=AREA CEMENTERIA. PER IL SINDACO E' PRONTA PER L'USO. SI CAPISCE QUALE= Stampa
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Scritto da Redazione   
Lunedì 14 Novembre 2011 19:21

amianto

  Una “polveriera ecologica” per la presenza di manufatti in amianto, seppur risulti un recente intervento di prima bonifica "

 

[dal progetto di rigenerazione urbana della città presentato alla Regione nel luglio 2011 ed approvato  il 29 giugno 2011 dalla Giunta Comunale di Modugno]


C ome è noto ai lettori di Sudcritica.it, la rivista, il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione e i Verdi hanno da tempo intrapreso una sorta di “battaglia civile” intorno all’area della ex cementeria di Modugno.

Si è dovuto preliminarmente tentare di capire come stanno le cose da quelle parti e si è così approdati ad una inchiesta documentaria, a cura di Nicola Magrone, pubblicata sulla rivista negli scorsi mesi.

Ci si è convinti di questo:

1. La cementeria di Modugno è stata per anni teatro di immani tragedie a causa del suo inquinamento da amianto; 

2. Le ripetute notizie intorno alla bonifica del luogo non hanno mai convinto nessuno; ed infatti si è faticosamente accertato che tale opera di bonifica (ripetutamente annunciata, a volte anche intrapresa a pezzi e subito interrotta) non è mai stata completata  

3. Il nostro lettore Pecora Nera, oggi, ci segnala che il Sindaco di Modugno è ricorso al suo profilo su facebook, e dunque si è rivolto ai suoi amici e simpatizzanti, per dare la sua versione dei fatti e per “tranquillizzare tutti” (cioè i suoi amici e simpatizzanti, gli altri non contano) della sicurezza dell’area dell’ex cementeria.

    Pubblichiamo qui, anche a beneficio del Sindaco stesso e dei suoi amici e simpatizzanti, l’intervento di Pecora Nera, che commenta e documentalmente demolisce le parole del sindaco. Buona lettura,

     bambin_per_titoliSudcritica

     

    gazzettaCara Sudcritica,

    consentimi di dividere con te alcune cose del mondo che mi sembrano incomprensibili. Ho seguito le tue denunce sulla situazione allarmante della ex cementeria di Modugno e mi sono augurata, insieme con te, per la salute dei cittadini di Modugno, di ricevere informazioni rassicuranti da un qualche amministratore del passato o del presente sulle attività di demolizione in corso da parecchio tempo, a cielo aperto, nello stabilimento.

    Per tutta risposta, girellando su Facebook ho visto uno scritto sulla ex cementeria attribuito all’attuale sindaco di Modugno (sarà lui che scrive o un ghost writer? Il dato certo è che si tratta di qualcuno che scrive come parla lui…). In questo scritto l’attuale sindaco – Mimmo Gatti, che si è autosospeso dal Pd (ma non dalla sua carica) perché imputato in un processo e indagato per concussione in altro procedimento - dice che “c’è un provocato allarmismo in paese per le attività in corso allo stabilimento ex-cementeria di via Cesare Battisti”. Provocato allarmismo? Che vuol dire? Sembra essere un’accusa grave… A questo “provocato allarmismo” il sindaco contrappone “una breve storia fino all’attualità”. Non ti preoccupare, cara Sudcritica, la “breve storia” del sindaco è davvero breve e piena di lacune e non detti. E soprattutto rappresenta, a dispetto dello scopo dichiarato di “rassicurare tutti” una per niente rassicurante descrizione dei lavori in corso: evidentemente senza controllo, come testimoniano foto e video che Sudcritica ha pubblicato.

    Dice il Sindaco

    Nel 2009 – dice il sindaco - fu rimossa la totalità dei materiali contenenti amianto in forma compatta (pluviali, gronde, tettoie, frangisole, ecc. in eternit); restò qualche metro quadrato di coperture/frangisole nell’area più depressa della cava, tuttora sommersa dalle acque; l’eternit è pericoloso se è in stato friabile ed in stato libero”.

