PRIMOPIANO =EX CEMENTERIA DI MODUGNO. Dal dramma alla farsa= Stampa
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Scritto da Redazione   
Domenica 18 Dicembre 2011 21:43

CATTIVAPOLITICA

L'amianto Italcementi? solo quando serve, è una "polveriera ecologica"

 

di pecora nera

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Dopo la pubblicazione sulla rivista Sudcritica,it di una inchiesta intorno alla situazione dell’area della ex cementeria di Modugno, il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione depositò, il 10 ottobre 2011, nella segreteria del Sindaco di Modugno una richiesta di informazioni precise e documentate sulle reali condizioni di quell’area e, insieme e soprattutto, sulla prevista destinazione di quell’area che vede su di sé l’occhiuta attenzione di un nugolo di intenditori di affari. Il Sindaco, naturalmente, non ha mai risposto. Italia Giusta insistette con un convegno pubblico l'11 novembre 2011 in una sala stracolma di cittadini. Il Sindaco, naturalmente, non ha mai risposto a Italia Giusta.

Sbuca dal suo angolo di osservazione il capogruppo Pd in consiglio comunale e chiede formalmente al Sindaco di convocare un apposito consiglio comunale e di chiarire lì, pubblicamente, la questione. Il Sindaco raccoglie tanto autorevole invito e convoca il consigliò. Dove, però, l’argomento non viene posto tanto meno discusso. Sbuca di nuovo il capogruppo promotore del consiglio monotematico e propone al sindaco (questo, in fondo, è il suo compito, a quanto pare) di rispondere per iscritto e di far pubblicare sul sito per così dire ufficiale del Comune la risposta. Cose loro. Il consiglio non batte ciglio manco avesse una giunta di tecnici e se ne va a casa.

Passa qualche tempo e notiamo che sul sito cosiddetto ufficiale del Comune appare una paginetta sottoscritta da sindaco e assessore; è la risposta alla domanda del capogruppo (le domande di Italia Giusta, per loro, non esistono).

La nostra pecora nera l’ha vista e si è arrabbiata: non si può fare così e soprattutto non si possono raccontare balle. Ci ha mandato il suo commento che pubblichiamo qui. Italia Giusta per parte sua ha proposto in altre sedi imparziali la questione e attende di vedere quello che accade e soprattutto di sapere se i cittadini di Modugno (e non solo) sono al sicuro.

Non ci si lasci ingannare dal tono elegantemente ironico di alcuni passi dell’intervento di pecora nera; la gravità del problema viene riproposta con crudo realismo. Non si scherza, parliamo di salute e di morti; il cinguettio segreto  tra i politicanti e la loro inclinazione irrefrenabile a sfuggire ad ogni occasione di discussione pubblica è ormai una malattia che sta soffocando quel che resta del paese.

bambin_per_titoli Sudcritica

 

 

DAL DRAMMA ALLA FARSA

 

pecora_nera

Giugno/ottobre 2011

L'area della ex cementeria è una polveriera ecologicaper la presenza di manufatti in amianto,

seppur risulti un recente intervento di prima bonifica "

[dal progetto di rigenerazione urbana della città finalizzato ad ottenere danaro dall'Europa, sottoscrito dal Sindaco Domenico Gatti

approvato dalla Giunta Comunale di Modugno  il 29 giugno 2011

dal Consiglio comunale il 4 luglio 2011 e dalla Regione Puglia nell'ottobre 2011]

 


pecora_nera

13 marzo 2008

"Questa domanda è meglio che non me la fate più. Quel sito non è più - teoricamente dico io  - pericoloso".

[Il sindaco Rana a conclusione di un convegno promosso dalle Acli di Modugno sul "futuro ambientale di Modugno"]


pecora_nera

                                                                        Novembre 2011

"Nel sito industriale della ex Italcementi di Modugno (cementeria e cava)  ha avuto luogo la produzione, lo stoccaggio e la commercializzazione di cemento, dove l'amianto non è mai stato utilizzato come materia prima nel ciclo di produzione del cementificio, diversamente rispetto a quella di altre tipologie di industrie - Fibronit di Bari - dove si è prodotto e utilizzato amianto (eternit)”.

