=GUARDIAMO BENE. ALL’ORIZZONTE...= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 06 Febbraio 2012 20:50

SUDCRITICA_PER_EDITORIALEdi Nicola Magrone
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Ci è stato fatto notare da alcune parti la nostra (di Italia Giusta secondo la Costituzione e di Sudcritica) difficoltà a capire fino in fondo le ragioni del Governo Monti; che, cioè, noi ci preoccuperemmo molto del fatto che l’attuale governo non lo ha eletto nessuno, che anzi è lo stesso governo a precisare ad ogni pie’ sospinto che non deve dar conto a nessuno, che non deve avere il problema proprio delle democrazie rappresentative di ottenere il consenso della maggioranza della popolazione bastando quella del Parlamento, che ha un compito ben preciso ricevuto non importa da chi. Qualcuno si spinge a suggerirci di metterci noi pure nel grande contenitore dei partiti associati e di strappare con i denti un brandello di visibilità e di tornaconto.

La problematica non è nuova.

Non è nata oggi, infatti, la tentazione di affidare il Paese ad un complesso grappolo di forze politiche unite in un’unica coalizione, poco o per niente ostacolata da una evanescente opposizione. Lo si è detto, e lo si è fatto pure molte volte. Già il sistema elettorale maggioritario, così com'è ma anche così com’era fino a qualche tempo fa (finanche col cosiddetto Mattarellum che segnò il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, 1994) spinge in questa direzione: costringe, cioè, i partiti a mettersi insieme per vincere le elezioni per poi, naturalmente, sbranarsi tra loro una volta divenuti maggioranza governante (trappola nella quale Prodi è caduto per ben due volte). Insomma, la tentazione ad una grande coalizione è antica ed ha accompagnato tutta la vita dell’Italia repubblicana. L’esempio d’obbligo, in questa discussione, è la cosiddetta legge Scelba che immediatamente fu battezzata legge truffa; truffa, appunto, perché mirava a cancellare dallo scenario politico qualunque forma di opposizione visibile e giudicabile a sua volta. Il grimaldello è stato sistematicamente il gioco del premio di maggioranza che premia, appunto, la maggioranza comunque costruita e toglie di mezzo il disturbo della o delle minoranze,

SUDCRITICA_PER_EDITORIALE3La morale della favola starebbe in questo: che le cose non funzionano perché c’è un’opposizione che disturba i governi; e dunque, la soluzione starebbe nel togliere di mezzo questo disturbo, abbandonare le opposizione in nicchie sociali innocue e vocianti.

Oggi la prova viene rifatta; con giustificazioni apparentemente inedite (la crisi economica nel mondo, in Europa e in Italia), in realtà inedite fino ad un certo punto (svolte autoritarie ne abbiamo viste molte, sempre o spessissimo giustificate con ragioni di emergenza). La vera novità, oggi, sta nel fatto che non viene ripetuto il rituale di un cimento elettorale dentro a meccanismi esplicitamente preposti ad assicurare la stabilità e l’incondizionabilità del governo: in breve, due coalizioni, il resto fuori dal Parlamento. Oggi, la novità sta nell’esplicita teorizzazione, e nella pratica, di un’unica coalizione parlamentare che sostiene il governo. Non solo: oggi si prova con un governo formalmente espressione di nessuna forza politica, per giunta pensato e costruito letteralmente fuori dal Parlamento. I “mandanti” non si sa precisamente chi siano (ma non sono molti gli “indiziati”); certo è che il presidente del Consiglio non si risparmia quotidianamente la precisazione che lui, e il suo governo, non debbono puntare al consenso di nessuno, non devono sottoporsi alla verifica del voto, non devono nemmeno brigare tanto per ottenere ogni volta che serve la fiducia del Parlamento, ogni volta precisando, a scanso di equivoci, che "sono stati messi là per fare questo e per fare quello". Dove, con la parola “brigare” non si vuole certo alludere alle sotterranee trattative con i gruppi parlamentari, ma si vuole più semplicemente dire del bisogno ormai negato di vedere e di capire le ragioni di merito della fiducia o della sfiducia. Oggi, insomma, si fa un esperimento francamente inedito in Italia: il Parlamento non propone più nulla, celebra l’immagine di sé, approva con impressionante disciplina, una volta messi da parte anche i famigerati “tavoli di concertazione”. L’emergenza decide per tutti e per bocca del governo. Punto. Come se fosse scritto da qualche parte come si governano le emergenze; basta copiare ed eseguire  il protocollo e via.

Non è finita. Mentre il governo governa (e come, e con quanta determinazione a senso unico), mentre il Parlamento celebra il rito snervato della democrazia (le ripetute ed ostentate convocazioni dei segretari dei partiti “di maggioranza” - quasi tutti - da parte del presidente del Consiglio assumono ormai il grigio significato di una incupita messinscena), gli stessi partiti confabulano tra loro sulle prossime elezioni e puntano diritti alla “soluzione finale” di una sorta di “grande coalizione”; questa volta, la prossima volta, dichiaratamente all’insegna dell’approdo alla terza Repubblica (quella di Monti risolvendosi in una sintetica anteprima sperimentale).

Non c’è, dunque da meravigliarsi se Italia Giusta secondo la Costituzione e Sudcritica, nel loro piccolo, vivono un grande disagio al cospetto di uno scenario (che è già ma si annuncia peggio) di democrazia autoritaria (molti totalitarismi sono nati con questo “sobrio incedere” e con la rassicurante promessa di pace sociale).

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S
udcritica ha sentito negli anni, via via sempre più nitidamente, il rischio di un approdo di questo genere. Nel dicembre 1997, per esempio, il suo editoriale fu “La grande coalizione” e si permetteva di dichiarare il suo timore che l’inclinazione della democrazia italiana alla semplificazione via via estrema ci portasse tutti alla disciplina ubbidiente al potere unico; “la società, per conto suo -si leggeva -; spettatrice e attrice disarmata e confusa. Nel turbinio delle recriminazioni senza rappresentanza e dei dolori senza voce e senza pulpiti, il cattivo pensiero inespresso: che tutti ci rappresenti un sol uomo. Una grande coalizione si esibì a Weimar e consegnò il Paese a un sol uomo”.

Ci siamo? No, di certo; e tuttavia, guardiamo bene all’orizzonte: si intravvedono alcune ombre.

Ultimo aggiornamento Martedì 07 Febbraio 2012 18:50
 
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