    Fermi un attimo: nel 2008 fu detta un’altra cosa, e la disse il predecessore del Sindaco Gatti, Pino Rana. Disse: il 13 marzo 2008 in un convegno delle Acli “Sul futuro ambientale di Modugno”: 

    La bonifica della cementeria si è conclusa. Ci sono le certificazioni della Asl e certificati che dicono che tutta l’attività di bonifica si è conclusa. Oggi, quel sito non è più - teoricamente, dico io - pericoloso. Ma questo a noi non basta: è vero che avete bonificato l’esterno ma noi insistiamo perché vogliamo un piano di caratterizzazione per vedere che cosa sta nel sottosuolo; non ci basta sapere che adesso l’area non è pià pericolosa. Questa domanda, dunque, è meglio che non me la fate più”.

    Entrambi i Sindaci, come si vede, ebbero ed hanno un tratto comune, procedimenti penali a parte: non gradiscono domande e se rispondono lo fanno a casaccio. 

    Riprendendo il racconto del nuovo Sindaco su Facebook: dunque, secondo lui, “la totalità dei materiali contenenti amianto” fu rimossa nel 2009 (non ci chiediamo oggi, per brevità, in quali condizioni fu rimossa allora, perché temiamo che la risposta sia sempre la stessa: a cielo aperto e senza cautele di sorta per operai e cittadini…). Però: “restò qualche metro quadrato di coperture frangisole nell’area più depressa della cava, tuttora sommersa dalle acque; l’eternit è pericoloso se è in stato friabile ed in stato libero”. Dunque, ancora oggi c’è eternit nella cava, eternit che sarebbe coperto dalle acque e per questo, secondo il sindaco, non pericoloso: e che accade quando l’evaporazione è maggiore e l’acqua si ritira? E la falda? Ehi, ma il sindaco non sarebbe un ingegnere? Non dovrebbe sapere che l’eternit e l’amianto inquinano pure l’acqua? A Bari, a Torre Quetta, hanno rifatto tutti i lavori di ristrutturazione perché in acqua erano evidenti parti di amianto… Che l’acqua inquinata da amianto sia pericolosa per la salute è un dato ormai noto da almeno 30 anni… Ahi, ahi, ahi, cara Sudcritica,quanta superficialità e incuria….  Eppure non si tratta di nozioni del tutto specialistiche: già nello Studio di Fattibilità avente ad oggetto la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana per la trasformazione e riqualificazione dell’ambito territoriale, come individuato con delibera del Consiglio Comunale di Modugno N. 16 del 29 Aprile 2002, alle pagine da 136 a 137, veniva sottolineato:  

    “E’ importante rilevare che data l’estesa superficie del cementificio, i quantitativi elevati di materiale contenente amianto ed il pessimo stato di conservazione dell’intero stabilimento, le  fibre volatili rilasciate potrebbero aver contaminato anche il suolo o la falda acquifera sotterranea. Di conseguenza, vengono consigliate delle analisi tramite carotaggio del terreno al fine di stabilirne la possibile percentuale di contaminazione e nel caso siano particolarmente elevate intraprendere delle azioni preventive secondo il principio di cautela”.

    Proprio a proposito della cava, della quale il sindaco parla con tanta disinvoltura su Facebook ho letto sulla inchiesta pubblicata da Sudcritica che “il dr. Agostino Di Ciaula che ai problemi della salute pubblica di Modugno ha dato e dà da anni il suo importante contributo, naturalmente inascoltato da amministrazioni ancora non alfabetizzate sul tema […]” ha inviato a Nicola Magrone questo messaggio: ‘Ho letto con grande piacere ed interesse l'articolo "LA CEMENTERIA DEI RIMORSI E DEI MORTI" e condivido in pieno la necessità di continuare a parlare di questo problema, anche perchè purtroppo la cementeria non è la sola fonte di amianto alla quale i modugnesi sono esposti. Mi sono occupato per anni di questo argomento e ho avuto anche occasione di parlare di questo con Pinuccio Loiacono, che mi ha mostrato tutta la documentazione da lui raccolta. In previsione della seconda parte dell'inchiesta pubblicata su "Sudcritica" spero di fare cosa utile allegando un estratto (in pdf) del mio "Profilo di salute della città di Modugno" ed un aggiornamento (in doc) sulla situazione epidemiologica del tumore maligno della pleura nei residenti a Modugno negli anni 2000-2005 (ultimi dati in mio possesso). L'idea di creare lì un parco cittadino è sicuramente entusiasmante, ma bisognerebbe mettere in conto una bonifica integrale anche della cava, nella quale sembra ci sia addirittura più amianto che nella stessa cementeria. Ci sarebbe inoltre da risolvere la questione del nuovo tracciato ferroviario, che se non ricordo male dovrebbe attraversare in pieno la cava, secondo me con enormi problemi logistici”.