[il sindaco Gatti e il suo assessore all'ambiente nel vovembre 2011]

 

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amiantoCara Sudcritica, vorrei ancora una volta metterti a parte di alcuni pensieri che inevitabilmente mi vengono suscitati da certi atteggiamenti di supponenza, ancor più intollerabili se sono assunti da chi dovrebbe essere al servizio della cosa pubblica. Mi riferisco ancora alla vicenda della ex cementeria di Modugno, a proposito della quale hai lanciato un assai giustificato e fondato allarme sulla presenza di amianto e sul silenzio che circonda  sia la necessaria bonifica del luogo sia la destinazione del sito (che tu giustamente vorresti divenisse, a completa bonifica ultimata, un parco pubblico intitolato al dott. Pinuccio Loiacono). Purtroppo, però, devo rubarti un po’ di spazio, anche perché preliminarmente vorrei riepilogare brevemente la questione: i tracotanti, si sa, ti danno quattro schiaffi e ti piantano in asso; chi chiede i propri diritti, invece, deve dare ampie spiegazioni e, spesso, per non ricevere nulla se non i quattro schiaffi…

L'inchiesta di Sudcritica e il silenzio del Comune

Bene, ricorderai che dopo l’inchiesta dettagliatissima di Nicola Magrone, pubblicata nell’estate scorsa, e quel magnifico convegno fatto l’11 novembre al cosiddetto Palazzo della cultura, il sindaco di Modugno (a giudizio per falso in atto pubblico ma anche indagato per concussione, e per questo autosospeso dal Pd ma non dall’amministrazione perché non può turbare i piddini con la sua presenza nel partito ma può offendere i cittadini con la sua presenza a capo dell’amministrazione), il sindaco - dicevo - a proposito della cementeria ha squittito qualche inconcludente frase su Facebook. Hanno preso la palla al balzo i duri e puri del suo partito (il Pd, dal quale si è autosospeso per i motivi di cui sopra) e, per mano del capogruppo in consiglio comunale, hanno presentato un’interpellanza al sindaco e all’assessore all’ambiente perché informazioni sullo stato dell’ex cementeria fossero date in consiglio comunale.

Il sindaco non ha detto al riguardo una sola parola in consiglio; ha aperto bocca l’assessore all’ambiente (lo stesso che – ricorderai, cara Sudcritica - in barba alla necessità di una raccolta differenziata dei rifiuti che oggi a Modugno è inesistente, ha ripiazzato nel centro storico per la cosiddetta raccolta ‘porta a porta’ i cassonetti dell’indifferenziata risalenti al 1923… Cose da non credere… Ma questa è un’altra storia).

Dunque, apre bocca l’assessore all’ambiente che in una striminzita paginetta spara una balla dietro l’altra, un vero e proprio boccaccesco Ser Cepperello, senza però purtroppo aver nulla di letterario. Quattro schiaffi e la chiude lì, come dicevo in apertura: chissà, se i duri e puri del Pd (partito dal quale il sindaco si è autosospeso per i motivi di cui sopra) si sono accorti che i cittadini sono stati schiaffeggiati. Magari, chissà, come i frati della novella boccaccesca, vorranno invece proclamare santo Ser Cepperello

Arrivo alle dichiarazioni dell’assessore, il Ser Cepperello di Modugno (il testo delle dichiarazioni è tratto dal sito del Comune di Modugno, quindi si presume essere quello ufficiale, a meno che non ci sia un Ser Cepperello anche lì):

"Nel sito industriale della ex Italcementi di Modugno (cementeria e cava) - dice Cepperello modugnese - ha avuto luogo la produzione, lo stoccaggio e la commercializzazione di cemento, dove l'amianto non è mai stato utilizzato come materia prima nel ciclo di produzione del cementificio, diversamente rispetto a quella di altre tipologie di industrie - Fibronit di Bari - dove si è prodotto e utilizzato amianto (eternit)”.

Sarei tentata, essendo una pecora vigile, di guardare anche la forma (grammaticale e sintattica) delle dichiarazioni, ma – come si può rilevare ictu oculi – qui ci vorrebbe davvero troppo tempo e troppo spazio… Vado al merito, almeno quello che si può capire dall’andamento incerto della frase: A Modugno - penso voglia dire Cepperello - non si è mai usato amianto nella produzione del cemento. Ma questo non è vero: dice il Tar (sentenza 12 maggio 2011):

Già dal 1994 era risultata la necessità di un piano di bonifica del sito, poiché le lavorazioni nel tempo avevano interessato anche materiali contenenti amianto – MCA”.

