una cinta muraria che ne doveva determinare un tempo i confini, conserva ancora gli edifici piu' rappresentativi, quali il castello e due chiese, San Felice e Santa Maria di Costantinopoli. Totalmente distrutte risultano, invece, le abitazioni o comunque le altre strutture edilizie che in origine lo completavano e di cui verosimilmente si potrebbero rinvenire importanti testimonianze attraverso un'opportuna campagna di scavo" (Relazione tecnica e storico artistica al progetto speciale "complesso di Balsignano", arch. progettista Emilia Pellegrino della Soprintendenza di Bari);

-        balsignano fallacara "due conventi benedettini intitolati a San Lorenzo furono fondati, nella fine del secolo X, il primo nella citta' e l'altro, a distanza di sette miglia, nel territorio di Capua, e formarono una badia, che dalla nuova citta', sorta nel secolo seguente accanto al secondo, prese il nome di San Lorenzo di Aversa. Arricchita per le donazioni cospicue di principi capuani, di conti normanni e di altri benefattori, confermate da pontefici e imperatori, divenne molto potente. La sua giurisdizione, tra il XII e il XIII secolo, si estendeva in Campania e in Puglia su 80 chiese, presso le quali erano monasteri e grance con villaggi e larghi e pingui territori. Tra gli altri possessi, era il castello di Balsignano che, con tutte le appartenenze, terre coltivate e incolte, oliveti, vigne e pascoli, era stato donato alla badia aversana dal duca Ruggiero, figlio di Roberto Guiscardo, e da sua moglie Adele nel maggio del 1092. Le rovine di questo castello, con la chiesa annessa, esistono tutt'oggi su una pittoresca eminenza a tre chilometri da Modugno (Bari), quasi a meta' della via che mena a Bitritto. Balsinianum, derivazione attraverso Palisinianum del primitivo Basilinianum, fu con molta probabilita' in origine un podere appartenente ad un Basilium, ager basilii. Ivi, a poco a poco, si formo' una borgata, della quale la prima notizia ci e' data da un instrumento del maggio 962 dell'Archivio di San Nicola (di Bari)" (Giuseppe Ceci, Balsignano, 1933, ristampato da edizioni Nuovi Orientamenti, dicembre 1988);

-         "fra X e XI secolo, dunque, Balsignano si sviluppo' come nucleo insediativo fortificato, in posizione eminente in un'area servitabalsignano02 da una diramata viabilita' locale, nonche' da un asse viario a dimensione territoriale - la "mulattiera" menzionata gia' da Strabone - che da tempi antichi collegava Butuntum a Caelia, passando per Modugno, e offriva un percorso alternativo interno al tracciato principale della via Traiana. Al di la' del caso particolare, la ricca documentazione del Codice Diplomatico Barese testimonia, nella medesima epoca, l'esistenza di una fitta rete di tracciati che innerva l'intero territorio pugliese, sovrapponendosi alla viabilita' primaria delle grandi arterie romane - via Appia e Traiana - che ancora in eta' medievale costituiscono le direttrici fondamentali delle invasioni, dei pellegrinaggi e dei traffici meridionali" (Raffaele Licinio, Balsignano nell'attualita' di un itinerario, in Nuovi Orientamenti, gennaio 1983);

-         "chi visita ora Balsignano di Modugno, riconosce agevolmente la pianta del borgo medioevale, che e' circondato per tre lati da strade, e pel quarto, a sud, dove e' meglio conservata la cinta murale, da un sentiero in alto sulla valle. (...) La piu' antica di questa (delle due chiesette del borgo), S. Felice, desta vivo interesse per la singolarita' o liberta' della sua pianta, per l'elegante semplicita' della sua architettura e decorazione, per le incertezze stesse originate dalla stato presente dell'edificio in parte rovinato. ( ...) se la fattura della nave principale si rivela con sicurezza della prima meta' del Duecento, quella della nave laterale appartiene ad un metodo di muratura che non si puo' circoscrivere in un'epoca determinata. Ma comunque sia cio' avvenuto e quale delle due fabbriche abbia preceduto l'altra, e' curioso trovare accanto e incastrati tra loro un trullo e una chiesetta a cupola, generi di costruzione la cui affinita' e' stata cosi' lucidamente esposta da Emilio Bertaux in un capitolo della sua opera su l'arte nell'Italia meridionale (Bertaux, L'art dans l'Italie meridionale, Paris, Fontemoing, 1904. Per Balsignano si confr. le pagine 381, 386, 391) (...)