    Torniamo a noi, o meglio alla rassicurante “breve storia” del sindaco. Abbiamo dunque già capito che non è vero che nel 2009fu rimossa la totalità dei materiali contenenti amianto” ma che una parte è ancora nella cava. D’altro canto che non sia stata tolta nel 2009 “la totalità” dell’amianto lo aggiunge lo stesso sindaco. E infatti: “Nel gennaio 2010 – aggiunge il sindaco - ebbero inizio lavori per la demolizione della copertura del reparto forni (in quanto era pericolante) associata ad una demolizione e bonifica degli impianti ivi presenti (in quanto in alcune guarnizioni fu riscontrato amianto)”.

    amianto_2

     

    In realtà

    Quanta delicatezza in questa descrizione fatta dal sindaco rispetto alla descrizione che del reparto forni si legge nella Relazione n. 1873/11/CA del 20 dicembre 2002 redatta dal Nucleo Operativo di Tutela Ambientale Servizio ‘Controllo ambiente’ della Provincia di Bari [v. la prima parte della inchiesta di Magrone su Sudcritica, par. 2 lett. A] dove è scritto così:

    Nel reparto forni è concentrata la maggior parte di amianto coibentato, ovvero rivestimenti isolanti di tubi, condotti e cicloni di abbattimento, tutti rivestiti di amianto. Il reparto è in cattivo stato di conservazione generale; alcune tubazioni sono smontate ed adagiate sul suolo e sono fortemente sfibrate. Le tubazioni, che sono di diverso diametro, in media hanno uno spessore di 5 cm di amianto circa. Inoltre, parte del perimetro esterno del capannone è realizzato con lastre sagomate di cemento-amianto. Da verificare se il terrazzo è rivestito con guaina impermeabile del tipo catrame-amianto; attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre.

    La Relazione del Nucleo Operativo di Tutela ambientale continuava così:

    Reparto di macinazione di materie prime: si compone di piano terra, primo e secondo piano. Nel reparto esistono molini per la macinazione e ventole di aspirazione con collegamento di grosse tubazioni che in elevazione raggiungono 20 mt circa. Le stesse si collegano ad un elettrofiltro in metallo sistemato secondo il piano. Il rivestimento è del tipo isolante floccato in cattivo stato di conservazione, in molti tratti resa friabile. All’interno del predetto reparto sono sistemate al piano terra 10 vasche in cemento amianto in discreto stato di conservazione. Attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre”; “Sala caldaie: si compone di tubazioni e serbatoio di contenimento tutti rivestiti con materiale in amianto. Il rivestimento è friabile nelle parti degradabili; E’ da verificare se alle pareti interne dei vari capannoni visitati sono stati applicati nel tempo intonaci con impasti spruzzati a base di amianto”; Tutti i capannoni visitati sono igienicamente inaccessibili. A parte le macerie esistenti all’interno e le tubazioni smontate, che sono rivestite di amianto sgretolato, altro rischio rilevato è quello delle polveri diffuse e i pavimenti che sono saturi di polveri di cemento (e forse non solo cemento). Considerato che l’amianto floccato esistente nello stabilimento non è uniforme né tantomeno intatto, elevato appare il rischio di rilascio di fibre anche negli ambienti esterni (all’esterno lavorano al momento una decina di operai) a causa di correnti d’aria o flussi d’aria in grado di sollevare la polvere di cemento dal suolo”; “La localizzazione dei rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato nella realtà delle cose appare ben più grave di quanto si presenta a prima vista; l’amianto sotto forma di floccato-friabile e/o debolmente legato e/o compatto-usurato a rischio di usura è proprio tanto e che in generale è pari a svariate e svariate tonnellate”; ai sensi del DM 5 settembre 1994 l’azienda è inserita nell’elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del TU delle leggi sanitarie - Amianto: industria insalubre di 1° classe di cui al punto 9 dell’elenco B come prodotti e materiale che lo contengono sia nella produzione che nell’impiego.