Dov’era, secondo Ser Cepperello, l’amianto nel sito industriale e in quale quantità? Dice:

La limitata presenza di manufatti contenenti amianto (MCA) e in matrice compatta, consentito all'epoca della costruzione dei fabbricati riguarda solo le tamponature, coperture e pluviali degli stessi fabbricati”.

Questo scritto fa veramente a pugni con la lingua natia… Forse perché le virgole nei posti sbagliati, si sa, distraggono l’attenzione dal contenuto… Vabbe’… ma perché parla di “limitata presenza”e in “matrice compatta”?

E a che si riferisce, alla cementeria o alla cava? Boh?!? Per l’assessore,insomma, l’amianto nel sito industriale si trovava solo in “tamponature, coperture e pluviali” dei fabbricati.

Questa era invece la situazione secondo la Relazione n. 1873/11/CA del 20 dicembre 2002 redatta dal Nucleo Operativo di Tutela Ambientale Servizio ‘Controllo ambiente’ della Provincia di Bari [v. la prima parte della inchiesta di Magrone su Sudcritica, par. 2 lett. A] dove è scritto così:

laghettoL'amianto in fabbrica

Nel reparto forni è concentrata la maggior parte di amianto coibentato, ovvero rivestimenti isolanti di tubi, condotti e cicloni di abbattimento, tutti rivestiti di amianto. Il reparto è in cattivo stato di conservazione generale; alcune tubazioni sono smontate ed adagiate sul suolo e sono fortemente sfibrate. Le tubazioni, che sono di diverso diametro, in media hanno uno spessore di 5 cm di amianto circa. Inoltre, parte del perimetro esterno del capannone è realizzato con lastre sagomate di cemento-amianto. Da verificare se il terrazzo è rivestito con guaina impermeabile del tipo catrame-amianto; attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre.

Altro che “matrice compatta”…

La Relazione del Nucleo Operativo di Tutela ambientale continuava così:

Reparto di macinazione di materie prime: si compone di piano terra, primo e secondo piano. Nel reparto esistono molini per la macinazione e ventole di aspirazione con collegamento di grosse tubazioni che in elevazione raggiungono 20 mt circa. Le stesse si collegano ad un elettrofiltro in metallo sistemato secondo il piano. Il rivestimento è del tipo isolante floccato in cattivo stato di conservazione, in molti tratti resa friabile. All’interno del predetto reparto sono sistemate al piano terra 10 vasche in cemento amianto in discreto stato di conservazione. Attraverso i percorsi di accesso ai capannoni possono altresì verificarsi altresì flussi d’aria dall’esterno verso l’interno che possono provocare la fuoriuscita di fibre”; “Sala caldaie: si compone di tubazioni e serbatoio di contenimento tutti rivestiti con materiale in amianto. Il rivestimento è friabile nelle parti degradabili; “E’ da verificare se alle pareti interne dei vari capannoni visitati sono stati applicati nel tempo intonaci con impasti spruzzati a base di amianto”; “Tutti i capannoni visitati sono igienicamente inaccessibili. A parte le macerie esistenti all’interno e le tubazioni smontate, che sono rivestite di amianto sgretolato, altro rischio rilevato è quello delle polveri diffuse e i pavimenti che sono saturi di polveri di cemento (e forse non solo cemento). Considerato che l’amianto floccato esistente nello stabilimento non è uniforme né tantomeno intatto, elevato appare il rischio di rilascio di fibre anche negli ambienti esterni (all’esterno lavorano al momento una decina di operai) a causa di correnti d’aria o flussi d’aria in grado di sollevare la polvere di cemento dal suolo”; “La localizzazione dei rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato nella realtà delle cose appare ben più grave di quanto si presenta a prima vista; “l’amianto sotto forma di floccato-friabile e/o debolmente legato e/o compatto-usurato a rischio di usura è proprio tanto e in generale è pari a svariate e svariate tonnellate; “ai sensi del DM 5 settembre 1994 l’azienda è inserita nell’elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del TU delle leggi sanitarie - Amianto: industria insalubre di 1° classe di cui al punto 9 dell’elenco B come prodotti e materiale che lo contengono sia nella produzione che nell’impiego.

Altro che “matrice compatta” e “limitata presenza”… Detto en passant: pure in questa Relazione (oltre che nella sentenza del Tar di Puglia 12 maggio 2011 citata prima) si dice – vedi l’ultimo rigo citato - che l’amianto veniva impiegato anche nella produzione della cementeria a Modugno (dato escluso dall’assessore all’esordio del suo testo).