-         balsignano4Al grazioso disegno dell'insieme e di ogni particolare si accorda la perfezione con cui sono squadrati e lavorati i conci di pietra calcare disposti nei filari orizzontali dei muri e dei pilastri e nelle curve degli archi e delle volte. Il bel colore del materiale non fa rimpiangere la decorazione pittorica o non mai eseguita o scomparsa; solo su un pilastro a sinistra appare la traccia di un'immagine ad affresco" (Giuseppe Ceci, Balsignano, 1933, ristampato da edizioni Nuovi Orientamenti, dicembre 1988);

-         il decreto 14 febbraio 1981 del Ministro per i beni culturali e ambientali venne notificato al proprietario del complesso, avvocato Giovanni Lacalamita, il 2 aprile 1981; fra l'estate e l'autunno del 1982, il Ministero per i beni culturali e ambientali e quello per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno elaborarono il "Progetto speciale "Itinerari turistico culturali nel Mezzogiorno""; Balsignano venne "inserito" nell'"itinerario normanno-svevo"; gli interventi piu' "immediati" previsti nel progetto "Complesso Balsignano" vennero cosi' definiti nella relazione tecnica e storico artistica del progettista arch. Emilia Pellegrino: "La proprieta' privata del casale ha sempre costituito il maggior ostacolo ad un intervento diretto di restauro finanziato dal Ministero per i Beni Culturali o anche all'utilizzo di finanziamenti regionali. Proprio per ovviare a questo impedimento, e considerato che le precarie condizioni del complesso rendono improcrastinabile il recupero delle strutture superstiti, il comune di Modugno e questa Soprintendenza hanno, da alcuni anni, avviato le procedure per addivenire rispettivamente all'esproprio o all'acquisizione del bene al demanio dello Stato. La richiesta di autorizzazione all'esproprio da parte del comune, inoltrata il 14 marzo 1984, e' ancora all'esame del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (e si era nel maggio 1985!); su tale proposta questa Soprintendenza (di Bari) ha espresso parere favorevole. Successivamente, con nota (...) del 22 aprile 1985, questo Ufficio (Soprintendenza di Bari) ha fatto presente al Ministero alcune considerazioni che fanno ritenere preferibilecasale balsignano0 l'acquisizione del complesso al demanio statale, ferma restando la possibilita' di un'eventuale concessione in uso al comune di Modugno. In particolare, si e' tenuto conto dell'eccezionale valore del casale e della delicatezza del restauro da eseguire, che rendono opportuno l'intervento diretto della Soprintendenza, della possibilita' di assicurare la fruibilita' e la custodia del complesso con personale dell'Amministrazione (considerata la vicinanza con la sede di questo Ufficio) e infine della disponibilita' dei fondi necessari all'acquisizione, compresi nel lotto finanziario degli "Itinerari turistico-culturali nel Mezzogiorno". Per la determinazione dell'importo, questo Ufficio ha richiesto all'ufficio Tecnico Erariale la valutazione degli immobili e di quella parte del terreno agricolo circostante strettamente necessaria a garantire la fruibilita' dei monumenti; il valore degli edifici e' stato stimato il lire 150.000.000 e quello del terreno in lire 10.000.000. In considerazione del notevole valore storico-artistico del complesso, questa Soprintendenza ha ritenuto di dover incrementare la suddetta valutazione dell'importo di lire 50.000.000 per un valore complessivo di lire 210.000.000. Tale cifra e' stata pertanto inserita nella perizia di spesa che la presente relazione accompagna; nell'eventualita' che il complesso venga espropriato dal comune prima dell'inizio dei lavori, l'importo relativo all'acquisizione verra' utilizzato per effettuare il restauro del castello non compreso nel presente progetto. La necessita' di eseguire, con i fondi a disposizione, un lotto funzionale e di conseguire nello stesso tempo la valorizzazione e fruibilita' dei beni restaurati hanno portato a concentrare l'intervento sulle chiese di San Felice e di Santa Maria di Costantinopoli, di dimensioni ridotte ma piu' importanti sotto il profilo storico-artistico. Il recupero del castello, che appare complesso perche' piu' legato ad una futura eventuale rifunzionalizzazione, viene rimandato in attesa che si concluda il passaggio di proprieta' del complesso. (...) Il quadro economico del progetto risulta cosi' suddiviso: A) importo opere murarie: lire 257.000.000; B) restauro affreschi: lire 22.500.000; C) revisione prezzzi: lire 33.540.000; D) spese generali: lire 8.385.000; E) imprevisti e arrotondamento: lire 12.985.000; F) somma per acquisizione: lire 210.000.000; G) Iva: lire 5.590.000; importo complessivo progetto: lire 550.000.000"; il 2 giugno 1989 (a distanza, dunque, di otto anni dal decreto "di vincolo" su Balsignano!), l'Agenzia per la Promozione dello Sviluppo del Mezzogiorno trasferi' alla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Puglia l'opera di restauro del complesso monumentale di Balsignano riconoscendo alla Soprintendenza l'importo complessivo fisso ed invariabile di lire 502.735.697; nel 1989, il proprietario del complesso Balsignano, avvocato Giovanni Lacalamita, si dichiaro' disposto a cedere alla Soprintendenza di Bari la proprieta' delle tre strutture architettoniche (chiese di San Felice e di Santa Maria di Costantinopoli, castello) e della porzione di terreno sulla quale esse insistono; in sostanza, l'avvocato Lacalamita accetto' di cedere la proprieta' del tutto per lire 210.000.000, aderendo cosi' completamente alle valutazioni dell'Ufficio Tecnico Erariale;