    Ancora su Sudcritica: la descrizione della situazione è questa nella Relazione tecnica 10 febbraio 2003 del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari:

    Le analisi effettuate sui campioni prelevati nello stabilimento Italcementi di Modugno hanno mostrato la presenza di amianto in tutti i materiali, tranne che nella guaina bituminosa presente sul tetto dei capannoni. Si evidenzia pertanto la diffusa presenza di notevolissime quantità di amianto, per gran parte in matrice friabile ed in avanzato stato di degrado qual è quello degli intonaci contenenti amianto utilizzati allo scopo di isolamento termico nelle tubazioni, tramogge, impianti in temperatura del cementificio. Nello stabilimento sono presenti, pure, elevate quantità di cemento-amianto, usato come protezione dei nastri trasportatori, pluviali, vasche, frangisole delle finestrature; anch’esso risulta, per la maggior parte, in condizioni di avanzato e diffuso degrado, sia a causa della vetustà del materiale, che di danni meccanici connessi alle lavorazioni. E’ quindi necessaria un’accurata e sollecita opera di bonifica da effettuarsi secondo le procedure previste dalla normativa in materia, che consista nella rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti di impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possano essere stati contaminati. La situazione in oggetto può configurarsi come sito potenzialmente inquinato ai sensi dei DM 471/1999 e D.Lgs. 22/1997”.

    Ancora dall’inchiesta di Sudcritica: relazione di servizio inerente il sopralluogo effettuato, in data 18 maggio 2010 (dunque, dopo il 2009 evocato dal Sindaco come l’anno di definizione del tutto), presso la Cementeria Italcementi spa con stabilimento in Modugno”, a firma del TPA dott. Nicola Gagliardi, il quale scrive:

    […] il sopralluogo è mirato alla verifica della corretta applicazione del Piano di lavoro di bonifica della coibentazione di rivestimento delle tubazioni e degli impianti termici presenti nell’opificio (amianto in matrice friabili). […]

    […] si è proceduto ad una ispezione dei luoghi in cui è già stata effettuata la bonifica dell’amianto in matrice friabile. 

    […] durante il sopralluogo, [sono] in corso lavori di demolizione dei corpi di fabbrica del reparto forni e del reparto macinazione del cotto, per cui si può procedere alla ispezione  soltanto del reparto macinazione del carbone e del fabbricato in cui è allocata la torre di elevazione della farina. 

    Nel reparto di macinazione del carbone sono ancora allocati tutti gli impianti termici e macchinari, ormai fuori uso, in cui sono presenti flange di collocamento, le cui guarnizioni sono costituite, molto probabilmente, da amianto in matrice friabile. 

    Nel piano di lavoro precedentemente citato, si fa riferimento esclusivamente alla rimozione della coibentazione esterna degli impianti e tubazioni che, ad un esame visivo, risulta essere completamente rimossa. Non si fa alcun riferimento alle guarnizioni ed alle malte interstiziali dei forni che dovranno essere caratterizzate, nel più breve tempo possibile, prima dell’abbattimento dei fabbricati. 

    Si rende necessaria inoltre una precisa mappa del rischio di amianto ancora in essere al fine di, in caso di presenza, redarre un’apposito ed ulteriore piano di bonifica. Lo stesso vale per gli impianti rimossi dai corpi di fabbrica che sono stati demoliti”. 

    Nella “breve storia” del sindaco non c’è uno straccio di racconto di come sia stata fatta la bonifica e neanche di che fine abbiano fatto le svariate e svariate tonnellate di amianto che c’era… Forse se facesse un giro nell’ex cementeria il sig.sindaco le troverebbe ancora là…

    Ma non è ancora finita la “breve storia” fatta su Facebook per “rassicurare tutti” i cittadini di Modugno.