D’altro canto, si può ritenere che certamente l’assessore non ha consultato uno dei documenti che Magrone ha riportato nella sua inchiesta e a proposito del quale – giustamente, come ci dimostrano le varie amministrazioni che si succedono in questo sfortunato paese – Magrone scrisse che si tratta di un documento che “giace nei cassetti del Comune di Modugno”.

Lo studio di riqualificazione urbana

E’ lo “Studio di Fattibilità avente ad oggetto la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana per la trasformazione e riqualificazione dell’ambito territoriale, come individuato con delibera del Consiglio Comunale N. 16 del 29 Aprile 2002, che alle pagine da 136 a 137 riporta:

Bonifica degli elementi tecnologici dell’ex cementificio contenenti fibre di amianto. 

Il cementificio situato nell’area oggetto di studio di fattibilità e contenente prodotti a base di asbesto può costituire un grave rischio per la salute pubblica non solo nelle immediate vicinanze dello stabilimento parzialmente dismesso ma anche per tutta la popolazione di Modugno. Al fine di ovviare a tale criticità si dovranno quindi prevedere delle azioni di valutazione del rischio, messa in sicurezza e bonifica secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento attuativa della L. 257/92 (DM 6 settembre 1994 e successivi decreti).  

[…] In seguito ad una prima analisi delle dimensioni e del funzionamento del cementificio si può ipotizzare che l’asbesto sia contenuto miscelato con il cemento, nelle coperture dell’intero stabilimento (circa 16.000 mq di superficie coperta) e che potrebbe essere stato utilizzato come isolante nei forni di combustione.

Coperture del cementificio da rimuovere. 

E’ importante rilevare che data l’estesa superficie del cementificio, i quantitativi elevati di materiale contenente amianto ed il pessimo stato di conservazione dell’intero stabilimento, le  fibre volatili rilasciate potrebbero aver contaminato anche il suolo o la falda acquifera sotterranea. Di conseguenza, nonostante sussistano ancora molti dubbi e molte perplessità sulla potenziale pericolosità dell’amianto all’interno del sistema digerente, vengono consigliate delle analisi tramite carotaggio del terreno al fine di stabilirne la possibile percentuale di contaminazione e nel caso siano particolarmente elevate intraprendere delle azioni preventive secondo il principio di cautela”.

Accidenti, meno male che Ser Cepperello parla di “limitata presenza di manufatti contenenti amianto” e di “matrice compatta.

Continua l’assessore nella sua relazione agli addormentati (così si deve immaginare fossero e siano tuttora, giacché non pare ci sia stata reazione di alcuno) consiglieri comunali:

Sin dal 2002, l'assessorato all'ambiente, ha invitato gli Enti preposti - Servizio Igiene e Prevenzione di Modugno e Nucleo Operativo Ambientale della Provincia di Bari - a verificare lo stato dei luoghi, per l'opportuna valutazione di eventuale presenza di amianto”.

Questi “Enti preposti” hanno redatto quella relazione che ho riportato qualche rigo fa, ma evidentemente l’assessore non ha letto una carta, solo una bozza di una cronologia di carte sparpagliate pr

Il Comune di Modugno, con ben tre ordinanze sindacali, il 25 gennaio e 12 febbraio 2003 e il 7 novembre 2005, ha mantenuto un buon livello di controllo dal punto di vista ambientale”.

Le ordinanze suicide del sindaco

cementeria_26-10-2011_77Il buon livello di controllo dal punto di vista ambientale dell’amministrazione” fu tale che le ordinanze del sindaco dell’epoca sono state negli anni annullate dalla giustizia amministrativa e il Comune di Modugno sempre condannato al pagamento delle spese (come sempre è accaduto anche per le iniziative “suicide” dell’amministrazione comunale nelle questioni giudiziarie riguardanti per esempio la centrale turbogas). V. a questo proposito, la decisione del Tar Puglia del 12 maggio 2011.

