=IL VALORE DELLA SCARSITA' E IL CONVITATO DI PIETRA= Stampa
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Scritto da Redazione   
Martedì 16 Ottobre 2012 21:10

di Mino Magrone

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nulla lascia supporre che il dolore sociale volga verso la fine:scarsit

la legge di stabilità appena varata dal Governo è un vero e proprio oltraggio.

 

La crisi economica che l’Italia, l’Europa e l’intero mondo occidentale stanno vivendo da alcuni anni è stata spiegata (si fa per dire) mediante l’attacco da parte della speculazione finanziaria internazionale ai cosi detti debiti sovrani smisurati e quindi in base alla concreta possibilità che gli stati indebitati oltre misura non potessero più far fronte alle loro pesanti obbligazioni (fallimento).

Questa,in sintesi, la spiegazione immediata della crisi economica.

Non sono di grande ausilio le critiche interne a questa spiegazione anche se, alcune, sono meno superficiali di tantissime altre.

Qui, invece, si tratta di scendere più in profondità per scandagliare i presupposti stessi, lo statuto epistemologico dell’economia politica e del capitalismo in particolare.

Già dalla definizione neoclassica dell’economia emerge l’apertura di una profonda contraddizione che nei nostri tempi, e ripetutamente, spinge al declino il capitalismo pur vittorioso or sono poco più di venti anni fa (1989) sul comunismo reale dell’unione sovietica.

La definizione fa perno sulla scarsità dei mezzi che proprio perciò vengono determinati come beni economici a differenza di altri beni che economici non sono perché la loro quantità è superiore al fabbisogno. Il bene perché sia economico deve essere utile e scarso.

Fu appunto Leone Walras figlio che rivendicò i meriti di suo padre Augusto Walras nel porre a fondamento del valore l’utilité-rare (è del 1831 l’opera di A. Walras “De la nature la richesse et de l’origine de la valeur”).

Nessuno, per lungo tempo, ha sospettato che al tavolo del capitalismo si fosse seduto un convitato di pietra.

Il capitalismo è in conflitto (contraddizione) con la tecnica per la semplice ragione che mentre l’apparato scientifico-tecnologico tende a ridurre la scarsità, il capitalismo invece deve perpetuarla. Ne va di mezzo, infatti, il valore de beni e dei mezzi economici, il loro valore di scambio che crollerebbe qualora venisse meno il presupposto stesso dell’economia e del capitalismo in particolare: la scarsità.

Lo scopo dell’apparato tecnico è l’incremento della propria capacità di realizzare scopi.

La scarsità dei beni è una sorta di impotenza che l’apparato progressivamente riduce con la prospettiva dell’apertura dell’incremento indefinito della propria potenza e capacità di produrre beni al di là del fabbisogno immediato.

Invece, la situazione in cui il capitalismo è in grado di produrre beni è quella della scarsità per cui se vuole sopravvivere ed evitare di imboccare la via del declino deve perpetuare la fonte del valore dei beni, il loro valore di scambio, che è garantito dalla scarsità.

Senza scarsità il profitto (residuo ideologico del capitalismo) non sarebbe più appetibile. La sua appetibilità consistendo, infatti, nella sua capacità di offrire tutto quello che la maggior parte dell’umanità non può avere.

Se vuole sopravvivere il capitalismo deve frenare, ostacolare la capacità dirompente della tecnica che pur è stata la sua arma vincente nella lotta al comunismo sovietico.

Se non lo fa o non lo farà (limitare la potenza della tecnica) e se comunque vorrà continuare ad esistere il capitalismo ed il sistema costituzionale-democratico nel quale opera si tramuteranno in un regime palesemente repressivo per consentire l’arretramento della produzione di beni e di servizi, la drastica riduzione della spesa pubblica, l’aumento della disoccupazione dei lavoratori e la riduzione del potere d’acquisto dei beni di consumo e di investimento. È questa la via che ripristina l’agognata scarsità e la tenuta del valore dei beni. Poi, ottenuta o riottenuta la scarsità, si riparlerà di sviluppo perché il PIL ripartendo dai bassi fondali in cui l’ha sprofondato la crisi riprenderà a salire. E la gioia dell’Italia e dell’Europa tutta sarà immensa ed ai lavoratori, dopo la disoccupazione,  si chiederà maggiore produttività. Ora è necessaria: i beni sono ritornati ad essere scarsi.

Tuttavia, il declino è inarrestabile, perciò è plausibile pensare fondatamente che ciò che non è riuscito al marxismo (abbattere attraverso le sue contraddizioni il capitalismo) riesca invece al convitato di pietra.

In Italia la svolta repressiva del capitalismo verificatasi negli anni venti del secolo scorso, in Germania la fine della Repubblica di Weimar ed il successivo avvento del nazismo gettano una luce cupa sull’attuale situazione politica e democratica del nostro paese e dell’Europa.

Il nostro Governo Tecnico svolge bene il suo compito: tutti gli indicatori della nostra economia sono fortemente negativi. Tra poco si canterà vittoria: la ripristinata scarsità darà un sussulto in avanti alla economia. Speriamo che ci si fermi  a questo e che il passaggio, già concretamente in corso, dalla Seconda alla Terza Repubblica non sia ancora più doloroso. Ma nulla lascia supporre che il dolore volga verso la fine: la legge di stabilità appena varata dal Governo è un vero e proprio oltraggio.

La drastica riduzione degli oneri deducibili e detraibili, con effetto retroattivo dal 2012 (prossima dichiarazione dei redditi 2013) , è una truffa a carico degli italiani onesti i quali se pur dichiareranno un imponibile più basso per il 2012 dovranno pagare una maggiore imposta. I giornali però scrivono di Veltroni, dei suoi libri, del suo ritiro in attesa di nuovi pulpiti. La Terza Repubblica è questa.

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Ottobre 2012 22:23
 
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