    "Esenti da amianto"

    Dal luglio 2011 – continua il sindaco - è in corso un’altra fase dei lavori di demolizione di altri edifici con la relativa bonifica dei macchinari ivi presenti e secondo le modalità prima descritte. Le opere oggi in fase di demolizione sono costituite da calcestruzzo e ferro, e sono completamente esenti da amianto”. Sulla base di quali dati incontrovertibili e di quali controlli dovremmo ritenere che gli impianti in demolizione oggi “sono completamente esenti da amianto”? Sulla base di “rassicurazioni” senza fondamento? E’ invece vero il contrario e purtroppo ancora nel maggio 2011 lo attesta invece il Tar Puglia con una sentenza emessa su un ricorso di Italcementi contro un’ordinanza del sindaco del 2003: l’allora sindaco (che ha poi allegramente trascurato di controllare le modalità della bonifica, ma questa è un’altra storia…) impose, sulla base della Relazione tecnica 10 febbraio 2003 del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari, a Italcementientro sessanta giorni dalla notifica del provvedimento, la bonifica dei materiali contenti amianto presenti nell’insediamento e in particolare la ‘rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti d’impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possono essere stati contaminati’”.

    Italcementi ricorre al Tar di Puglia (che decide il 12 maggio 2011) per i tempi ristretti imposti per la bonifica, disposizione frattanto divenuta irrilevante, ma soprattutto contro la “rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti d’impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possono essere stati contaminati”.

    Italcementi sottolinea nel suo ricorso – riferisce il Tar - che la legge (27 marzo 1992, n. 257 - "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto") ritiene praticabile "la rimozione dei materiali contenenti amianto, sia floccato che in matrice friabile", solo "qualora non si possa ricorrere a tecniche di fissaggio". “Secondo poi le apposite normative e metodologie tecniche – scrive ancora il Tar - dettate con il decreto del Ministero della Sanità 6 settembre 1994 devono essere compiutamente valutate le tecniche di bonifica, tenendo conto che la rimozione dei materiali contenenti amianto comporta un rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e per la contaminazione dell'ambiente, produce notevoli quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere correttamente smaltiti e presenta costi elevati nell'immediato (articolo 3-metodi di bonifica-). Nella scelta del metodo di bonifica viene suggerito tra l'altro che ‘un intervento di rimozione spesso non costituisce la migliore soluzione per ridurre l'esposizione ad amianto. Se viene condotto impropriamente può elevare la concentrazione di fibre aerodisperse, aumentando, invece di ridurre, il rischio di malattie da amianto’". E ancora:Agli articoli 1 e 2 il medesimo decreto si occupa, altresì, della pericolosità dei materiali di amianto”, chiarendo che essa "dipende dall'eventualità che siano rilasciate fibre aerodisperse nell'ambiente che possono venire inalate dagli occupanti. Il criterio più importante da valutare in tal senso è rappresentato dalla friabilità dei materiali: si definiscono friabili i materiali che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere mediante la semplice pressione delle dita. I materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna (soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali vibrazioni, correnti d'aria, infiltrazioni di acqua) e possono essere facilmente danneggiati nel corso di interventi di manutenzione o da parte degli occupanti dell'edificio, se sono collocati in aree accessibili". Viene poi espressamente specificato che "I ricoprimenti a spruzzo (floccati) sono generalmente materiali friabili mentre i rivestimenti di tubazioni e i materiali in cemento-amianto sono materiali in origine poco o niente friabili, lo possono tuttavia diventare a seguito del degrado subito a causa di fattori ambientali".

    Dunque, Italcementi dice al Tar: noi non abbiamo l’obbligo di rimuovere tutto l’amianto, ma solo quello degradato; abbiamo presentato un piano di bonifica, nel 2004 il Comune di Modugno lo ha approvato rilevando che, eliminando determinate parti degradate, non c’era alcun altra aerodispersione di fibre; inoltre, un intervento di rimozione spesso non costituisce la migliore soluzione per ridurre l'esposizione ad amianto; anzi, al contrario può provocare danni agli operai che devono rimuoverlo; a volte, se non è degradato e perde fibre nell’aria (e nell’acqua) meglio non toccarlo. Quindi, noi non eliminiamo tutto l’amianto”, come chiedeva il sindaco del 2004. Il Tar Puglia, il 12 maggio 2011 (si potrebbe dire, pochi giorni fa), dà ragione a Italcementi. Con queste parole: “[…] in riferimento appunto al complesso dell’ordinanza, si deve ricordare che, già nel corso del procedimento relativo a quest’ultimo stralcio, il Comune di Modugno, nell'esprimere parere favorevole all'intervento, aveva preso atto che i monitoraggi effettuati indicano "l'assenza di problemi di dispersione di fibre di amianto nell'ambiente" e aveva riconosciuto la "congruenza tra tipologia di materiale presente e il censimento effettuato dall'azienda ai fini della presentazione del piano generale di bonifica " (nota sindacale 31 marzo 2004 prot. 17.744 - I aprile 2004)”. Assenza di dispersione di fibre non significa assenza di amianto. E se una costruzione viene demolita l’amianto compatto e che non perde fibre diventa friabile o no? Forse sì…