Dice ancora Ser Cepperello alias l’assessore:

La società Italcementi, infatti, oltre che produrre uno studio dell'Università degli Studi di Bari, dal quale si escludeva la presenza di fibre aereo disperse di amianto, precisava l'impegno per l'attuazione della progressiva bonifica e rimozione dei MCA presenti nel sito industriale, segnalando nello stesso tempo che già da dicembre 2002 erano in corso i lavori affidati alla Serveco di Taranto (azienda specializzata). A partire da giugno del 2003 la società Italcementi predisponeva una attività di bonifica - caratterizzazione e successivo piano di lavoro - previo approvazione dell'Ente SPESAL che ha termine nel novembre 2007, con relativa consegna dei certificati di restituibilità ambientale consegnati dall'Ente tecnico preposto, relativa ai reparti di macinazione, cotti, forni e scambiatori di calore”.

Dunque, giunto a due terzi della sua “relazione” l’assessore scopre che “la limitata presenza di manufatti contenenti amianto (MCA)” della quale parlava all’inizio  non “riguarda solo le tamponature, coperture e pluviali degli stessi fabbricati”, come aveva detto poco prima, ma riguarda anche – almeno – “reparti di macinazione, cotti, forni e scambiatori di calore”.

Sono i luoghi per i quali nel 2007 Italcementi ha ottenuto i certificati di restituibilità ambiental,e quelli che doveva bonificare subito perché luoghi in situazione di forte degrado.

Ma su tutte le altre situazioni, dove pure c’e’ amianto, Italcementi ancora nel gennaio 2011 insiste col Tar di Puglia perché annulli l’ordinanza del sindaco del 2003 che le imponeva di eliminare “tutto” l’amianto: l’allora sindaco (che ha poi allegramente trascurato di controllare le modalità della bonifica, ma questa è un’altra storia…) infatti, aveva imposto nel 2003 a Italcementi, sulla base della Relazione tecnica 10 febbraio 2003 del P.M.P. (Presidio Multizonale di Prevenzione) della Ausl 4 di Bari

entro sessanta giorni dalla notifica del provvedimento, la bonifica dei materiali contenti amianto presenti nell’insediamento e in particolare la ‘rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti d’impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possono essere stati contaminati’”.

Italcementi ricorse al Tar di Puglia (che ha deciso il 12 maggio 2011) contro i tempi ristretti imposti per la bonifica - disposizione che negli anni trascorsi tra il ricorso (2003) e la decisione del Tar (2011) è frattanto divenuta irrilevante - ma soprattutto contro la “rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti d’impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possono essere stati contaminati”.
Italcementi
sottolinea nel suo ricorso – riferisce il Tar stesso nella sentenza - che la legge (27 marzo 1992, n. 257 - "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto") ritiene praticabile "la rimozione dei materiali contenenti amianto, sia floccato che in matrice friabile", solo "qualora non si possa ricorrere a tecniche di fissaggio". “Secondo poi le apposite normative e metodologie tecniche – scrive ancora il Tar - dettate con il decreto del Ministero della Sanità 6 settembre 1994 devono essere compiutamente valutate le tecniche di bonifica, tenendo conto che la rimozione dei materiali contenenti amianto comporta un rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e per la contaminazione dell'ambiente, produce notevoli quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere correttamente smaltiti e presenta costi elevati nell'immediato (articolo 3-metodi di bonifica-). Nella scelta del metodo di bonifica viene suggerito tra l'altro che ‘un intervento di rimozione spesso non costituisce la migliore soluzione per ridurre l'esposizione ad amianto. Se viene condotto impropriamente può elevare la concentrazione di fibre aerodisperse, aumentando, invece di ridurre, il rischio di malattie da amianto’". 

Dunque, Italcementi dice al Tar: noi non abbiamo l’obbligo di rimuovere tutto l’amianto, ma solo quello degradato; abbiamo presentato un piano di bonifica, nel 2004 il Comune di Modugno lo ha approvato rilevando che, eliminando determinate parti degradate, non c’era alcun’altra aerodispersione di fibre; inoltre, ricorda ancora Italcementi al Tar, un intervento di rimozione spesso non costituisce la migliore soluzione per ridurre l'esposizione ad amianto; anzi, al contrario può provocare danni agli operai che devono rimuoverlo; a volte, se non è degradato e perde fibre nell’aria (e nell’acqua) meglio non toccarlo. Quindi, noi non eliminiamo “tutto l’amianto”, come chiedeva il sindaco del 2004. Il Tar Puglia, il 12 maggio 2011 dà ragione a Italcementi.  