-         la cosa fu portata a conoscenza del Ministero per i Beni culturali dalla Soprintendenza di Puglia il 13 novembre 1989; con la precisazione che Giovanni Lacalamitarinuncio' pure alla somma aggiuntiva riconosciutagli dalla stessa Soprintendenza per il valore artistico dei beni (lire 50.000.000), pur di definire al piu' presto la vicenda;

-         la "pratica", pur di facile definizione, rimase, dal 1989 sostanzialmente ferma, salvo un suo singolare e sinistro vagabondare tra Ministero per i Beni culturali e Ministero delle Finanze; nel frattempo, di concreto, la Soprintendenza di Puglia aveva realizzato interventi per un importo di circa 70.000.000 (consolidamento della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli e delle strutture murarie che delimitano l'intero casale); e tanto, nonostante il problema vergognosamente irrisolto dell'acquisizione del complesso;

-         contemporaneamente, la Soprintendenza archeologica di Puglia realizzo' scavi a seguito dei quali venne alla luce un sepolcreto, strutture conventuali ed abitative nonche' un'abside probabilmente di eta' tardo-romana e, all'interno della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ad un livello di m 2,5 al di sotto del precedente piano di calpestio, una necropoli medievale, affreschi, una nicchia (probabilmente una tomba) e strutture che riportano ragionevolmente a due chiese ancora piu' antiche; sorprendentemente, il 13 maggio 1992 (!), il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali si "rifece vivo" con la Soprintendenza di Puglia per richiedere "i documenti necessari alla dichiarazione di pubblica utilita' e all'esproprio, corredati da una stima aggiornata dell'Ute" (il tutto, fermo l'impegno finanziario per lire 502.735.697); il 3 novembre 1992, la Soprintendenza di Puglia invio' al Ministero la documentazione richiesta informando che l'Ute aveva, intanto, aggiornato la stima del complesso portandola a lire 266.000.000;