    Continua il Tar:Ciò conferma quanto sostenuto dall’istante a sostegno delle proprie censure nei confronti dell'ordinanza sindacale, laddove essa imponeva la “rimozione e smaltimento di tutto l’amianto". E neppure vanno bene secondo il Tar i termini di 30 giorni assegnati dall'ordinanza del 2004 “per la realizzazione della bonifica”: questi termini – dice il Tar – “non tengono conto dei delicati passaggi procedurali, necessitati non solo dall'esigenza di prescegliere in modo ponderato e di pianificare attentamente le modalità delle operazioni, ma anche da quella di tutelare i lavoratori impiegati nella pericolosa attività a contatto con fibre di amianto (legge n. 257/1992; decreto legislativo n. 277/1991).

    In conclusione, l'atto gravato è d’annullare nella parte in cui ordina la rimozione e smaltimento di tutto l’amianto".

    Come la Fibronit

    E’ come la vicenda della Fibronit di Bari: l’amianto delle parti degradate, quello che si disperde in fibre nell’aria e nell’acqua è stato rimosso e smaltito, il resto è rimasto là per essere ‘tombato’, ricoperto per sempre, sotterrato, perché rimuoverlo sarebbe dannoso e provocherebbe dispersione di fibre: perdipiu’ non si può scavare per costruirci sopra, ma se ne può solo, e se ne deve fare, un parco urbano.

    Sudcritica dice: anche a Modugno. Lo si chiami parco Pinuccio Loiacono. D’altro canto, per Modugno lo ha già detto anche il Consiglio di Stato il 13 marzo 2007. Sintetizza Sudcritica:

    A farla breve, Prefabbricati Pascazio & C. s.a.s., Pascazio Angela, Cirone Angela, Trentadue Tommaso, Trentadue Giustina, Lombardedil s.r.l. - ricorrenti (contro la sentenza del Tar del 1998) -  erano proprietari “di aree nel territorio del Comune di Modugno destinate dal previgente programma di fabbricazione a zona agricola e parco urbano”. Essi si dolevano, dunque, del fatto che il successivo p.r.g., che destinava i suoli, compresi nei comparti edificati A/50, A/51, A/52, A/53, a zona di espansione residenziale privata e/o pubblica e che però le deliberazioni consiliari 25.6.1990 n. 44, 26.6.1990 n. 45 e 12.9.1990 n. 81 (di chiarimenti), avevano “stabilito la trasformazione a parco urbano, senza il beneficio del 20% di edificabilità, del suolo dell’ex ferriera”. I “ricorrenti”, semplicemente e brutalmente, nell’area della cementeria volevano costruire. Punto. Il Consiglio di Stato dette torto ai “ricorrenti”. Scrivendo, tra l’altro: “la stessa destinazione a parco appare in linea con la esigenza della introduzione di un’area a verde tra abitato e fonti di inquinamento;- parimenti, in linea col delineato intervento di abbattimento del fenomeno inquinante si colloca la destinazione dei suoli occupati dalla cementeria e dalla cava ad area di salvaguardia ambientale ed a parco (e, in parte, a basso indice di copertura);- la specificità della prescrizione, inerente ad una particolare area del territorio, e la rilevata assenza di “profonda deviazione” dai criteri posti a base del piano escludono, ex se, profili di contrasto con l’impostazione generale ed il disegno urbano del piano stesso; ne discende, anche, la inconfigurabilità di profili di contraddittorietà ed illogicità con riguardo alla eliminazione di alcuni comparti rispetto al mantenimento di altri”. 

