=PALMINA MARTINELLI. IL CORAGGIO DELLA DENUNCIA E I 'CONTESTI'= Stampa
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Scritto da Redazione   
Sabato 11 Novembre 2017 20:46

Palmina-MartinelliPalmina simbolo di vittime

che non devono più tacere

Magrone: Sono ancora fiducioso
che Palmina ottenga giustizia.
Una decisione che le restituisca la credibilità
e dia dignità alla sua denuncia.
È una battaglia di civiltà”


 

L’11 novembre 1981, a Fasano (Brindisi), Palmina Martinelli, 14 anni, fu trovata in casa dal fratello Antonio con il corpo avvolto dalle fiamme. Sia al fratello sia a coloro che le prestarono soccorso sia ai carabinieri la ragazzina fece i nomi di chi l’aveva aggredita, dandole fuoco per punirla per essersi rifiutata di entrare in un giro di prostituzione. Nel Centro di Rianimazione del Policlinico di Bari, Palmina Martinelli morì il 2 dicembre 1981 dopo 20 giorni di agonia. Prima di morire, però, continuò ad avere il coraggio e la forza di dare la propria testimonianza sull’aggressione subita: al pubblico ministero Nicola Magrone e al dott.Tommaso Fiore, medico rianimatore, fece ancora una volta il racconto di quel che aveva dovuto subire e denunciò i suoi aggressori.

 

Il processo che ne seguì si concluse in primo e in secondo grado con l’assoluzione degli imputati per insufficienza di prove, nonostante fossero state ripercorse in aula tutte le verifiche possibili delle parole di Palmina: fu persino smontato l’alibi di uno degli aggressori, il quale, il giorno dell’aggressione a Palmina, avrebbe dovuto stare a fare il militare in Veneto e invece era fuggito dalla caserma. La Corte di Cassazione andò anche oltre: nel 1989, a otto anni dai fatti, sostituì la formula dubitativa di secondo grado con quella liberatoria della insussistenza del fatto: così, di fatto, “giudicando” che Palmina avesse accusato falsamente coloro che additava come suoi aggressori.

 

Nonostante questo e nonostante gli anni trascorsi, tuttavia, oggi Palmina è più viva e più credibile che mai: per quel suo sorriso che ancora illumina la foto d’epoca ormai nota a tutti e per l’opera portata avanti da tutti quelli che le hanno creduto, in primis il pm inquirente dell’epoca, Nicola Magrone, e i medici che la soccorsero e l’ascoltarono (Lello Di Bari, Tommaso Fiore) e tutti coloro che per anni si sono battuti perché Palmina avesse giustizia: primo tra tutti, l’anatomopatologo Vittorio Pesce Delfino, che ha lavorato sino al suo ultimo giorno di vita sulle dimostrazioni scientifiche della veridicità delle parole di Palmina, insieme con i ricercatori che hanno lavorato con lui.

 

Quest’anno vogliamo ricordare il “contesto” nel quale Palmina fu “giudicata” con un documento d’epoca: il video della trasmissione “Telefono Giallo”, condotta da Corrado Augias e andata in onda nel gennaio 1989, a ridosso della sentenza della Cassazione che, lungi dal rendere giustizia a Palmina e al suo coraggio della denuncia, l’aveva “bollata” come calunniatrice. E un documento lungo (per questera di video spot), composto di due parti, che occupano complessivamente oltre due ore: tuttavia, ci è sembrato un documento che, per alcune prese di posizione nel dibattito che si svolge nella seconda parte, ben renda l’idea anche del “contesto giudiziario” nel quale certe decisioni maturarono.

 

Telefono giallo -  Parte 1/2

 

Telefono giallo - Parte 2/2

 

Giacomina Martinelli, sorella di Palmina, nell’ottobre 2012, con l’avvocato salentino Stefano Chiriatti, presentò una denuncia contro ignoti per la riapertura delle benvenuta palmina locandinaindagini sull’omicidio di Palmina. L’intento era quello di ottenere dai giudici non tanto una affermazione di responsabilità dei suoi aggressori - dal momento che coloro che furono accusati da Palmina non possono più venire giudicati per lo stesso reato - quanto una ‘attestazione’ giudiziaria che Palmina non si suicidò ma fu uccisa. E la magistratura ha finalmente risposto a questa richiesta. A cominciare dalla procura della Repubblica di Brindisi. «E’ ragionevole ritenere che fu un omicidio»: ha sostenuto la procura nel 2015.

 

E la Corte di Cassazione ha proseguito in quest’opera di “riabilitazione morale” di Palmina: il 30 marzo 2016, la Suprema Corte ha infatti ritrattato quel giudizio pesante che aveva dato su Palmina nell’89 e, giudicando che Palmina sia stata vittima di una brutale aggressione, ha mandato il fascicolo a Bari perché fossero riaperte le indagini e si accertasse se altre persone possano essere ritenute responsabili del suo omicidio nel brutale contesto nel quale esso è avvenuto.

 

Sono ancora fiducioso che Palmina ottenga giustizia. Non una sentenza di condanna per i suoi aguzzini ma una decisione che le restituisca la dignità della sua denuncia. È una battaglia di civiltà”, spiega Magrone. “Io - aggiunge - ho sempre creduto a quello che lei raccontava e che fosse vero quel che diceva lo abbiamo ampiamente dimostrato, con prove scientifiche raccolte con lo studio di Vittorio Pesce Delfino”.

Oggi alcune città dedicano a Palmina vie e piazze, compresa Modugno, cittadina della quale Magrone è sindaco: serve a opporsi - sottolinea Magrone - all’incuria della dimenticanza, ma, soprattutto, a fare di Palmina il simbolo di vittime che non debbano più tacere per paura di non essere credute. Un bravo regista, Giovanni Gentile, e una brava attrice, Barbara Grilli, stanno mettendo in scena in tutta Italia, con grande intensità, un monologo: “Palmina - Amara Terra Mia”, bellissimo lavoro scritto e diretto da Gentile. Il sorriso di Palmina ha preso anche loro, e anche loro oggi si battono perché a questa ragazzina indifesa venga riconosciuta, persino in sede giudiziaria, la giustizia che nel cuore di tutti ha già ottenuto.

 .

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Novembre 2017 18:29
 
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