-         il 23 novembre 1993, il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, ..."esaminati gli atti", richiese ulteriori documenti alla Soprintendenza di Puglia "per dare inizio alla procedura di rito" e resto', senza alcun timore del ridicolo, "in attesa di urgente riscontro"; tra i documenti richiesti, quelli relativi ai "tempi d'inizio e di esecuzione dell'esproprio" del complesso;insomma, come se nulla fosse accaduto prima e come se da ormai dieci anni il proprietario non avesse ripetutamente dichiarato la sua disponibilita' a cedere il complesso;

-         il 24 febbraio 1994, il Soprintendente A.A.A.A.S. di Puglia, arch. Roberto Di Paola, trasmise la documentazione richiesta; quantobalsignano04 all'esproprio, replico' al Ministero: "circa "l'attestazione inerente i tempi di inizio e di esecuzione dell'esproprio", (...) questo Ufficio osserva di non poter fornire le notizie richieste in quanto il progetto approvato, finanziato nell'ambito degli Itinerari Turistici per il Mezzogiorno, prevedeva che l'acquisizione del complesso monumentale sarebbe avvenuta non attraverso l'attivazione della procedura di espropriazione per p.v. del bene stesso ma con cessione bonaria da parte del proprietario dietro corrispettivo, peraltro gia' stanziato e messo a disposizione dall'Agenzia per la promozione dello Sviluppo nel Mezzogiorno nel suddetto progetto. Ne consegue che questo Ufficio non ha certamente potuto perfezionare gli adempimenti previsti dagli articoli 4 e 5 della legge n. 2359 del 1865, cosi' come richiesto da codesta Divisione. Pertanto, al fine di evitare errori che possano compromettere il buon esito della vicenda in parola, non solo, ma soprattutto allo scopo di non nullificare tutti gli atti procedurali compiuti fin qui da questo Ufficio e giunti nella fase conclusiva, si chiede a codesto Ministero che chiarisca in via definitiva i giusti termini nei quali deve svolgersi l'acquisizione al Demanio statale - ramo storico-artistico - del complesso di Balsignano";

-         il 1^ aprile 1994, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali invio' alla Soprintendenza di Puglia una ulteriore, inconcludente, richiesta di atti e mostro' di meravigliarsi della lievitazione del prezzo dei beni da acquisire;

-        750px-Sfelice balsignano internoil 3 maggio 1994, la Soprintendenza di Puglia replico' al Ministero spiegando le ovvie ragioni della lievitazione del prezzo dei beni come valutato dall'Ute e ribadi' la ormai patetica richiesta di indirizzi sull'ormai piu' che decennale problema acquisizione/esproprio.

Il sottoscritto Deputato Nicola Magrone

chiede di sapere:

se in tutti questi accadimenti, segnati dall'evidente disprezzo per l'interesse pubblico e dello stesso pubblico danaro, non siano ravvisabili precise responsabilita' ministeriali;

se non vi siano ravvisabili ampie tracce di una volonta' di discriminazioni contro il Mezzogiorno ed i suoi numerosi giacimenti culturali;

se non sia giudicato urgentissimo l'intervento dello stesso Ministro per ordinare che si perfezioni immediatamente l'atto di cessione del complesso dal privato (consenziente da un decennio) allo Stato e, conseguentemente, per accertare quali interessi abbiano mosso il Ministero nel boicottare l'esecuzione di un progetto che avrebbe restituito alla comunita' internazionale degli studiosi e alla societa' civile un insieme monumentale di indiscusso altissimo valore;

se non ritenga che l'intera vicenda non abbia finito per penalizzare una regione meridionale anche nelle sue legittime aspirazioni ad una presenza piu' "forte" nello scenario culturale e storico italiano e mondiale;

se non siano ravvisati gli "estremi" per interessare della vicenda, nei suoi sinistri risvolti che testimoniano lo spreco indebito di pubblico denaro, la competente Autorita' Giudiziaria. (3-00217)

 

SUDCRITICA .

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 26 Maggio 2014 12:54
 
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