    Con tutte queste questioni allegramente omesse dall’attuale sindaco nella sua faceta e leggera letterina a Facebook ci siamo un po’ perduti in grandi questioni.


    "Sento il dovere di tranquillizzare tutti". Ecco come

    Ma il meglio dell’attuale sindaco (della sua letterina su Facebook) sta per venire… Eccolo qua (quelli che sembrano errori di battitura, ripetizioni, ellissi, cara Sudcritica, non sono errori miei, sono nel testo originale):

    Sento in dovere, quindi, di tranquillizzare tutti. Tutta l’area, poi, è stata inserita del progetto di rigenerazione urbana della città presentato alla Regione nel luglio scorso ed approvato dalla Regione. L’acquisizione in esproprio è assolutamente improponibile per le possibilità di spesa del comune. Si tratta di avviare una forma moderna di urbanistica negoziata in cui trovare il giusto equilibrio con la proprietà al fine di rendere fruibile alla collettività un’area degradata del territorio”.

    Il sindaco scrive “Tutta l’area, poi, è stata inserita del progetto di rigenerazione urbana della città presentato alla Regione nel luglio scorso ed approvato dalla Regione”: al progetto approvato dal Comune di Modugno - il 29 giugno 2011 dalla Giunta Comunale e il 4 luglio dal Consiglio Comunale - e presentato alla Regione Puglia vengono assegnati quasi tre milioni di euro (2.987.000) di Fondi europei per sette interventi, che sono questi (tra parentesi, quanto il Comune prevedeva di spendere ma non potrà spendere perché la somma ottenuta è inferiore a quella richiesta):

    1) riqualificazione delle vie Ancona e Capo Scardicchio, nel quartiere Cecilia (200.000 euro);

    2) realizzazione di piazza Magna Grecia e la riqualificazione urbana dello spazio antistante la Chiesa di Sant'Ottavio, al quartiere piscina dei Preti (300.000 euro);

    3) piazza Pio XII (550.000 euro);

    4) completamento polifunzionale di piazza Antonio De Curtis, nei pressi del Quartiere Piscina dei Preti (187.000 euro);

    5) lavori di riqualificazione urbana di strade e piazze del Centro storico (850.000 euro);

    6) rifacimento delle reti tecnologiche e la ripavimentazione di zone del Centro storico (1.500.000 euro);

    7) prolungamento di via Ravenna (importo 250.000 euro).

    L’unico intervento che riguardi “tutta l’areadella ex cementeria consiste dunque nel prolungamento, o meglio nella “realizzazione della viabilità di via Ravenna”, una via esterna alla cementeria, distante alcune centinaia di metri, che si ritiene da prolungare per questioni di viabilità… Ma a leggere quello che pomposamente il sindaco chiama Progetto di Rigenerazione Urbana di Modugno la cosa interessante non e’ il lavoricchio previsto per l’area della ex cementeria, bensì come quell’area viene descritta.

    Ecco, viene descritta così:

    Dal Documento Progetto Rigenerazione Urbana presentato nel luglio 2011 dal Comune di Modugno alla Regione Puglia per ottenere fondi europei e dalla Regione ammesso a finanziamento (2.987.000 euro) il 20 settembre 2011:

    B.1.5 Ambito 5

    Zona a sud del centro urbano, area “cementificio e ferriera”

    L’ambito di intervento preso in esame è localizzato a sud-ovest del centro storico a ridosso del tracciato delle Ferrovie Bari-Taranto e di Via Cesare Battisti nell’area del cementificio e della ferriera.

    Le aree incluse in tale ambito sono tipizzate secondo le N.T.A. del P.R.G.C. vigente come zona ‘D – aree produttive’, zone ‘S.U. – servizi extra-urbani D3’, aree ad espansione ‘C4 – destinate all’edilizia economica e popolare ex-lege 167/62”.

    Appare evidente come tale area non riguardi propriamente l’ambito urbano bensì una zona produttiva che vede come sua maggior criticità l’aspetto ambientale, dovuto al preoccupante stato di abbandono in cui vigono le cave di calcare e le aree limitrofe. 