E’ talmente vero che nel 2007, e ancora nel 2009 e ancora nel 2010, Italcementi non aveva eliminato “tutto” l’amianto dello stabilimento di Modugno che nella “Relazione di servizio inerente il sopralluogo effettuato, in data 18 maggio 2010, presso la Cementeria Italcementi spa con stabilimento in Modugno”, relazione firmata dal Tpa dott. Nicola Gagliardi, è scritto:

[…] il sopralluogo è mirato alla verifica della corretta applicazione del Piano di lavoro di bonifica della coibentazione di rivestimento delle tubazioni e degli impianti termici presenti nell’opificio (amianto in matrice friabili). […]

[…] si è proceduto ad una ispezione dei luoghi in cui è già stata effettuata la bonifica dell’amianto in matrice friabile.

[…] durante il sopralluogo, [sono] in corso lavori di demolizione dei corpi di fabbrica del reparto forni e del reparto macinazione del cotto, per cui si può procedere alla ispezione soltanto del reparto macinazione del carbone e del fabbricato in cui è allocata la torre di elevazione della farina.

Nel reparto di macinazione del carbone sono ancora allocati tutti gli impianti termici e macchinari, ormai fuori uso, in cui sono presenti flange di collocamento, le cui guarnizioni sono costituite, molto probabilmente, da amianto in matrice friabile. 

Nel piano di lavoro precedentemente citato, si fa riferimento esclusivamente alla rimozione della coibentazione esterna degli impianti e tubazioni che, ad un esame visivo, risulta essere completamente rimossa. Non si fa alcun riferimento alle guarnizioni ed alle malte interstiziali dei forni che dovranno essere caratterizzate, nel più breve tempo possibile, prima dell’abbattimento dei fabbricati. 

Si rende necessaria inoltre una precisa mappa del rischio di amianto ancora in essere al fine di, in caso di presenza, redarre un’apposito ed ulteriore piano di bonifica. Lo stesso vale per gli impianti rimossi dai corpi di fabbrica che sono stati demoliti”. 

Cara Sudcritica, ho capito bene? Nel maggio 2010 il dott. Gagliardi sottolinea nella sua relazione che “si rende necessaria inoltre una precisa mappa del rischio di amianto ancora in essere al fine di, in caso di presenza, redarre un’apposito ed ulteriore piano di bonifica. Lo stesso vale per gli impianti rimossi dai corpi di fabbrica che sono stati demoliti”.

A questo punto ci si immagina che siano stati redatti altri piani di bonifica e che essi siano sottoposti agli “Enti preposti al controllo”, come li chiama Ser Cepparello di Modugno. Ci si immagina, poi, che dall’approvazione dei Piani da parte di questi Enti, il Comune abbia provveduto a vigilare sull’esecuzione dei Piani, insieme con gli Enti preposti al controllo…

Vediamo dunque che ha fatto l’amministrazione.

L'assessore Cepperello
Dice l’assessore-Ser Cepparello:

Nel febbraio 2009, proseguendo nell'opera di decommissioning dello stabilimento, la società presenta al Comune di Modugno una prima SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) regolarmente autorizzata, i cui lavori terminano nei primi mesi del 2011, e una seconda SCIA a luglio del 2011 per la demolizione di capannoni, materie prime e macinazione crudo, per le cui opere veniva incaricata la ditta Baraldi spa per la raccolta di materiali inerti conseguenti all'abbattimento dei corpi di fabbrica (come da determinazione provinciale del settembre 2011)”.

Ho letto bene? Una Scia nel febbraio 2009 e una Scia nel luglio 2001. Ma il Tpa Gagliardi non aveva parlato di necessita’ di piani di bonifica?

Qui serve fermarsi un attimo:

aveva detto Gagliardi a maggio 2010 che era “necessaria […] una precisa mappa del rischio di amianto”;  “in caso di presenza”, bisognava redigere “un apposito ed ulteriore piano di bonifica. Analoga operazione era necessario compiere “per gli impianti rimossi dai corpi di fabbrica”; già demoliti.

Di tutto non solo non s’è accorta l’amministrazione comunale precedente, ma neppure la nuova, quella eletta a maggio 2011 e della quale fanno parte l’assessore-Ser Cepparello e il sindaco di cui s’è detto (così sensibile ai sentimenti dei piddini da sospendersi dal partito ma non dalla guida dei cittadini di Modugno, evidentemente ritenuti insensibili a qualsiasi capo d’imputazione o d’indagine tocchi i suoi amministratori).