    Tale zona, che si estende verso il territorio di Bitetto, costituisce una vera e propria “polveriera ecologica” per la presenza di manufatti in amianto, seppur risulti un recente intervento di prima bonifica. Per di più la presenza della ferrovia che taglia l’ambito a metà costituisce un ulteriore elemento che rende sempre più complesso il processo di bonifica e riqualificazione dell’area.

    I costi di rigenerazione, intesa come riqualificazione ambientale e di bonifica, risultano in linea iniziale essere inquantificabili, data la vastità dell’area da bonificare e le condizioni precarie dei manufatti.

    Tali aree sono di proprietà privata, dunque la bonifica delle stesse aree, considerati i costi esorbitanti, non può che passare per una ‘negoziazione/contrattazione urbanistica’ con la proprietà affinchè si ottenga un beneficio pubblico e nel contempo privato”.

    Zona produttiva che vede come sua maggior criticità l’aspetto ambientale”, “un recente intervento di prima bonifica”, “polveriera ecologica”, riqualificazione ambientale e di bonifica da costi “inquantificabili, data la vastità dell’area da bonificare e le condizioni precarie dei manufatti”: con questi termini nel DPRU si parla dell’area della ex cementeria… Ma l’ha letto il sindaco il DPRU? E’ pur vero, che, a dispetto della trasparenza, sul sito del Comune di Modugno il documento è un po’ difficile da trovare. Ma su internet, come si dice, non si perde mai niente: quindi, cara Sudcritica, penso che potremmo fare un servizio importante se forniamo l’indirizzo al quale il Documento si trova in modo che ciascuno possa farsene un’idea da sé (http://www.comune.modugno.ba.it/temp/repository/DPRU%20RIGENERAZIONE%20URBANA%20MODUGNO.pdf). E’ una lettura edificante… E poi può darsi che così riesca a leggerlo anche il sindaco di Modugno…

    Ancora una cosa ho da dire: da dove spunta la necessita’ – della quale parla il sindaco su Facebook - di cercare con la proprietà dei terreni “una forma moderna di urbanistica negoziata se la proprietà ha già avuto torto dal Consiglio di Stato sulla questione del parco urbano da realizzare in quell’area?

    Sono ripetitiva, cara Sudcritica: E’ COME LA QUESTIONE FIBRONIT. Ha scritto di recente (il 30 luglio 2011) il Comune di Bari sulla questione Fibronit:

    L’unica modalità di bonifica possibile per garantire la sicurezza e la tutela della salute pubblica (ma anche la soluzione più economica e tecnicamente perseguibile) è quella della ‘tombatura’ della spessa coltre di amianto presente sull’intera area. La bonifica, peraltro in fase di avanzata esecuzione, prevede appunto la rimozione dei manufatti preesistenti e la ricopertura dell’area con successivi strati protettivi e con uno strato finale di terreno vegetale. A seguito di tale bonifica è impedito qualsiasi tipo di scavo e quindi è impossibile la costruzione di edifici con fondazioni. […] Inoltre è nota la ferma determinazione dell’Amministrazione a proseguire nelle opere di completamento della bonifica ed a realizzarne un parco urbano in quanto è l’unica strada percorribile per la tutela della salute pubblica oltre che per una giusta compensazione dei gravi danni che la città ha subito per la drammatica storia di questa fabbrica di morte”. Il confronto con i proprietari, per il Comune di Bari, non può che partire da tre punti irrinunciabili: dall'area della Fibronit non verrà rimossa neanche una particella di terreno contaminato, non si scaverà per costruire fondamenta, verrà realizzata una grande area verde a ricucitura di tre quartieri profondamente provati in termini sanitari, ambientali e anche sociali negli ultimi 70 anni di storia barese”.

    Anche a Modugno l’amianto ha già fatto parecchi morti.

    Anche se si è ‘autosospeso’ dal Pd per questioni sue giudiziarie, l’attuale sindaco di Modugno provi a imitare il presidente regionale del partito dal quale si è sospeso, Michele Emiliano, su una questione che riguarda la salute pubblica. Certo, il sindaco di Modugno farebbe più bella figura ad imitare Emiliano nella sostanza delle sue risposte e non solo nell’uso in sé di Facebook.

    Saluti cari

    pecora_nera  La pecora nera

    le foto sono di Sudcritica

    Ultimo aggiornamento Mercoledì 16 Novembre 2011 01:21
     
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