Credo sia inutile che io esprima giudizi (o definizioni) sul comportamento, a questo riguardo, delle due amministrazioni; ciascuno, a questo punto, ha gli elementi necessari per giudicare (e definire) come ritiene: sia la vecchia amministrazione (febbraio 2009) sia la nuova (luglio 2011) hanno consentito lo smantellamento dello stabilimento ex Italcementi (decommissioning è propriamente lo smantellamento di una centrale nucleare, termine che forse ha usato non a caso  l’autore di questo brano della relazione letta dall’assessore); lo smantellamento e’ avvenuto dopo una semplice Segnalazione certificata di inizio attività. Non una mappa del rischio, non un piano di bonifica: semplicemente, una Segnalazione certificata di inizio attività.

Contemporaneamente, però, sempre nel luglio 2011 la nuova amministrazione chiedeva soldi europei alla Regione Puglia con il cosiddetto Documento Progetto di Rigenerazione urbana. Nel settembre 2011 ha ottenuto così poco meno di tre milioni di euro per lavoretti chiamati pomposamente di ‘riqualificazione’, quando in realtà consistono nel mettere a posto qualche piazza. Ad ogni modo quel che qui interessa è quanto scrive l’amministrazione comunale alla Regione nel Documento. Ne ho già scritto, cara Sudcritica, ma mi perdonerai se lo ripeto perché – per parlare come l’assessore – ‘repetita juventus’…

"una vera e propria polveriera ecologica per la presenza di manufatti in amianto"

Dal Documento Progetto Rigenerazione Urbana presentato nel luglio 2011 dal Comune di Modugno alla Regione Puglia per ottenere fondi europei e dalla Regione ammesso a finanziamento (2.987.000 euro) il 20 settembre 2011

B.1.5 Ambito 5

Zona a sud del centro urbano, area “cementificio e ferriera”

L’ambito di intervento preso in esame è localizzato a sud-ovest del centro storico a ridosso del tracciato delle Ferrovie Bari-Taranto e di Via Cesare Battisti nell’area del cementificio e della ferriera. Le aree incluse in tale ambito sono tipizzate secondo le N.T.A. del P.R.G.C. vigente come zona “D – aree produttive”, zone “S.U. – servizi extra-urbani D3”, aree ad espansione “C4 - destinate all’edilizia economica e popolare ex-lege 167/62”.

Appare evidente come tale area non riguardi propriamente l’ambito urbano bensì una zona produttiva che vede come sua maggior criticità l’aspetto ambientale, dovuto al preoccupante stato di abbandono in cui vigono le cave di calcare e le aree limitrofe.

Tale zona, che si estende verso il territorio di Bitetto, costituisce una vera e propria “polveriera ecologica” per la presenza di manufatti in amianto, seppur risulti un recente intervento di prima bonifica. Per di più la presenza della ferrovia che taglia l’ambito a metà costituisce un ulteriore elemento che rende sempre più complesso il processo di bonifica e riqualificazione dell’area.

I costi di rigenerazione, intesa come riqualificazione ambientale e di bonifica, risultano in linea iniziale essere inquantificabili, data la vastità dell’area da bonificare e le condizioni precarie dei manufatti.

Tali aree sono di proprietà privata, dunque la bonifica delle stesse aree, considerati i costi esorbitanti, non può che passare per una “negoziazione/contrattazione urbanistica” con la proprietà affinchè si ottenga un beneficio pubblico e nel contempo privato”.

Dunque, cara Sudcritica, secondo te, un’area in queste condizioni è un’area nella quale si possono fare lavori di demolizione completa di fabbricati industriali con una semplice Scia?

Sia detto per inciso: i controlli cui l’amministrazione comunale è tenuta per il bene pubblico non riguardano esclusivamente la salute dei cittadini (certo sarebbe già troppo…) ma riguardano anche eventuali infiltrazioni nelle attività economiche. Tra il 2009 e il 2011 quell’azienda cui Italcementi ha affidato i lavori e che viene citata dall’assessore, la f.lli Baraldi spa, di Modena, è inciampata, certamente suo malgrado ma a questo servono i controlli, in vicende poco piacevoli per opere importanti: nel 2009 per aver subappaltato lavori demolizione dell’area ex Ilva di Cornigliano (Genova) a un imprenditore poi finito a giudizio per tangenti; nell’agosto 2011 per un subappalto ricevuto da un’altra società l’azienda modenese ha addirittura ricevuto – riporta la Gazzetta di Modena un provvedimento della prefettura nel quale si segnala che sussistono tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della stessa”, pur puntualizzando che “non sussistono nei confronti del legale rappresentate di questa società, cause di divieto o di sospensione”. L’azienda modenese ha fatto un ricorso al Tar sostenendo che da loro è tutto in regola (ed io non ho motivo per non crederle), un ricorso del quale non conosciamo l’esito. E tuttavia, a questo servono i controlli, anche quelli che Cepperello neppure immagina di dover fare… 

L'assessore conclude con la stessa tracotanza con la quale aveva cominciato.

L’Amministrazione Comunale, allo stato attuale intende continuare nell'opera di controllo e di verifica dello smantellamento, mediante sopralluoghi coadiuvati in stretta collaborazione con l'ARPA”.

A questo proposito ho appena spiegato, quale controllo e verifica siano stati fatti dall’amministrazione solo cinque mesi fa, anche solo dal punto di vista ambientale, nonostante le severe indicazioni del Tpa Gagliardi del maggio 2010.

Continua Ser Cepparello di Modugno:

Nello stesso tempo, il Comune di Modugno ha chiesto alla società l'immediata attività di indagine - studio preliminare, analisi di laboratorio, elaborazione ed interpretazione dei dati, definizione dello stato di qualità del sito e rischio associato - anche sulla cava annessa allo stabilimento, per la definitiva bonifica della stessa”.

Benché con la tranche di lavori cominciata nel luglio 2011 questa amministrazione comunale (sindaco timoroso dei sentimenti Pd e assessore Cepparello) non l’abbia fatto, fingiamo di credere che quanto l’assessore afferma d’ora in poi avvenga: se questo fosse, sarebbe opportuno che attivita’ come quelle descritte – “studio preliminare, analisi di laboratorio, elaborazione ed interpretazione dei dati”, addirittura la “definizione dello stato di qualità del sito e rischio associato” – venissero affidate alla stessa società alla quale deve essere “imposto” dall’amministrazione di eliminare i rischi?: si sa, più è delicata una rimozione più è costosa l’operazione… Si diceva dalle parti della assetata Puglia quando l’acqua la vendevano per strada gli acquaioli: chiedi all’acquaiolo se l’acqua è fresca… per intendere che chi è interessato a vendere la propria merce ti dirà che quello che ha (o che fa) è sempre il massimo possibile.

Dice l’assessore:

La società Italcementi, si è dichiarata del tutto disponibile a proseguire l'attività di decommissioning sino a completa demolizione di tutti i corpi di fabbrica, sia della cementeria e sia dell'ex cava”:

come dicevamo, chi non lo sarebbe? Prima ci si cava dagli impicci, senza i controlli, prima si risolve la questione…  Ecco il trionfo di Ser Cepparello, quello che lo farà santo: “Secondo le modalità sino ad ora adottate”… bene bene, le abbiamo viste. “Nel pieno rispetto della normativa vigente”… Basta un’altra Scia? “e, ovviamente, con il controllo di tutti gli Enti preposti…”: finalmente una parola rassicurante… E comunque, sarebbe tutto da fare; appunto: da fare...

pecora_nera tua   Pecora Nera

 

 

cementeria_26-10-2011_2

 

 

 

 

 

P.S. Hai notato, cara Sudcritica, chi secondo l’ amministrazione dovrebbe andare ad abitare sul terreno infiltrato di sostanze pericolose della cementeria? Ma i poco abbienti, naturalmente… Ridai un’occhiata al Dpru: si tratta di aree “tipizzate secondo le N.T.A. del P.R.G.C. vigente come zona “D – aree produttive”, zone “S.U. – servizi extra-urbani D3”, aree ad espansione “C4 - destinate all’edilizia economica e popolare ex-lege 167/62”. Edilizia economica e popolare… cosi’ tra una cava di amianto e un laghetto colmo di materiali pericolosi, i bambini destinati alle case popolari cresceranno come leoni… E se ci iscrivessimo tutti al Pd, per godere del privilegio di non essere offesi da questo sindaco e dal suo assessore? o, ma fa lo stesso, da questo assessore con il suo sindaco? [p.n.]

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Dicembre 2011 18:05
 
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